Creato da: M.Boumbet il 14/08/2006
Riflessioni musicali e corbellerie estemporanee.
Una vita senza musica è come un corpo senz'anima.
Marco Tullio Cicerone.
 

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Ceci n'est pas un blog.

Post n°12 pubblicato il 04 Novembre 2007 da M.Boumbet

Apprezzo le critiche positive fatte circa questo blog.
Tuttavia, questo non è un blog.
Leggete questa affermazione come vi pare, alla stregua: di Punk is not dead, Hip Hop don't stop o I wanna be your dog, se vi garba.

Mi duole pensare che ogni giorno qualcuno utilizza lo strumento del blog come mezzo di amenità e storpiature grammaticali.
Mi rende felice sapere che, finalmente, il blog mi da l'opportunità di aumentare il mio isolazionismo.
Musicale, s'intende.
Isolazionismo che da sempre mi porta a comprendere la musica come un fenomeno soggettivo, usufruibile necessariamente in solitudine, aldilà degli schiamazzi quotidiani.

Sono, mio malgrado, figlio della cultura del novecento.
Che mi piaccia o no, sono figlio del supporto sonoro. Del vinile, del nastro magnetico, del disco compatto e, oggi più che mai, dell'emmepitre.
E parafrasando Marco Peroni, si può dire che questi supporti sonori hanno ridimensionato la nostra sfera soggettiva ed individuale.
Il disco crea isolazionismo. Il disco crea musica solo nell'orecchio di chi l'ascolta.
Non è qualcosa di ovvio, perchè per la prima volta il supporto sonoro diventa una delle matrici indissolubili della vita soggettiva e privata.


Una bellissima citazione da una frase del critico Frank Miller recita così:
<<Fuggivo da scuola per rifugiarmi nel santuario della mia stanza, dove scegliendo il singolo potevo evocare un mondo: il rock 'n' roll per me era questo.>>

E ancora, Evan Eisenberg:
<<Ascoltando un disco ci espandiamo nello spazio, diventiamo un mondo intero conchiuso in se stesso.>>
 

"Un mondo conchiuso in se stesso".
E' una frase di una immediatezza sconcertante; ed è quello che accade ogni qualvolta un lp frigge sul piatto o il cd scorre col laser: un mondo si crea sempre, ma grazie a NOI il risultato è continuamente diverso.




 
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Just an imperfect day.

Post n°11 pubblicato il 29 Agosto 2007 da M.Boumbet

Ore 6.30.
Dopo un viaggio ai limiti dell'umano, trascorso sognando luoghi e persone intrisi di una surrealità quanto meno sconcertante, una musichetta sorniona stile lounge cinematografica italiana anni '70 fuoriesce dall'altoparlante situato sopra la mia testa.
Bestemmio silenziosamente.
Maledico in precisa sequenza: Armando Trovaioli, Piero Piccioni, Piero Umiliani, la bossa degli anni sessanta e, gia che ci sono, inveisco anche contro Ennio Morricone.
Fanculo ai film in bianco e nero, penso.

Maledetta la musica che, contro ogni sua volontà, viene sfruttata per "intrattenere", per tappare momenti d'esistenza ritenuti banali ed effimeri.
Maledetto colui che decide quale musica devo ascoltare, quando e perchè.

Frastornato, ho in mente Kundera e qualche sua lezione intrisa di prosa e saggistica.
Qual'è il valore musicale della 9^ di Beethoven filtrata da un altoparlante all'entrata di un McDonald's?
Penso, rimembrando nuovamente gli insegnamenti dello scrittore ceco: come può un' immortale opera musicale rimanere tale?
E, soprattutto, CHI ha deciso cosa dovevo ascoltare in quel preciso momento del mio esistere?

Quando la musica diventa melodia "tappabuchi", le emozioni scompaiono e le note diventano rumori insopportabili e indesiderati.
Continuerò a non credere che la musica sia solo qualcosa che entra ed esce dalle mie orecchie.
La banalità intrinseca della musica contemporanea è il dazio che si paga per l'utilizzo di quest'ultima ai fini dell'orpello. Dell'ornamento.

Ore 11.
Sono sul letto. Ho sonno, ma non riesco a dormire. Chiudo gli occhi e tento di riposare.

Ore 13.30.
Riapro gli occhi. Più rincoglionito di prima, tento di alzarmi. Ho male alla testa e un generale senso di debolezza mi pervade.

Ore 15.30.
Mangio avidamente una pietanza a base di lenticchie e peperoncini. Faccio come per accendere la televisione, quando ricevo una chiamata al cellulare. Rispondo. Notizie di merda dall'altro capo di telefono. Notizie che non vorresti ricevere. Mai.
Bestemmio. Due imprecazioni dette con il cuore, con l'anima, senza pensarci sopra.
Stordito, percorro cinquantaquattro chilometri all'interno di un abitacolo arrovellato dai raggi solari.

Ore 16.30.
Facce amiche. E poi nel silenzio: lacrime rabbiose. Lacrime sommesse. Lacrime. Come tali, portatrici di dolore. Di impotenza.
Anch'io mi sento impotente.
Come sempre, ravviso la mia inefficenza.


