Messaggi del 07/03/2006

Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 07 Marzo 2006 da strangeskin

Sorrise pensando alla sua bici verde.
Al girovagare stanco sul lungomare. Ai corpi ustionati dal sole.
Era un'estate strana quella.
Quanto aveva piovuto nei giorni scorsi. Troppo. Ed era solo fine agosto.
"Margherita, tu hai sempre vissuto qui?"
Un inquietudine si posò come una mosca sulla fronte della donna. Tento di mandarla via, chiudendo gli occhi e stirando l'epidermide. Sorrise di contrato, una reazione di difesa, come se sorridere volesse dire non preoccuparsene o non avere angosce incastonate nel cuore.
"Io... no. Sono venuta qua a 18 anni. Qui vivevano i miei nonni. Io sono del salento. Ma non sono più tornata da allora ... si sta bene qui. La gente, si, la gente è pettegola, ma alla fine buona... anche se a volte succedono cose strane ... ma sono superstizioni, credo ..."
"Cose strane di che tipo?" chiese Mara incuriosita e con aria civettuaola alla ricerca di segreti. Si le piaceva proprio indagare e scavare a questa ragazza. Le piaceva quasi quanto conservare e custodire dentro se i suoi gioielli e i suoi reperti, i suoi dolori. Tutti ben segregati, alcuni volontariamente altri ormai annegati in un oblio fatto di dissolvenze e inquietudini.

Andrea  entrò in cucina.
Era rimasto qualche secondo sulla porta.
La ragazza era bella davvero.
"Buongiorno signore"

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 07 Marzo 2006 da strangeskin

Mara guardò Margherita. Avevano entrambi occhi neri, profondi.
"Io non so e non mi sembra neanche giusto chiederle cosa ..." disse di corsa Mara. "Dammi del tu, M ... Mara...", disse sorridendo  Margherita, alzandosi dalla sedia di paglia dove era crollata dopo un logorio interno durato ore e che l'aveva privata di quel riposo che gli avrebbe magari reso più quieto l'incontro del pomeriggio in città.
"Dicevi .."
"Dicevo che ci vuole un buon caffè a quest'ora, non credi?"
"Te lo faccio subito"
"ti accompagno in cucina, così magari inizi a raccontarmi qualcosa di questa cittadina ... io vengo dal mare, mi mancherà, molto ..."
"O ma non è mica poi così lontano, sai. In tre quarti d'ora ci si arriva ... se vuoi un giorno Andrea, mio figlio, lo hai visto ieri sera a cena... bè credo che non gli dispiacerebbe accompagnarti ..."
"Già, ok, vedremo"

Margherita si avvicinò alla macchina per il caffè, preparò il filtro e mise due tazzine con i fiori sotto l'erogatore.
"Vuoi niente da mangiare?"
"No io non mangio mai la mattina, caffè tre op quattro ma  fino a pranzo ho lo stomaco chiuso..."
"Hai visto il giardino, sul dietro, la tua terrazza dà proprio lì sopra ..."
"No io, sono... sono ancora scombussolata e .."
"Niente giustificazioni, devi vedere la magnolia e la mia aiuola... io adoro i fiori"
"Anch'io" disse Mara dirigendosi verso la vetrata della sala da pranzo. Scostò le tende dalla trama pesante e rifinite di un bel blu scuro. Guardò il giardino e la strada che fiancheggiava il giardinetto.
Una ragazza in bicicletta con uno zaino sulle spalle, sfrecciò e spari diero l'angolo orientale dell'albergo.

Mara sorrise.

