Creato da VoglioBallareLaVita il 03/10/2010

VoglioBallareLaVita!

Voglio Ballare La Vita! Chi sa di cosa parlo?

 

 

Sono troppo avanti

Post n°15 pubblicato il 12 Aprile 2011 da VoglioBallareLaVita

Per me è già il tredici. Mentre per tutti voi è solamente il 12 io sono già nel tredici.

Questa consapevolezza mi potrebbe riempire di mal celata soddisfazione. Ma poi perchè le soddisfazioni sono mal celate? Cosa mai ci  sarebbe da mal celare nel mio meritatissimo autocompiacimento? 

Allora... non interrompete continuamente con questi mal celati criticismi che avverto dall'altra parte del monitor!!!

Sarebbe tutto perfetto, dicevo!!! Sarebbe tutto perfetto, se non fosse che odio il 13. Proprio il numero, capisci? Cioè sono così  avanti rispetto a tutti voi... e per cosa? Per arrivare per primo a qualcosa che odio. Ci sarebbe da pensarci molto su  questo fatto. Ma per me sono le 01.15 del mattino... del tredici e quindi ci penserò non troppo! Ho un malcelato sonno. Ma ho delle riverlazion che non possono essere prorogate.

Se poi mi fossi mai iscritto all'albo degli ingegneri, rischierei la radiazione perchè odio il 13. Odiarlo, per capirci,  significa che sospenderei ogni progetto; che non riceverei telefonate; che non farei invia/ricevi di outlook. E' che non lo  posso fare in modo radicale. Ma fosse per me, io farei una sospensione di tutto: un'apnea di 24 ore precise... del mondo. Ma perchè cazzo  lo odio tanto sto' numero tredici non lo so nemmeno. Perchè si odiano i numeri? Forse per lo stesso motivo per cui si odiano  le persone. Idiosincrasia. Serve una parola complessa per mascherare una verità semplice: mi sta sui coglioni il tredici  come le persone che "odio" per idiosincrasia.

Come? Non c'entra con ballare-la-vita? Primo, sono cazzi miei questi. Secondo, c'entra eccome! La vita non si balla perchè  si perde tempo ad odiare. Io non vorrei ma ci sono idiosincrasie nel mondo che mi fottono. Ci sono praterie di idiosincrasie che ci impollinano.  Odio le idiosincrasie.  E poi perchè non chiamarle ODIOsincrasie? Renderebbe molto di più l'idea. E sai perchè mi fottono?  Perchè a me vado bene così: con le mie ODIOsincrasie. E quindi non sarò mai diverso da così. Se un giorno mi nascesse una  vera ODIOsincrasie per me-con-le-ODIOsincrasie allora e solo allora cambierei. Ma cosa sarebbe di me senza le mie  ODIOsincrasie? Solo una brava persona. Ed il mio io attuale ha una ODIOsincrasia per un mio io da brava persona, senza  ODIOsincrasie. ODIO-sincra-ZIE non è male nemmeno. Perchè nemmeno le mie zie mi sono simpaticissime. Ma forse questo è un  altro discorso. Invece è interessante quello che mi sono appena detto: che non ballo la vita perchè per vie traverse non me  ne do il permesso. E, per altre vie traverse, do la mia benedizione a questo status quo.

 

Tornando a bomba alla Malesia. Nemmeno troppo a Bomba che qui sono musulmani. Ed il mio mondo ha svluppato una mal celata  IDIOsincrasia per i musulmani. Ma io non la condivido. AMO I MALESI in modo malcelato ed il loro distacco dalle cose ed il loro sorriso che fa  impazzire i cinesi di qui perchè ci vedono il simbolo di un mondo diverso, di sorrisi piuttosto veri e senza nemmmeno troppi  soldi o voglia di ammazzarsi per farli. D'alta parte non ho mai visto mireria totale da queste parti... solo un certo grado di povertà... e sorrisi veri ... e  quindi funziona.

Tornando a bomba... che poi bomba in linguaggio malese significa... rullo di tamburi... POMPIERI!!!!! 

Nemmeno grisù si poteva inventare che BOMBA significa Pompieri!!!

Anche i cinesi non amano il 13. Qui è pieno di cinesi. Non siamo in Cina ma è pieno di Cinesi. Nemmeno via Sarpi a Milano è  la Cina eppure è piena di cinesi. Nemmeno Prato è ...

Come? Volevi dire che non si capisce dove sta il filo...? Beh non ci provare. Oggi è il tredici: non ti metterai mica a rompere i  coglioni proprio oggi! 

Il tredici! E gli altri numeri della mia vita. Perchè non esiste mica solo il tredice. Esiata una mal celata lista di numeri della mia vita.