Ore 1.08
Ascolto la musica in solitudine.
Ascolto qualche sussurro provenire dalle casse.
Non mi riesce di scrivere null'altro.
Attendo che la musica sveli la mia debolezza ed estraggo il cd.


A Paolo. E a coloro che gli vogliono e gli hanno voluto bene.








 
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But Why?

Post n°10 pubblicato il 24 Agosto 2007 da M.Boumbet

A volte mi sento proprio uno Scaruffi di merda.
Come si fa a passare dai Napalm Death agli Chic?
Come può l'orecchio umano adattarsi così velocemente al cambiamento armonico delle strutture musicali?

Domande senza risposta.


P.s. Il giro di basso di Good Times sta devastando la mia psiche.
 

 
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Come...

Post n°9 pubblicato il 08 Agosto 2007 da M.Boumbet

E' bello rivedere facce amiche dopo tanto tempo.

Bello è sforzarsi di essere utile per qualcuno, ravvisando sin da subito la propria inefficenza nel vano gesto.


"Come il soffitto di una chiesa bombardata"
(Massimo Volume)

 
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Short Term Effect

Post n°8 pubblicato il 07 Agosto 2007 da M.Boumbet

Boicotto la musica contemporanea.
Ascolto vecchi nastri e cd impolverati.
Dovrei dare una lucidata al giradischi.

Mi aspettavo un 2000 scoppiettante e ricco di nuove illuminazioni musicali.
Sbagliavo.

Gli anni 90 hanno assorbito voracemente i presagi e le intuizioni musicali degli anni 80, fondendo stili, ritmi e passioni in un esplosione musicale senza pari. La musica degli anni 90 ha sublimato l'energia emozionale del decennio precedente con una forza e una libido eviscerante.
E ora? Che rimane?
A parte gli odiosi revival che tentano di riesumare ad ogni costo sonorità sepolte, che rimane?

Tenterò, a mio modo, di risolvere questo quesito, perchè qualcosa è rimasto, o meglio qualcosa è rinato anche se siamo troppo stupidi per capirlo. Intenti come siamo a leggere le ultime corbellerie presso scaruffi.it o a sollazzarci con l'ultimo video dell'ultimo gruppetto pseudo-indie che afferma di amare molto Nick Cave e la psichedelia post 68.
E' tempo di fidarsi un po' meno dei critici e dei babbioni al loro seguito.
E' tempo di riprendere le lezioni di Lester Bangs.
E' tempo, dunque, di mandare a fare in chiappa CHI ci dice COSA ascolteremo e perchè.
Fidatevi: -la musica, almeno quella buona, non è morta.
E' solo nascosta, e sta a noi scoprirla.











 
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Lush - Monochrome

Post n°7 pubblicato il 19 Maggio 2007 da M.Boumbet

Sono stato "accusato" di ascoltare musica troppo intellettuale.
E' un "rimprovero" che accetto, soprattutto perchè mi viene rivolto da un uomo che sa apprezzare la buona musica inglese degli anni 90 (Primal Scream su tutti).
Costui m'ha consigliato di ascoltarmi i Lush...
Ebbene, frugando  nei meandri dei miei "archivi", ho ritrovato una compilation che include proprio una canzone dei Lush (Monochrome).
Di primo acchitto m'è sembrato di sentire i Blondie che tentano di imitare i Cocteau Twins.
Non mi è parso di sentire nulla di migliore del dream-pop fine anni '80, ma è solo una canzone e spero di poter ascoltare qualche album in futuro.
Nel frattempo, riascolto Green Onions di Booker T. & The MG's... Che blues ragazzi, che blues...

 
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Buy the contortions 

Post n°6 pubblicato il 01 Maggio 2007 da M.Boumbet
Foto di M.Boumbet

James Sigfried (alias James Chance aka James White) fu uno
dei quattro nomi inclusi nell’epocale “No New York” di Brian Eno: fondamentale
compilation che annoverava i personaggi di spicco della scena musicale
“No-wave” newyorkese.


L'impatto sonoro con Buy the Contortions, ancora oggi a 30
anni dalla sua pubblicazione, è letale.

Chance mischia (con maestria ineccepibile) le sincopi del
funk bianco, la violenza del noise e l’anarchia del free jazz.

C'è da rimanerne storditi già dalla prima canzone.

Design to kill apre il disco con un suono secco, preciso e
tagliente: un sax isterico si dimena dietro un tappeto ritmico paralizzante e
rumoroso.

Chance canta, quasi ricordando Mark Stewart, il desiderio
di non essere allegro (
I Don’t want to be happy) dietro un giro di basso che
ruota su sé stesso.

Ma probabilmente il manifesto musicale di tutto il disco è
Contort Yourself. Basso e batteria si rincorrono agitando la cadenza dei
battiti sonori, il sax di Chance stride e vibra, la chitarra sonda gli
amplificatori intrecciando gli isterismi vocali di White. La canzone si chiude
con il delirio della ritmica e del rumore suggellato dal furore sonoro della
voce di Chance.

