petali ...
<< E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.>>
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Immagini di Maggio 2024
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AMORE A PRIMA VISTA
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wislawa Szymborska
PRIMA CHE BRUCI PARIGI
Finchè ancora tempo,mio amore e prima che bruci Parigi
finchè ancora tempo, mio amore finchè il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio una di queste notti sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero mischiate alla pioggia fine.
Finchè ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi
finchè ancora tempo, mio amore finchè il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna sotto i salici, mia Rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere scoppierei di felicità
fischietterei una canzone e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietra senza incavi nè gobbe appiccicate coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori illuminato da noi due il nostro splendido palazzo di cristallo.
Finchè ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi finchè ancora tempo, mio amore
finchè il mio cuore è sul suo ramo in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa - verso il Belgio o verso l'Olanda? -
davanti alla cabina una donna con un grembiule bianco sorride dolcemente.
Finchè ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi finchè ancora tempo, mio amore.
Nazim Hikmet
NON MI PENTO DI NIENTE
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Non mi pento di niente
Dalla donna che sono, mi succede, a volte, di osservare, nelle altre, la donna che potevo essere;
donne garbate, laboriose, buone mogli, esempio di virtù, come mia madre avrebbe voluto.
Non so perchè tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo la colpa che le loro vite impeccabili, per strano maleficio mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti di nascosto del marito, del pudore della sua nudità sotto la stirata e inamidata biancheria intima.
Queste donne, tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi;
alzano un dito accusatore e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo e vorrei guadagnarmi il consenso universale, essere "la brava bambina", essere la "donna decente",
la Gioconda irreprensibile, prendere dieci in condotta dal partito, dallo Stato, dagli amici,
dalla famiglia, dai figli e da tutti gli esseri che popolano abbondantemente questo mondo.
In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali, battaglie a morsi, loro contro di me
- loro contro di me che sono me stessa - con la psiche dolorante, scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo perchè non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
perchè oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile che si innamora come una triste puttana di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose
Perchè, adulta, ho osato vivere l'infanzia proibita e ho fatto l'amore sulle scrivanie nelle ore d'ufficio, ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere del corpo sano e sinuoso
di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.
Non incolpo nessuno.
Anzi li ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf: ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino, appena apro gli occhi, sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato, rompendo cappe e strati di roccia terziaria e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.
Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili contro di me;
contro questa donna fatta, piena, la donna dal seno sodo e i fianchi larghi,
che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.
Gioconda Belli
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