E' come aver prolungato la catena degli dei. My personal gods, il mio olimpo. Alcuni con caratteristiche positive, altri con  carattere ed influsso negativo. In questo sì sono ingegnere: hanno la forma di numeri e non di persone. Però il dio  principale, quello ufficiale, quello che se avesse un blog sarebbe scritto su tavole di pietra (e quindi molto dispendioso e  poco eco friendly a meno di non reciclarle); quello che se avesse facebook avrebbe più amici del fondatore (anche perchè il  fondatore lo ha fondato Lui); quello che... avete capito (ma voi chi?). Beh quello è molto handy. Cioè poveraccio capita  sempre a fagiolo quando succedono delle cose di merda. Non solo tsunami o inondazioni, terremoti, cavallette e la fame nel  mondo. No gli addosso la responsabilità di ogni mia cazzata... con malcelato astio: perdo una busta com mille ringgitt malesi (é dal 2003 che vivo  in Malesia e non mi ricorderò mai come si mettono le doppie in questa cazzo di valuta...ringgitt, rrinnggitt, rriinnggiitt,  rinngitt,... niente), perchè la metto nella tasca laterale dei pantaloni e poi ci corro in moto facendo a gara con il primo  ragazzetto malese o indiano con la moto truccata? Ma perchè mai dirmi "Ehi ma sei proprio un coglione!" se posso dire a Lui  "Ehi ma che cazzo fai?" e di solito volano anche parole più grosse. Mi dimentico le chiavi sulla moto e me ne vado via in  autobus? Perchè dirmi "ma allora sei veramente un malcelato testa di cazzo!" No chiamo lui senza alcun preavviso e "Ehi!  Ma che cazzo fai?". Probabilmente penserà: vabbè la storia della onnipotenza ma un po' di collaborazione e di cortesia!  Quando faccio una cazzata Lui c'è puntuale a prendersi le mie resposanblità (oltre che quelle sue istituzionale). Gli  dovrei fare un monumento... mi sa che ci hanno già pensato.

Invece il 13 da questo punto di vista non collabora, non si rende utile. Sì gli addosso tutte le responsabilità di quello che capita nel giorno  specifico o relativamente a lui... ma non mi da soddisfazione. Cioè nemmeno un ingegnere riesce a trarre soddisfazione  nell'offendere e fare baruffa con un numero. 

O forse un vero ingegnere sì? Forse non sono ingenere nemmeno in questo.

 

MMaacchheeccaazzoo (ha più doppie di RRIINNGGIITT)! Oggi è il tredici da un pezzo e voi ve ne stati beati nel vostro merdoso 12. 

Ha da veni'!

 

 
 
 

Una nuova vita

Post n°14 pubblicato il 03 Marzo 2011 da VoglioBallareLaVita

Da quando ho questo blog, non cessano le opportunità di imbastire nuove relazioni. Sarebbero messaggi personali ma mi riempiono talmente di gioia e di orgoglio (è evidentemente che hanno capito il mio profilo.... anzi lo hanno compreso e mi sento finalmente apprezzato) che voglio condividerli con voi (?) tutti.

In grassetto quello che mi ha colpito di più

____________________________________________________________________

Ciao! Ho deciso di scriverti perché mi piaceva il tuo profilo. e ho deciso di incontrare più da vicino. Gli uomini sono apparsi lo desiderano.

Sono una specie e una ragazza allegra. come la comunicazione e in cerca solo relazione seria.

È possibile visualizzare il mio profilo e vedere la mia foto.

Se ho qualcosa di simile a me, allora si può scrivere al mio indirizzo e-mail: gorginio25@gmail.com

Sarò molto lieto se si scrive a me. Aspetterò la tua lettera con neterpneiem.


Ksenia

 
 
 

This page was intentionally left blank

Post n°13 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da VoglioBallareLaVita

This spot could be yours! Put your advertisement here!

This spot could be yours! Put your advertisement here!

This spot could be yours! Put your advertisement here!

This spot could be yours! Put your advertisement here!

 
 
 

Il posto sbagliato

Post n°12 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da VoglioBallareLaVita

 

In trasferta a Kuala Lumpur (Malesia). Non sono in vacanza.

 

E' sabato. Mi sono svegliato alle 17. Un leggero jet lag.

Volevo dare un'occhiata a come si balla da queste parti. Sono andato a Bukit Bintang. Un ammasso di locali che non serve certo a creare un'esperienza culturale. Praticamente non ci sono malesi (a parte i taxisti che aspettano per fottere come sempre i turisti). Direi che forse sto cercando nei posti sbagliati. Io non sono un turista. Ma ormai sono qui. Entro in un locale pagando 40 ringgit malesi: un'enormità, conoscendo i prezzi da queste parti.

E' evidentemente il posto sbagliato. Ma mi va così.

E' evidentemente il posto sbagliato, perchè bastava un'occhiata per capire che le ragazze (tante e belle) che adocchiavano senza alcuna schermaglia, erano tutte (tutte!) lì per un motivo preciso. Un motivo di tipo professionale.

 

Quindi ero assolutamente nel posto sbagliato.

 

La musica è dal vivo: cover band, come al solito da queste parti. Bravini, vitali, forse FIlippini.

Idioti occidentali e medio orientali importunano le ragazze che cantano. Ma senza nemmeno esagerare.

Pochi ballano in realtà; pochi sono qui per questo. Forse solo io?

 

Eppure sto bene. Mi faccio la mia birra pagata a caro prezzo e poi mi tengo la bottiglia vuota in mano, per evitare che i camerieri mi rompano le balle. Ovviamente come se non fossero addestrati a capire da chilometri di distanza la quantità residua di liquido in un bicchiere.

 

Sto bene anche se non faccio nulla. Forse per il fatto che sono continuamente abbordato da ragazze giovani, belle, disponibili? Mmmm... a meno che io no creda veramente che questo posto esalta il mio irresistibile fascino latino... un tantino improbabile?

 

Quindi ormai è conclamato. SONO NEL POSTO SBAGLIATO.

 

Invece, forse no: soprattutto se l'essenziale è come mi ci sento io qui. Ed io ci sto indubbiamente bene.