 
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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 07 Marzo 2006 da zeppola89

erano le 6 del mattino seguente..mara si svegliò. dopo essersi lavata e vestita scese a fare colazione..sapeva benissimo che era ancora troppo presto per trovare qualcuno di sotto, ma aveva tutta l'intenzione di fare un giro in paese per capire dove avrebbe vissuto il suo prossimo anno e per cercare di ambientarsi un pò..avrebbe voluto guardare la nuova scuola dall'esterno per farsi un'idea di dove avrebbe passato la maggior parte del suo tempo.. avrebbe voluto, ma..

nella sala trovo margherita, seduta con la testa tra le mani, ancora in vestaglia e pantofole..singhiozzava..mara rimase sulla soglia indecisa se entrare e chiederle cosa le fosse successo, oppure fare finta di niente, andarsene e lasciarla al suo dolore.., ma margherita percepì la sua presenza rima ancora che lei prendesse una decisione.. margherita si asciugò in fretta le lacrime, sugli occhi gonfi, che davano l'impressione che nn avesse dormito affatto, e forse era proprio così.. "buongiorno signorina, mi scusi..le preparo la colazione?" "ma no si figuri, non si preoccupi per me, la farò fuori semmai..ma lei piuttosto..tutto bene?c'è qualcosa che la preoccupa?" "mia cara, questa è una preoccupazione lunga una vita..non puoi nemmeno immaginare...è molto più che una preoccupazione, ma non voglio annoiarla con questi pensieri di una povera e anziana signora..!" "ma scherza?!non è affatto anziana e se posso ripagarla in qualche modo della sua gentilezza non ha che da chidere, davvero" "grazie..."

 
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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 07 Marzo 2006 da d_dap

Le giornate di Vanda sono all'insegna del lavoro!
Nel suo locale tutto sa di lei! Non è molto grande ma luminosissimo! Trasmette calore e serenità appena si mette piede dentro.Non è il solito bar...pavimento tutto in granito rosa antico, arredamento in legno di noce, il piano del bancone anch'esso in granito come il pavimento,tavolini rotondi: la base in noce, il piano è in cristallo, comode sedie sempre in legno...ma quello che lo rende diverso sono le pareti dipinte di bianco piene di quadri uno vicino l'altro, la cosa particolare è che non sono quadri ma ripoduzioni... la maggior parte di Renoir,Manet,Monet, e altri autori dell'epoca impressionista,  a volerla dire tutta non sono riproduzione nel termine classico  della parola...sono puzzles!!
La Vanda nel tempo libero ama rilassarsi componendo
puzzles che una volta terminati vengono incorniciati e appesi.
Ride soddisfatta delle sue opere ..eh sì per lei mettere insieme 2000/3000 a volte anche più pezzi è motivo d'orgoglio!
Ci sono anche dei divanetti a due posti , sono colorati...
prevale la nuance dell'arancio , c'è un bellissimo juke box anni 60  funzionantissimo ed entrando in qualsiasi momento nel suo locale sempre un sottofondo di note...
La Vanda ama la musica italiana ed Edith Piaf... ma quest'ultima l'ascolta quando è sola ...dice che certi ricordi non si condividono con nessuno!!!
Chissà che  ricordi saranno?

 
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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 07 Marzo 2006 da quotidiana_mente