L’album si chiude con una dissacrante cover di Jailhouse
Rock
di Elvis Presley che trasforma un classico del rock ‘n roll in un ammasso
di rumore e distorsioni.

Un disco intelligente e acuto che spiana la strada a tutta
la cultura musicale del dopo punk che andrà a consolidarsi nei successivi anni
80.
 

 
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154

Post n°3 pubblicato il 06 Settembre 2006 da M.Boumbet
Foto di M.Boumbet

Dopo due settimane di gesso , un distaccamento cartilagineo di tibia e perone dall'astragalo (si chiama così, non è una parolaccia) e un'estate passata tra dvd di Kitano e umani, troppo (poco) umani, posso dedicarmi nuovamente ai miei esami in scienze dei cocomeri astrali.
Sarà la fisioterapia, sarà il fatto che sono a Macomer e l'aria che tira qui non è certamente di invito allo studio, ma è poca la voglia di aprire un libro. Ergo: Rat-man e 154 dei Wire.

Ascolto un brano a caso: Song 1. Funk bianco. Chitarrina pinnata su e giù, basso che esplode groove e quella batteria che agita ritmo sincopato. Capisco subito che non si tratta di un album “normale” quando un organetto stile farfisa irrompe nella canzone e m'intimorisce con i suoi brusii.
Disco incredibile. Conoscevo i Wire del periodo punk, e Pink Flag (1977) è per me il manifesto totale del punk. Un album incredibile, sospeso tra la vivacità dei Ramones e la rozzura dei primi Clash.
Ma 154 è un'altra cosa...
Se potessi paragonarlo ad un soldato, questo disco sembrerebbe assomigliare ad un miliziano più volte ferito in diversi scontri di guerra. Così come ogni ferita rappresenta una battaglia diversa, ogni traccia di quest'album esprime diverse influenze che sembrano confluire in unico calderone musicale.

154 apre con I should have know better, cupa come i Fall che incontrano i Joy Division e prosegue attraverso canzoni memorabili: il pop onirico di The 15th e la irraggiungibile Single KO con una chitarra vibrante e una viola (?) effettata che intreccia le note del basso.
Si continua con On returning, rock 'n roll che progredisce in deliri eterei fatti di synth riverberato e tastiere prese a pugni e con Blessed State, rockabilly esile e lineare. E si finisce con Let's panic later, con synth filtrati e voci gironzolanti e Small electric piece, musica
elettronica per centrali aereospaziali.

Massimiliano Busti, recensore musicale, definisce quest'album come una “summa di tradizione e innovazione, di visione anticipatrici e di classicità”. Vero. E' un disco in bilico tra le ceneri del punk e gli impervi territori battuti dalla new wave.
Tuttavia, 154 non suona new wave, semmai è la new wave che suona 154.

 
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Piano Works

Post n°2 pubblicato il 17 Agosto 2006 da M.Boumbet

Dopo una bella serata passata in compagnia di persone squisite a bere Nepente olianese e aquavite di Santu Lussurgiu, solo la musica di Erik Satie mi rende veramente ebbro.

1st Gnossienne. Attraverso le casse del pc. Battute, melodia, arresti. Mani bolse che pigiano i tasti, che si confondono nell'oscurità del pentagramma.
1st Gymnopedie. Satie accarezza la tastiera come se avesse tra le mani un libro antico. Lo sfoglia, ne legge le note e lo scopre, se ne innamora.
Ancora 1st Gnossienne e 1st Gymnopedie. Sette minuti di abbandono. E lui accarezza, sfiora... Porge la mano al pianoforte come fosse la donna che ama.

In sette minuti la tragedia e l'estasi, la notte e il sonno.
La pace e il risveglio.

 
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Post n°1 pubblicato il 14 Agosto 2006 da M.Boumbet

Ho inserito due blog importanti nella lista dei link.
Il primo blog è quello di pistella, mod psichedelico che ama il feedback e il riverbero tanto quanto il soul e gli acuti di Edwin Starr. E solo per questo meriterebbe il mio rispetto. Poi ci sarebbe il fatto che con lui ho combattuto guerre in nome dell'indipendenza munito di sole angurie deflagranti. Ma questa è un'altra storia...

Il secondo blog è quello di tonyface, del quale sono venuto a conoscenza tramite il mod sopracitato, e l'ho trovato ricco di importanti segnalazioni musicali.
Meriterebbe il mio rispetto solo per questa frase del suo blog:
"A me il mare fa schifo.
Il mare è sporco , pieno di gente nuda , gli uomini con la pancia , culoni , carne cadente , smagliature , ciccia , ciabatte infradito , sudore , bordello , gente abbronzata , con l’orecchino , bambini noiosi , puzza di pesce , roba che galleggia , sabbia , scogli , iodio , Albano e Bobby Solo in concerto.
"
Poi ci sarebbe il fatto che ha suonato in gruppi come i Chelsea Hotel e Not Moving, ma questa è un'altra storia...




 
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