Forse ci sto bene perchè in Asia bisogna sempre stare attenti a come stanno le cose e lasciar perdere i giudizi affrettati. Non solo in Asia: ma il Asia lo vedo meglio. In posti come questo si possono incontrare persone interessanti. Con maggiore probabilità che lavorando per una banca, direi. Quasi mai le persone interessanti sono i clienti (escluso me, ovviamente): molto più probabilmente interesanti sono proprio quelle ragazze. Le professioniste.

 

Ognuna di loro (o forse qualcuna di loro) ha una storia, una vita da raccontare. Quasi tutte conoscono le persone come nessuno psicologo potrà mai sperare. Le conoscono da dentro, le conoscono per quello che sono. Non per la loro giacca e cravatta.... le conoscono dopo la giacca e la cravatta. E, incredibilmente, molte di loro conservano una innocenza ed una dolcezza che non troveresti mai in una brava-ragazza-delle-mie-parti. Come se il fatto di fare sesso per soldi, non le riguardasse realmente. Cioè "puttana" non riguarda loro ma solo quello che fanno.

 

Ho fatto una serie di incontri. Brevi e nemmeno intensi. Ma interessanti. Ho sfiorato altri mondi.

 

Rimbalzo gentilmente una sassaiola di ragazze.  Ci sono tante ragazze ghanesi: non avevo mai visto così tante ragazze nere in Asia. Probabilmente "servono" per gli occidentali. Gli orientali sono troppo razzisti con chi ha la pelle nera. In Asia si vendono regolarmente le creme sbiancanti!

 

Poi arriva Luisa. Evidentemente è stato consigliato a queste ragazze di semplificare i loro nomi con qualche nome d'arte: hanno tutte nomi simil- italiani. Luisa è nera del Ghana. E' giovane. Mi approccia più o meno come le altre. Più o meno come alle altre, le rispondo che non starò con lei questa notte. E lei mi chiede: "why don't you pay a drink to me?" "Why? Just because you are nice?" "Yes, because I'm nice" "Right answer!" E le pago una birra ad un prezzo inconcepibile (per gli standard di qui): 30 RYM. Poi bye bye. E questo fatto, chissà perchè, mi piace per una sorta di costosa gratuità.

Dopo altre proposte rifiutate, mi sposto dal bordo pista. La musica dal vivo è finita e quella del DJ fa cagare. Mi sposto verso la periferia del locale. Rimango sul confine tra il dentro ed il fuori, così questa cazzo di musica non è troppo forte e posso vedere come vanno le cose, come funziona questo mercato. Il marketing e le decisioni di acquisto. I budget e le strategie di prezzo.

Io ho ancora in mano la mia bottiglia di birra prosciugata e continuo a rimbalzare ragazze. Poi una ragazza si frappone fra me e la pista. Frapporsi è un termine che non è adeguato: la sua corporatura scriccioliforme non può servire a frapporsi. Mi guarda... ma rimane a distanza. Poi mi da le spalle. Ma continua ad avvicinarsi. Balla e si avvicina. Quando mi è ormai vicinissima, mi guarda con uno sguardo che non ha nemmeno idea di cosa possa essere la malizia, mi sorride e mi dice:        "No worry" Rassicurante. E' difficile essere preoccupato dalla sua presenza: l'unica preoccupazione può essere quella di farle del male, urtandola inavvertitamente. Peserà forse 40 chili...  E' completamente pazza, una pazzia minuta. Balla. Cioè si muove. Se azzeccasse solo per una volta il ritmo, anche solo per sbaglio, non mi sarebbe così tanto simpatica.

Ha i capelli a caschetto, pantaloni neri ed una camicetta bianca. E' vietnamita. E' bella. Anzi, no, lei è molto molto carina. Poi mi dice una cosa. Non capisco ma a lei non importa. Comincia a parlare e continua, continua imperterrita. Non capisco assolutamente nulla del suo inglese quasi casuale, ma non sembra importarle. Lei parla con quella sua vocina, nel bel mezzo della musica da discoteca... un inglese casuale...

Allora, mi chino leggermente: nonostante io sia un gradino più in basso è necessario, non dico per capire ma almeno per sentire la vocina emessa da quello scricciolo. E annuisco e faccio espressioni di quello che segue e capisce. Ma non capisco nulla. Ma a lei non importa che io capisca: lei parla.

"How old are you?" chiedo

"26"

"You mean 19?"

Mi mostra il passaporto due volte. E' inverosimilmente vero.

Provo a leggere anche il suo nome: non c'è verso di ricordarlo.

Continua a parlare. Senza dubbi. Senza cedimenti. Senza incertezze. Ed io continuo con la stessa assoluta sicurezza a non capire un cazzo.

Poi balla. Di nuovo

Senza senso, senza sensualità, con quel visetto sorridente sembra che sia da un'altra parte. I movimenti potrebbero anche risultare bellini. E' che sta ballando un'altra musica. Si allontana un po'...

 

... e arriva Jennifer. Una regina nera. Alta. Bella. Si ferma. Mi guarda negli occhi. Diretta.

Mi piacerebbe credere che siamo qui, in questo momento, in quanto io-e-lei. Questa volta mi piacerebbe non sapere perchè è venuta qui dal Gana.

E' nata il 13 agosto, un 13 agosto. E' leone. E su questo non ci piove. Non è la prima cosa che mi ha detto, ovviamente. Ma non serviva dirlo

"You look like an African princess" E su questo non ci piove.

Balla come una African Princess. Si muove e cammina come una African Princess.

