Creato da: M.Boumbet il 14/08/2006
Riflessioni musicali e corbellerie estemporanee.
Una vita senza musica è come un corpo senz'anima.
Marco Tullio Cicerone.
 

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154

Post n°3 pubblicato il 06 Settembre 2006 da M.Boumbet

Dopo due settimane di gesso , un distaccamento cartilagineo di tibia e perone dall'astragalo (si chiama così, non è una parolaccia) e un'estate passata tra dvd di Kitano e umani, troppo (poco) umani, posso dedicarmi nuovamente ai miei esami in scienze dei cocomeri astrali.
Sarà la fisioterapia, sarà il fatto che sono a Macomer e l'aria che tira qui non è certamente di invito allo studio, ma è poca la voglia di aprire un libro. Ergo: Rat-man e 154 dei Wire.

Ascolto un brano a caso: Song 1. Funk bianco. Chitarrina pinnata su e giù, basso che esplode groove e quella batteria che agita ritmo sincopato. Capisco subito che non si tratta di un album “normale” quando un organetto stile farfisa irrompe nella canzone e m'intimorisce con i suoi brusii.
Disco incredibile. Conoscevo i Wire del periodo punk, e Pink Flag (1977) è per me il manifesto totale del punk. Un album incredibile, sospeso tra la vivacità dei Ramones e la rozzura dei primi Clash.
Ma 154 è un'altra cosa...
Se potessi paragonarlo ad un soldato, questo disco sembrerebbe assomigliare ad un miliziano più volte ferito in diversi scontri di guerra. Così come ogni ferita rappresenta una battaglia diversa, ogni traccia di quest'album esprime diverse influenze che sembrano confluire in unico calderone musicale.

154 apre con I should have know better, cupa come i Fall che incontrano i Joy Division e prosegue attraverso canzoni memorabili: il pop onirico di The 15th e la irraggiungibile Single KO con una chitarra vibrante e una viola (?) effettata che intreccia le note del basso.
Si continua con On returning, rock 'n roll che progredisce in deliri eterei fatti di synth riverberato e tastiere prese a pugni e con Blessed State, rockabilly esile e lineare. E si finisce con Let's panic later, con synth filtrati e voci gironzolanti e Small electric piece, musica
elettronica per centrali aereospaziali.

Massimiliano Busti, recensore musicale, definisce quest'album come una “summa di tradizione e innovazione, di visione anticipatrici e di classicità”. Vero. E' un disco in bilico tra le ceneri del punk e gli impervi territori battuti dalla new wave.
Tuttavia, 154 non suona new wave, semmai è la new wave che suona 154.

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/09/06 alle 19:32 via WEB
Marciamo giorno e notte, rischiamo le botte, la centrale a voi, ma l'energia siamo noi! beppe feat lisa simpson and the workers of Springfield nuclear power plant. Ma lo aggiorniamo 'stu blogg?
 
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