 Nuovo personaggio: Antea, una ciclista di passaggio nella cittadina

 Come sono finita in questo posto? Si chiedeva Antea. Poggiava il suo sguardo su ogni particolare della cittadina, niente le sembrava, poi, così particolare, ma lei era curiosa, curiosa di capire ogni particolare. L’importante è guardare con occhi nuovi, era solita dirsi.
Aveva intrapreso un viaggio in bicicletta, così per dimenticare la grande città e qualche dispiacere. Sembrava a tutti una persona felice e serena e lo era,a modo suo.
Poggiò la bicicletta, la sistemò ad un palo e continuò a guardarsi intorno. Aveva voglia di qualche cosa che non fosse un sellino, aveva voglia di sedersi, di riposare un po’. Prese lo zaino e s’incamminò. Graziosa, pensò. Graziosa come lo sono tutte le cittadine lontane dalle grandi città. La cittadina era linda, i fiori un po’ ovunque come a fare da cornice al paesaggio. Sì, pensò Antea, graziosa, magari si può stare bene anche qui. Passò di fronte alla scuola. Rallentò un po’ il passo. Cercò di immaginare come si poteva stare dentro ad una scuola. Pensò ai suoi insegnanti e si chiese come erano questi. Magari riescono a fare felici i ragazzi. Lei non aveva brutti ricordi del suo periodo scolastico. Ricordava qualche insegnante con più piacere di altri ma nell’insieme il ricordo era buono per tutti. Forse, ho rimosso, forse qualcuno mi stava davvero antipatico. Già. Il suo pensiero andò all’insegnante di Musica. Che anno era? Terza media? Forse era la terza media. E ricordò quando l’insegnante chiesi, proprio a lei, ad Antea, di fare finta di cantare. Ma, Signora, è un coro, perché dovrei fare finta? Perché, Signorina lei è stonata, anzi, lei è più che stonata, lei è un caso senza speranze! Dunque la prego di aprire bocca e di fare finta di cantare. Signora, ma così sembrerò un pesce, replicò Antea. Allora faccia il pesce e da bravo pesce, lei dovrà essere muta, rispose l’insegnante di Musica.
Chissà se esistono ancora insegnanti come quella, pensò. Ricordava ancora la canzone: Eleanor Rugby. Malgrado quella disavventura, lei continuava ad amare quella canzone e i Beatles. Strano, avrei dovuto odiarli. Poi, ci pensò ancora e si disse no, che la colpa era dell’insegnante. Malgrado l’insegnante lei non aveva smesso di cantare. Certo, in pubblico provava a limitarsi, ma in bicicletta con il vento in faccia e le nuvole sopra di lei, dava sfogo alle sue voglie canterine.
Oltrepassò la scuola, i vicoli erano piacevoli, silenziosi. Chissà se qualcuna di sera o di giorno, guarda da dietro le tendine cosa succede fuori, nelle stradine. Le sembrava di immaginare le persone che, credendo di non essere viste, partecipavano anche solo da dietro delle tendine al reality show che è la vita. Il più vero di tutti i reality show immaginabili.
Il suo sguardo continuava a scrutare ogni angolo. Di colpo si fermò, notò, un’insegna curata e per niente banale. Che strano nome, chissà che significato ha. Kuranda. Potrebbe sembrare un misto di cura e di lavanda. Curare con la lavanda? Chissà. E nel pensare all’improbabile significato di quello strano nome, decise di entrare nel locale.  

 

 
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 07 Marzo 2006 da BeaVr0

I brividi erano passati. Era fradicio ma una calda sensazione di sicurezza si stava diffondendo partendo dai suoi piedi. Jamie non riusciva ancora a capire se la troppa pioggia gli aveva mandato il cervello in standby o se vi erano realmente quattro incappucciati seduti davanti ad una sfera luminosa di vetro e una donna anziana che avrebbe inquietato chiunque. E le uniche parole che riuscì a pronunciare per lo sbigottimento furono:” Non capisco.. cos’è il terzo guardiano?”.

Nessuna risposta e nessuna espressione comparve nei volti di quei strani cinque soggetti che Jamie si trovava di fronte. La sua attenzione si concentrò sull’ambiente in cui si trovava.

Una grande libreria in fondo alla stanza oscurata dalla presenza di solo alcune candele vecchie e consumate disparse qua e là.. il pavimento di granito nero lucentissimo che creava un immagine lussuosa della visuale. Alcune sedie disposte disordinatamente alla sua destra creavano poi strane ombre nel muro simmetrico che era completamente vuoto. Al centro della sala, un tavolo a forma di triangolo i cui spigoli corrispondevano alla posizione dei quattro incappucciati, della vecchia signora e, nel lato vuoto, soltanto una catena ingarbugliata. Jamie iniziava a capire il significato delle parole “terzo guardiano” e il terrore inizio a prendere il sopravvento su quella calda sensazione di sicurezza. Voleva fuggire e tornare alla sua vita.. alla sua professoressa di latino.. alle sue ricerche in biblioteca… ai suoi cari nonni.. all’odore di frittelle che lo svegliava al mattino. Non voleva sapere nulla di questa situazione.. avrebbe rimosso dalla testa appena uscito dalla casa. Più i pensieri si rincorrevano nella mente di Jamie più si sentiva sopraffare dal misterioso silenzio della stanza e non riusciva a muoversi.

La vecchia signora spostò la sfera luminosa, che prima era custodita sotto le vesti dei incappucciati, al centro del tavolo. La scena sembrava ridicola ma Jamie aveva la sensazione che era solo lui a non capire il senso di tutta quella situazione..