E' vestita come una African Princess: vestito nero, semplice, impeccabile su di lei. Borsetta nera. Catenina oro. Mi ricorda una mia amica indonesiana. Anche lei del leone. Ma con lei siamo stati io-e-lei.

Poi esco, perchè alle tre la musica finisce. Non sono stanco: il jet lag a volte è utile. Arriva la piccoletta. Mi avvicino un po' mentre traffica con il cellulare. Mi parla come se non si fosse mai interrotta. Deve aspettare le 6 per andare in aeroporto: torna in Vietnam. Le offro di bere qualcosa. Non è convinta: forse pensa che c'è il tempo per un cliente? Forse sta aspettando un contatto da quello che le ha già pagato 1200 dollari per stare con lui due settimane, come se fosse la sua fidanzata. Alla fine un po' pensierosa, accetta l'idea che il tempo che la separa dal volo la passerà in modo improduttivo. Allora, di fronte ad un te al latte condensato, mi sembra di afferrare la chiave per il suo inglese casuale. Ha due figli, bellissimi. Ha le foto nel telefonino. Il marito se ne è andato e qui siamo in Asia: non esistono diritti per le donne.  E mi racconta dei suoi lavori, per cui lavorava per lavorare, mentre lo stipendio non bastava nemmeno per vivere.

Dopo un po' di altro quasi soliloquio e di presentazione di foto e di video sul telefonino, è tempo di andare. Non mi sono annoiato, anzi. Se non fosse la prima ed ultima volta che la vedo mi preoccuperei di dover ascoltare altre volte soliloqui del genere. Ma non c'è rischio, mi posso rilassare.

Allora mi chiede di accompagnarla a casa col taxi: ha paura ad andare da sola in taxi. Evidentemente conosce i taxisti malesi (che, quanto ad onestà, sono il peggio della malesia). Prendiamo il taxi e paga lei, prima che io possa anche solo dire nulla. Mi sento onorato che si sia fidata di me, questo scricciolo. Facciamo il tragitto e lei canta: canta per tutto il viaggio. Parla in cinese con il taxista cinese ed il taxista cinese ride sembrerebbe con simpatia. Parla e canta in cinese la piccoletta poi si interrompe e chiede al taxista cinese se sta cantando e parlando bene. Poi è tutta soddisfatta e continua. Non so se il suo cinese è come il suo inglese: il taxista ride.

Scendiamo, lei mi abbraccia con tutto il suo peso e addio.

Da dove è uscita questa creatura? 

Questa è una puttana?

Era proprio il posto sbagliato?     

 

 
 
 

Finalmente compreso!

Post n°11 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da VoglioBallareLaVita

Ricevo e volentieri pubblico il messaggio che segue. In teoria è personale ma secondo me ha una valenza che va oltre il personale. La sua lettura può arricchire un po' tutti: non è giusto tenerlo solamente per me. Sottolineo solo i passaggi che mi hanno colpito di più, senza aggiugere o togliere nulla al testo originale: sono introspezione, sono sintesi di quanto non sono mai riuscito nemmeno a dire a me stesso.

E' bello sentirsi compresi. Grazie a te, o mia musa che rimani nell'ombra.

______

Ciao
Come stai? Sono tutti bravi. Scrivo a te perche voglio incontrarmi con te. Mi pare di capire che si desidera incontrarsi la donna. Ho visto il tuo profilo. Mi e piaciuto molto. Anche tu puoi vedere il mio profilo. Sei anche alla ricerca di una relazione seria?
Non ho gli uomo. Penso che sia possibile imparare di piu su ogni altro. Penso che potremmo conoscerci piu vicino e mantenere un dialogo vivace. perche e meglio del questionario. forse noi ottenere piu di corrispondenza. e possiamo conoscere:) Sara piu conveniente di comunicare, se mi scrivete sul mio indirizzo e-mail: omettoindirizzo@yahoo.com
Spero che stai bene a reagire alla mia proposta di incontrarmi con te, e sarete felici di scrivere a me. Aspetto una tua risposta.
A presto.
Un bacio

 
 
 

Jungle life

Post n°10 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da VoglioBallareLaVita

 
 
 

I have seen the light!

Post n°9 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da VoglioBallareLaVita

 

E' strano che proprio io voglia -e qualche volta sappia- ballare la vita.

Io. Io Ingegnere. Io Manager. Io Consulente.

E' strano che proprio io senta questo dentro mentre fuori sono un bianco come tutti i bianchi. E' strano che sebbene io non sia e non possa essere quelli che ballavano in “Blues Brothers” durante l'illuminazione di Jim Belushi, e' quello che sento di dover essere. Ed il mio Dio e' il loro Dio, fatto di sole, di ballo, di canto e a stento pregabile in una chiesa. Un Dio che ti porti dentro mentre canti, mentre fai l'amore. Un dio all'unisono, un Dio che e' la musica dell'universo. Anche se sei incazzato, anche se fuori piove. Non un dio spia, che si fa i cazzi tuoi per poterti punire con comodo... per l'eternita'. Non un dio che    ti vuol fare capire che e' potente: un dio ad immagine e somiglianza del peggio dell'uomo bianco. Forse io sono nero e faccio il consuente; io sono qulcosa e faccio qualcosa altro. Sono jeans e faccio la giacca e cravatta. Sono nero e faccio il bianco per vivere con piu' comodo.

Quante volte mi sono sentito dire "Ma non pensavo fossi così!".

