Il primo a parlare di eros fu Platone, che nel Simposio lo descrisse come un demone sempre inquieto e scontento, e lo identificò con la filosofia intesa letteralmente come "amore del sapere". Nella mitologia greca infatti, Eros era il dio dell'amore, immaginato originariamente come simbolo della coesione interna dell'universo
e della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi
tra loro. Per la sua caratteristica di essere principio unificante del molteplice, Platone ne fece un'allegoria della dialettica, ossia di quel percorso mentale che risale i diversi gradi della conoscenza, partendo dal sensibile fino ad arrivare all'Idea.
La peculiarità di eros è essenzialmente la sua ambiguita',
ovvero l'impossibilita' di approdare a un sapere certo e definitivo, e
tuttavia l'incapacità di rassegnarsi all'ignoranza. Secondo Platone infatti Eros era figlio di Poros (Abbondanza) e Penia (Poverta'): la filosofia intesa come eros è dunque essenzialmente amore ascensivo, che aspira alla verita' assoluta e disinteressata (ecco la sua abbondanza); ma al contempo e' costretta a vagare nelle tenebre dell'ignoranza (la sua povertà). Concetti già presenti nel socratico "sapere di non sapere" come pure in altri miti di Platone, ad esempio quello della caverna dove gli uomini sono condannati a vedere solamente le ombre del vero.
Il dualismo e la contrapposizione tra verita' e ignoranza era cosi' vissuta da Platone, ma anche gia' dal suo maestro Socrate,
come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e
insoddisfazione. Questo dualismo sara', a ben vedere, il tema ricorrente
di tutta la filosofia occidentale, di cui eros e' in un certo senso il simbolo.
(fonte wikipedia)
Inviato da: serastellata1
il 24/12/2008 alle 21:15
Inviato da: tristebella
il 04/11/2008 alle 21:40
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il 29/07/2008 alle 21:31
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il 27/06/2008 alle 21:55
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il 20/06/2008 alle 21:38