Una forza involontaria spinse il piede destro di Jamie in avanti.. e poi il sinistro.. e poi di nuovo il destro, ritrovandosi a completare il triangolo già iniziato...
 
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 07 Marzo 2006 da pgg1969
Foto di pgg1969

Terminata la cena, Mara avrebbe desiderato  trattenersi ancora un po’ per godersi quella  sera di fine estate, ma era troppo stanca e allora decise di tornarsene in camera.
Si tolse l’abito, indosso una maglietta e si infilò nel letto. Dopo qualche minuto si addormentò tranquilla.
Nel frattempo Margherita stava dando le ultime istruzioni alla cuoca per il pranzo del giorno dopo, quando, ad un tratto, squillò il telefono nella hall. La donna  uscì dalla cucina e andò a rispondere. “Pensione Belvedere, buonasera”. Riconobbe la voce dall’altra parte e con tono seccato aggiunse: “Quante volte ti ho detto di non chiamare qui, lo sai, potrebbe rispondere mio figlio o il portiere. Cosa vuoi a quest’ora?. No, stasera no, e poi ti  ho detto già che qui non è possibile, c’è Andrea e non voglio che sappia. E’ inutile che mi ricordi quanto ti devo essere riconoscente. Guarda ora non è proprio il caso. Domani pomeriggio dovrò recarmi in città dal commercialista. Va bene possiamo vederci al solito posto, al casolare. Ora però devo andare, qualcuno potrebbe sentirci”
Margherita terminò lì quella conversazione. Si ricompose per non lasciare trasparire nulla e tornò in cucina. Andrea nel frattempo stava apparecchiando i tavoli per la colazione del mattino seguente. Quando vide entrare nella sala la madre, la chiamò sorridendole come faceva sempre e l’abbracciò. “Allora su dimmi”, esclamò il ragazzo, “chi è questa ragazza che è arrivata nel pomeriggio?” Margherita passò la mano tra i capelli del figlio e si rivolse a lui con tono pacato. “E’ la nuova maestra del paese. E’ arrivata oggi da Roma per sostituire l’altra insegnante, la poverina che ha avuto l’incidente. Piuttosto, tu, furbetto, non le avrai già messo gli occhi addosso? E’ bella vero?” Il ragazzo arrossì. “Comunque sappi che è più grande di te, ha trenta anni la maestrina. Andrea, Andrea, come vorrei vederti felice. Un giorno riuscirai a dimenticare quella lì che ti ha fatto soffrire, povero amore mio!” “Ma dai mamma”, esclamò il ragazzo, “lo sai che non voglio parlarne più”. “Ma tu, Andrea, ci pensi ancora non è vero?” Il ragazzo abbassò lo sguardo trattenendo a stento le lacrime. L’aveva sognata ancora quel pomeriggio. Chiudendo gli occhi era ancora in grado di sentire nell’aria il profumo di colei che era stata la ragione della sua vita. La ferita era ancora aperta. No, non era ancora riuscito a dimenticarla. Anzi, continuava a desiderarla e più la immaginava accanto a sé, tra le sue braccia, più soffriva. Andrea si passò la mano sul viso per asciugarsi le lacrime. Diede un ultimo bacio alla madre, la salutò e si ritirò nella sua stanza.
Margherita rimase da sola con i suoi pensieri. L’amore per il figlio, per il quale aveva lottato con tutta se stessa, nonostante l’opposizione dei genitori che avrebbero voluto costringerla ad abortire per nascondere a tutto il mondo lo scandalo e poi, quella telefonata giunta pochi minuti prima. Di una cosa era certa, era stanca di subire ricatti e pressioni, ma se accettava tutto questo era per il bene di Andrea, Solamente per lui sopportava ancora quelle umiliazioni. Il futuro del ragazzo le stava a cuore più di ogni altra cosa. Per lui avrebbe attraversato anche le fiamme dell’inferno. Con questi pensieri nel cuore Margherita si accese un’ultima sigaretta prima di chiudere la porta della pensione per la notte.

 
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