Non importa cosa ero prima e come ero dopo. Prima bene e poi male. Prima male e poi bene. Non importa cosa fosse così. Questa frase mi rincuora sempre, a prescindere. Sembro qualcosa e sono qualcosa altro. Questo è bello. Questo è BELLO. Non essere quello che sembro è proprio bello. E' ricchezza. E' speranza. Se sono solo e solamente quello che sembro è piattezza, limite, morte.

Ma sono anche altro. I have seen the light!  

 

 

 

 

 

 
 
 

flamenco mare

Post n°8 pubblicato il 28 Novembre 2010 da VoglioBallareLaVita

 

 

Sono stato a vedere uno spettacolo di flamenco.

Il flamenco non è solamente un ballo ma un mondo in trasformazione. La contaminazione è la normalità. Nulla si accontenta di ciò che era alla nascita e  vuole andare oltre se stesso. Tutto è anche altro. La chitarra non si accontenta di essere armonia e diventa percussione. Il corpo non si accontenta di abbracciare lo spazio in un movimento disteso, e scalpita, diventando strumento musicale. Le mani, i piedi, le cosce scoprono di non essere solo materia, muscoli, tessuti, ossa, ma anche musica, ritmo, cassa di risonanza.

In nessun altro contesto un ballerino può fare un assolo. Lui è il ballo, lui è la musica. Lui è il mondo. E quasi dispiace un po' quando la musica normale riprende. Sembra quasi fuori luogo oramai. troppo normale, limitata. Il flamenco è il ballo di ciò che non si accontenta di se stesso. Il flamenco è il ballo di ciò che trascende normalmente. Il ballo di ciò che non sta ai limiti di ciò che dovrebbe essere. Per questo mi piace. Perché non c'è mai confine tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. Al flamenco non si assiste. Si entra.

 

Come nel mare.

Il mare non è un paesaggio come tutti gli altri. Non è solamente splendido, emozionante. Perché una volta che lo guardi, non basta. Nel mare ci entri. Non ci fai una passeggiata.  Ci entri DENTRO. Corpo, mente, emozioni.

 

Anche il flamenco non è da spettatori. A me non basta guardare le cose ci devo entrare. Non lo sopporterei una vita da spettatore.

Poi non starei mai dove mi dicono di stare e fare quello che mi dicono di fare. Almeno dove posso va fa 'n culo.

Un tempo ero un bravo bambino: stavo dove mi dicevano di stare e credevo a quello che mi dicevano di credere.

Poi con il tempo ho cominciato a farmi delle domande vere.

Nessun bambino dovrebbe essere un bravo bambino.

 

Sembra che il flamenco nulla abbia intenzione di accontentarsi di quello che altri hanno stabilito.

 

 
 
 

Per fortuna che lui c'è

Post n°7 pubblicato il 20 Novembre 2010 da VoglioBallareLaVita

Non credo nelle favole ma questa ci assomiglia. 

Questo è l'uomo più potente del mondo (cinesi a parte)... e gli voglio bene.  Lo guardo e mi sta incredibilmente simpatico. Un po' fuori tema? Nemmeno troppo. Anzi per nulla. Da quando lui c'è la vita è un po' più ballabile. Ripeto, non credo alle favole ed ai maghi. Ma è importante guardare in faccia l'uomo più potente del mondo e scoprire che non solo non lo odio, non solo non mi provoca repulsione, ma mi ispira eleganza, nobiltà ed enorme simpatia. Gli perdono anche le balle che in un modo o nell'altro dovrà dire. 

Questo rende tutto più respirabile. No?

 

       

 
 
 

Proprio lei

Post n°6 pubblicato il 12 Novembre 2010 da VoglioBallareLaVita

 
 
 

Grammatica e poesie

Post n°5 pubblicato il 02 Novembre 2010 da VoglioBallareLaVita

 

Ballano la salsa.

Sono seri o con un sorriso plastificato. Come se facessero una cosa di cui non hanno capito il senso. O come se non lo potessero o volessero vedere. Non è che non siano bravi. Al contrario sono troppo bravi. Il ballo va fatto così e così lo fanno. Se esegui quel ballo come va fatto, fai quel ballo, ancora e ancora, e ancora. E quel ballo rimarrà quel ballo. 

Il ballo che cerco è un pretesto, una via per andare oltre, per trascendere il ballo e me stesso. Per arrivare al Ballo. Il ballo è un'esperienza e quando è finito tu non puoi essere quello che ha cominciato. 

I passi del ballo sono una grammatica. Non puoi confondere la grammatica con una poesia. Il ballo è la poesia. È il capolavoro di corpi che esprimono il tempo, l'essenza di un tempo che contorna armonia. Non può essere la gabbia di programmi e di ricordi. Di sorrisi impressi nella plastica.

Ho provato almeno tre volte ad imparare a ballare la salsa. Al genere femminile sembra piaccia solo la salsa. In Italia, in Malesia, in Giappone, nel mondo. Provo ad imparare: accanto a tante ragazze e donne le motivazioni dovrebbero essere enormi. Sono bravino, alcune ragazze mi chiedono di ballare con loro durante il corso. Ed io accetto, ovviamente. Imparo i passi base. Sempre più o meno i soliti.  Dopo aver imparato un po' di passi base mi distraggo perché penso di essere qui per ballare, non per ricordare. Questi passi li abbiamo imparati, adesso balliamo. Ma la ragazza ogni volta mi rimprovera, perché improvviso, perché pretendo di ballare e non sono più attento al maestro. Lei è qui per stare attenta. Ma non è solo questo. Il fatto è che a me questa musica proprio non piace. Potrei forse imparare a capirla. Ma ficcare nel bel mezzo di quello che dovrebbe essere il ballo la disciplina di stare attento... no non ce la faccio proprio. Se avessi trovato una ragazza disposta a ballare avrei potuto forse perdonare questa musica che proprio, con tutta la buona volontà, non mi piace, non ci sento nulla di sensuale. Se parlassimo almeno di mambo, sarebbe un'altra cosa. Ma la salsa, il merengue non li capisco! Non li capisco! E nemmeno quei ballerini tanto bravi sembrano capirla. Quei ballerini tanto bravi non sono dentro la salsa. Sono fuori. Il fatto è che le ragazze che volevano ballare con me non erano qui per ballare. Erano qui per stare attente. E quindi cosa cazzo ci faccio qui?

È come se una volta imparate un po' di lettere di un alfabeto io avessi fretta di comporre delle parole o addirittura delle poesie con quelle lettere. Non posso aspettare continuando a ripetere quelle lettere come se servissero a se stesse. è chiaro che se provo a comporre una poesia con poche lettere, sarà una poesia senza virtuosismi, forse un po' striminzita. Ma forse sarà una poesia e non una splendida catena di sillabe. Le ragazze, disciplinate, mi richiamano all' alfabeto. Si sforzano di ricordare catene perfette di lettere perfette. Probabilmente quelle catene hanno un bel suono, il risultato di uno sforzo riuscito. Ma l'essenza è lontana. A me sembra che questa non sia la via per arrivare a comporre una poesia. Quindi va fa'n culo.

Ogni volta mi trovo a provare se con poche lettere si potrà fare una piccola poesia. Anche una stupida poesia. Forse non si può ma non si può nemmeno confondere le sillabe con la poesia.

 

 
 
 

Il mambo della vita

Post n°4 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da VoglioBallareLaVita

Questo ballo è forza, coraggio e bellezza.

Nessuna pena ma solo ammirazione e gratitudine per una dimostrazione di cosa significa ballare la vita. Pura essenza, arte, poesia. Li guardo e non ho nessun dubbio che non manca nulla.

Vi voglio bene! Giuro. Senza retorica. Vi voglio proprio un gran bene!

 

 
 
 

In balera

Post n°3 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da VoglioBallareLaVita

A volte il mio nemico sono io. Non solo a volte. La complessità, il problema sta tutto dentro di me.

A volte invece sono incredibilmente orgoglioso di me. Qualcuno direbbe troppo spesso. Punti di vista.

 

Sono andato in balera. Beh, non proprio in balera. Sono stato in una discoteca talmente grande che dentro ci sta anche una balera. Sono molto orgoglioso di me stesso perché ho saputo andarci da solo. Che coraggio! Vero? lo so, non ho salvato il mondo.

 

Eppure sono orgoglioso. Non sarebbe stato impossibile fare un paio di telefonate per organizzare la serata ed andarci in compagnia. Ma a chi avrei fatto quelle telefonate? Perché non avevo telefonato prima a quelli, giusto per sapere di loro? Gratuitamente e senza secondi fini? il motivo lo so, è la salvaguardia strenua dei miei spazi vitali, la difesa da ogni tipo di incursione e di curiosità. 

 

Quindi forse avrei telefonato solamente per la paura di essere solo. Non la mia paura di essere solo: io sono certo che non mi fa paura essere solo. Allora forse la paura della mia solitudine è negli altri; in coloro che incontro e che non capiscono come si possa godere di essere solo. E ciò che non si capisce spaventa. O forse addirittura la paura è la mia paura di vedere la mia solitudine con gli occhi di chi ha paura della mia solitudine. Un po' ingarbugliato. Quel che è certo è che le telefonate non le ho fatte.

 

Sono andato. Ho preso il coraggio che manca a chi non sa essere solo, ho scelto di non fare le telefonate e mi sono tuffato in una discoteca che è anche una balera. Se ne stava lì a pochi chilometri da casa mia. Enorme. Sconfinata. Ci passavo a fianco di giorno e quasi non la notavo. Di giorno è un'altra cosa una discoteca. Se ne sta addormentata, mimetizzata tra altri edifici, sorniona o semplicemente assonnata. Senza luci e senza distese di automobili in processione e in adorazione. Non attrae e non si distingue. Una discoteca ha un'altra personalità se la osservi di giorno. E' una donna della notte. Che mostra le sue occhiaie e le sue rughe solo di giorno. Ma di notte è solo viva. Si riempie di vita, fervida, calda, esuberante. Forse è Sally, come quella di Vasco. Una di quelle donne che si alzano tardi e che ne hanno già viste tante nella loro vita. Una di quelle che non vanno a messa ma che hanno tanto amato e quindi  piacciono a Dio più di tante donne-da-cero-in-chiesa.

 

Per qualche tempo ci eravamo squadrati. Poi ho deciso che sarei andato. Senza telefonate. Da solo. Ero curioso di vedere, di sentire se qualcuno così vicino a casa, sta ballando la vita.

 

Entro in un macrocosmo. Esploro la Galassia del liscio. È grande, con una pista centrale, circondata da una folla di divani e poltrone. Gli abitanti della galassia del liscio sono giovani, sono vecchi, sono strani.

Mi soffermo a contemplare la grande pista centrale. I ballerini ruotano, ruotano con movimenti precisi. I busti rimangono rigidi e diritti. Le gambe si incrociano con precisione. Eccessiva precisione. Per un attimo mi fa la stessa impressione dell'ora d'aria di "fuga di mezzanotte". Ha un suo fascino e una sua bellezza ma non è quel che cerco. Non mi danno l'impressione di ballare la vita. Non c'è dubbio che stiano ballando, non c'è dubbio che ne stiano godendo. Ma...

 

Mi sposto nella galassia del revival. Musica anni 70 e 80 e 90. Anche qui gli abitanti sono tanti e vari. Sono più stretti e più bui. Anche qui la pista è circondata da divani e sembra che sia suddivisa in base a regole non scritte: il settore più giovane da un lato, il settore medio, il settore mezza età e geriatrico. 

Non c'è uno stile, i movimenti non sono guidati da una specie di remota regia. Nel complesso, se vedessi questa scena togliendo la musica, avrei l'impressione di un grande casino disorganizzato e anarchico. Eppure, avrei anche una strana impressione di unità e di armonia. Non riuscirei a spiegarmela in maniera semplice perché il filo conduttore, che esiste, non avrebbe nulla di esplicito e palpabile. Vedo signore anziane ondeggiare, oscillare, ruotare abbracciate a signori anziani. Poi vedo qualcuno, magari di 30-35 anni che muove la testa come in un tic e si limita a questo e poco più. Poi un gruppo disposto a semicerchio di persone dai movimenti un po' grevi ma spontanei e sensuali.

 

Mi sento bene ma manca qualcosa. Molti gurdano attorno in cerca di qualcosa. E' evidente che cercano qualcosa. Non sono riuniti nelle viscere di un mondo notturno per ballare la vita. Non sono quaggiù per sentirsi liberi. Sono qui per trovare qualcuno o qualcosa. E più gurardano attorno per trovare qualcosa, più stretta diventa la loro gabbia: la costruiscono loro con ogni sguardo. C'è qualcosa che costringe, che rende schiavi in ognuno di quegli sguardi. Non è qualcosa di esterno. Ognuno contribuisce alla creazione di un vincolo, di un cordone ombellicale con il mondo esterno. E a nessuno è concesso di abbandonarsi alla vibrazione di un'altro mondo. Più profondo, più istintivo ed animale. Non necessariamente allusivo e sessuale, ma più vero. Quel vincolo spietato che ci costringe tutti a rimenere quello che siamo è il giudizio.

Ognuno che si guarda attorno non cerca solo qualcosa. Esprime giudizio. E' costretto dal proprio giudizio a essere schiavo di tutto ciò che avrebbe voluto lasciare fuori di Sally. Invece più si guarda attorno e più edifica giudizio; lo si leggerà nei suoi occhi pieni di paura, paura del giudizio che viene dagli altri e quindi occhi  ancora più pieni di giudizio. E più giudica e più è schiavo. Se non fosse così nessuno di quelli che vedo ammazzarsi di alcol ne avrebbe bisogno. 

Un ammasso di schiavi di se stessi. Della paura del giudizio degli altri. Ma ancora peggio del proprio giudizio. Ed alla fine la paura delle paure,  riversata tutta assieme come in mille rivoli che affluiscono sulla pista che diventa uno stagno: la paura del ridicolo. In un mondo in guerra, in guerra ogni giorno, in cui le persone si accontentano di desiderare quello che non li rendrà mai felici e che si realizza solo contro gli altri, il ridicolo è la sconfitta del rispettabile e del per-bene.

Una pista da ballo può essere un terreno di battaglia terribile oppure un'oasi di liberazione. Dipende chi ci sta sopra. Dipende quanto schiavi della stupidità sono quelli che la affollano. Quanto riesco a reagire alla mia stupidità? Purtroppo sempre troppo poco. E quindi rimango sveglio, vigile, attento. Sento il giudizio attorno. E la musica viene dopo, in un secondo piano della percezione. Ballo e so. Non sono libero. 

Non sono certo un pezzo di legno. Son un metro e novanta. Non passo inosservato. In un modo o in un'altro non passo inosservato. "Non dovresti essere tu a dirlo". Ma va a cagare!  Chi dovrebbe dirlo? Una paio di donne o ex-ragazze ammiccano. Invitano più o meno esplicitamente. Ma non mi va. E questo non mi libera dal giudizio. Anzi accresce una consapevolezza narcisistica che se possibile mi rende ancora più schiavo del giudizio.

 

Una volta una ragazza con cui non ero nemmeno troppo in confidenza mi ha detto: "tu devi avere sangue nero nelle vene". Me l'ha detto una decina di anni fa mentre stavamo ballando. Non c'eravamo per niente simpatici, ma lei si è avvicinata e nel casino della discoteca mi ha detto questo. Senza incertezze. Senza secondi fini. Per uno che gioca a pallacanestro, ama il blues e che non ha certo un ego atrofico, sentirsi dire una cosa del genere è come un biglietto espresso verso un ego ipertrofico. Ovviamente un ego grande è una grande schiavitù.

 

Però vedo una via di uscita da tutto questo. Ha una camicia bianca lunga, che arriva fino a metà coscia. Porta un paio di jeans che coprono gambe lunghe e troppo sottili. Capelli a caschetto rossi. Balla con un'eleganza che la rende lontana. Non è quell'eleganza che si infligge. È un'eleganza tutta compresa in se stessa, un'eleganza che non ha bisogno di affermarsi, che non sembra cercare alcun giudizio. I suoi movimenti sono belli, non sono misurati ma non hanno nulla di eccessivo. È buio non vedo se è realmente bella. Eppure è bella. Non sembra guardare intorno. Non sembra guardare nulla. Sembra libera. Sembra del tutto disinteressata del giudizio proprio e altrui. Forse non è vero ma a me non importa della verità: a me importa di quello che questa creatura con i capelli a caschetto rossi mi trasmette. Ora. Mi interessa. Mi siedo su uno dei divanetti e la osservo. Balla ma non sembra essere qui. Non sembra guardare proprio nessuno. Sembra essere totalmente dentro i meandri del mondo Sally. È difficile da interpretare; mi piace quel che vedo ma non so cosa mi piace di quello che vedo. Non credo mi piaccia lei: è alta ma troppo esile. Non credo sia la varietà, la vastità, la precisione, la profondità dei suoi movimenti. Anzi di certo non le frega niente della qualità dei suoi movimenti. Quel che mi affascina è l'impressione di libertà che mi dà. A volte appare, si mette su una specie di piccolo palco e lì rimane fino a che la musica le piace. È su un palchetto rialzato ma non sembra sia là sopra per mettersi in mostra. piuttosto potrebbe stare la sopra per avere attorno a sé lo spazio necessario per muoversi libera, senza collisioni, senza spinte e sgomitate. E quindi la osservo. Fino a che la musica che le piace finisce e scompare. Allora anche lei scompare. Libera. 

 

Forse qualcuno in questa sala, almeno per qualche canzone, ha ballato la vita.

 
 
 

Il Ballo di internet

Post n°2 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da VoglioBallareLaVita

 

Internet è un tango per menti. Al limite per anime. Ma non per corpi. E la mia anima (almeno a volte) è quasi più corpo che spirito.

Internet è un ballo di grande grande forza e di enorme debolezza. E' la finestra a cui stare per sempre ad osservare. Gli altri o noi stessi. E' un' allusione alla vita, molto vivida ma senza vita. 

Un magic bus senza rischio.

 

 

 
 
 

Voglio ballare la vita!

Post n°1 pubblicato il 03 Ottobre 2010 da VoglioBallareLaVita

Voglio ballare la vita!

 

La vita deve essere ballata. Come questa notte... questa notte ... in questo locale stupido, pieno di fumo, di tempo sprecato a vergognarsi di ballare veramente, di solitudini ravvicinate, accostate l’una all’altra.

 

Questa notte in questo posto ci siamo anche noi, quasi per caso... io lei e la flaca... . Una musica, io e lei. Non certo perfetti: non lo siamo mai stati nemmeno quando avremmo dovuto essere assieme e non lo siamo mai stati veramente. 

 

Questa notte non e' una notte di perfezioni e di per-sempre. E' una notte di minuti perfetti perché finiti, perché finiranno perché imperfetti ma vissuti all'unisono...  Le prime note della flaca... non me le aspettavo... sono capitate non pianificate, ma ora improvvisamente sono qui... iniziano tutto attorno a noi... e c'e' il brivido di essere nel posto giusto per caso... nulla da dover premettere, cavillare, pensare, accusare, chiarire, ricordare, ingannare, correggere, nascondere, scoprire... semplicemente non c'e' tempo da perdere... la flaca ha i suoi tempi, precisi, limitati, da cogliere ora... ed e' solo ora... solo adesso e per poco. Reagiamo... un corpo solo... un brivido... la flaca che sta nascendo ora... direttamente alla bocca dello stomaco e piu' nulla da dire. Corpi stretti. Sento il tepore delle sue coscie che avvolge la mia gamba: ma non e' quello che pensano... non esiste ora quello che pensano... non esistono.... Solo noi e la flaca, pronti per altro. Il sesso lo conosciamo, non sempre e' stato un brivido. 

 

...non c'e' tempo da perdere... allora stringo forte il suo corpo... ora. 

 

E' la promessa di pochi minuti, una promessa di musica, di parole spagnole che non capisco e non mi interessano. 

 

Il ritmo, il calore dei nostri respiri, la mano che scorre la polpa di un frutto di carne, un corpo di marmo, contornato di tessuto bianco, leggero. Conosco questo corpo, ma ora e' una cosa diversa. Sento la sua pelle che suda una rugiada; il suo odore mi trafigge come un brivido tiepido, umido che sale oltre me stesso, e gli appartengo. 

Respiro Alessandra assieme alle note, in un'onda che non si ferma dentro me stesso, mi espande, mi rende piu' bello, assoluto, invincibile.

 

Siamo dentro la musica: siamo!

 

E muoviamo il mondo: non sono passi giusti, imparati, ricordati, citati... il mondo si muove attorno a noi dei nostri movimenti, intuiti, nemmeno voluti. Non vorrei essere niente altro, non invidio nulla; nessun compromesso, nessuna paura di essere diverso, di non capire, di non essere compreso, di dire cose sbagliate, di non usare parole oneste, nessun senso di colpa... Sento il mondo pulsare come se fosse le note di una musica, come se fosse semplice la via per arrivare al centro di Alessandra e del mondo intero. 

 

Sono nel mio posto nel mondo, sto ballando la vita.

 

Poi finisce; forse non avrebbe dovuto finire. 

 

Pero' cazzo, la vita va ballata.

 
 
 

 

AREA PERSONALE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

IN GIRO SENZA COERENZ

 

FACEBOOK

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

ULTIME VISITE AL BLOG

jtd73Victoria_FrancesPila63maya_706VoglioBallareLaVitailpolpoarricciatoorestebyromagarrettkkkanto.30coronicasersidopaulBuiosudimetenebra730cristinam1979
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963