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Per un Amico (Tinta Scrittrice)

Post n°64 pubblicato il 31 Maggio 2010 da pgl63

amico

Piccola premessa : ringrazio Cesare che me l'ha dedicata. Ringrazio Tinta che l'ha scritta e permesso di pubblicarla nel mio Blog. Grazie ad entrambi.

PER UN AMICO - 2006

Caro amico ti scrivo….. 
Detto così sembra quasi l’inizio di una celebre canzone, ma non intendo, di certo, con questa frase prendermi gioco di te. Mio caro amico, ho pensato di scriverti non appena ho saputo, non appena la notizia della fine dolorosa della tua storia d’amore m’è pervenuta. 
E volevo esserti vicina. 
Non so quanto siano utili le parole altrui in certi momenti. 
Come quando muore una persona molto cara . 
La gente dice…dice cose senza senso, frasi di circostanza e tu fai finta di ascoltare: tanto sai benissimo che niente e nessuno potrà ricucire la grossa, profonda ferita che hai nel cuore. 
Quando muore un amore intenso, voluto e sofferto come il tuo, come il mio, si prova la stessa identica sensazione. Nessuno, se non il tempo ( grande guaritore, si dice, ma sarà poi davvero così?) può sanare quella piaga sanguinante. 
Se possibile, anzi, la situazione è ancora peggiore: la persona che ci ha lasciato continua a vivere una vita non nostra, continua a compiere gli stessi gesti quotidiani, a provare emozioni, a fare la spesa, a guardare la tv, a dormire e risvegliarsi senza di noi. In alcuni casi, continua ad amare qualcun altro che non siamo noi. 
Non è forse questo il nostro caso? 
Ti chiedo scusa se mi permetto di fare valutazioni e confronti, ma credimi, nessuno come me in questo momento può capirti: so cosa stai pensando, cosa stai passando, perché quelle sofferenze che provi tu in questo momento, le ho vissute anche io. 
Non c’è alcuna differenza: non importa che io sia una donna e tu un uomo. 
Entrambi abbiamo amato, lottato e perso miseramente. Possiamo riconquistare dignità ed autonomia: ma è davvero ciò che vogliamo? E’ sufficiente per andare avanti quando pensi di aver perso ogni interesse, ogni minima ragione per continuare a vivere? 
Capisco il tuo stato d’animo e la tua frustrazione perché l’amore vero non ha sesso, non ha razza, non ha età. 
Ha solo le sue ragioni. 
Chi è fuori dalla storia o dalla vita altrui, non può capirle, se non ha amato mai in modo così assoluto come abbiamo fatto io e te. 
Provo i tuoi stessi dolori, le tue stesse sofferenze anche io, anima ormai persa che conduce ogni giorno la sua vuota, inutile, anemica vita. Stiamo percorrendo la stessa strada io e te. 
Siamo i superstiti feriti di una guerra combattuta ad armi impari, che si chiedono perché non siano morti se hanno perso l’uso delle gambe, degli occhi o chissà di quale altra parte del corpo. 
Siamo zombie barcollanti per strada, in una notte di luna piena, che cercano e non trovano pace: morti viventi costretti a scontare chissà quale peccato in eterno. 
Quale peccato siamo scontando io e te, amico mio? 
Forse quello di aver amato le persone sbagliate. Avremmo dovuto dire “No” e invece abbiamo assecondato i battiti accelerati del nostro cuore. 
Abbiamo strappato coi denti brandelli di una vita che non ci apparteneva e ce ne siamo impossessati, abbiamo banchettato con gli avanzi altrui credendo fossero prelibate portate di un pranzo di nozze. 
Eravamo dalla parte sbagliata della strada, tu ed io. 
E non importa che io sia una donna e tu un uomo. 
Lo so, lo so: dirai che fai fatica ad alzarti dal letto la mattina. 
E’accaduto anche a me: ho passato giornate a girarmi e rigirarmi come impazzita tra le lenzuola senza trovare tregua ad un dolore sordo e oscuro alla bocca dello stomaco, nella testa, nel cuore. Dappertutto. 
Piangevo, battevo i pugni sul cuscino immaginando fosse lui…o lei. Avrei voluto chiudere gli occhi e non pensare più, non vedere più: il soffitto, la stanza spoglia e vuota che ci aveva accolti in passato, i segni delle mie unghie conficcate nei palmi della mano per la rabbia, i lividi lasciati sulla pelle dall’ultimo incontro d’amore. 
Avrei voluto non vedere le immagini cha mi passavano davanti sullo schermo oscuro degli occhi chiusi in un non-sonno, come in una pellicola d’annata: io e lui, i momenti felici, la passione, la complicità. E poi lui e lei, i momenti felici, la scelta più scontata, l’addio. 
Ho creduto davvero di impazzire quando ho capito che stava finendo, che non c’era possibilità di riavvolgere il nastro e tornare indietro per dire: allora, cosa possiamo fare per salvare questo straccio di relazione? 
Ho smesso di mangiare, di dormire, di avere una vita normale. Le mie funzioni vitali si sono alterate, distorte, in alcuni casi bloccate. 
Mi guardavo allo specchio e non ero più la donna solare di un tempo, fiorita e rifiorita nell’amore. 
Ero una larva, ero lo spettro di me stessa. 
Ho vomitato anima e bile quando ho capito che lui avrebbe abbracciato la croce della sua vita borghese di facciata, la sua bella vita in cui io ero un fuori programma, la vita delle cene tra coppie di amici cornuti e sorridenti, dei cerimoniali al botox in cui tutti sono così tirati e ipocriti, invece che abbracciare me, per sempre. 
Io ero la nota stonata nella sinfonia completa, il pezzo in più che altera il disegno del puzzle, il fulmine a ciel sereno che rovina la giornata estiva, il ciottolo non visto che fa sobbalzare la bicicletta in salita e fa cadere il conducente. 
Io ero la sua caduta. 
Io ero una boccata di autenticità nel suo mondo. 
Io ero il vero amore: quello intenso, sregolato, passionale, folle. 
Tu eri il vero amore: quello intenso, sregolato, passionale, folle. 
Non ci hanno capiti davvero, non ci hanno voluti davvero: hanno temuto che il loro instabile equilibrio si sarebbe frantumato. 
E allora chi avrebbe raccolto i cocci? 
Chi avrebbe garantito la continuità delle false certezze in cui si crogiolavano da anni nelle loro sante, (benedette davanti a Dio e cementate dalla progenie) unioni del cazzo? 
E’ più difficile amare qualcuno come abbiano fatto noi, senza vincoli di sangue o di burocrazia o di altro. Senza guadagnarci niente. Brutto termine? E’ così. 
Noi abbiamo dato, ma non abbiamo ricevuto, in realtà, nulla in cambio. 
Nessuna settimana bianca, cene di Natale, vacanze al mare, anniversari da celebrare. Niente. 
Ho fatto confronti, paragoni. 
Io e lei. 
Lei è la norma. 
Io l’eccezione. 
Preferisco essere l’eccezione. 
Forse non sarò madre di famiglia, mai. Forse invecchierò sola. 
Pazienza. 
Anche lei invecchierà sola accanto ad un uomo che ama solo se stesso. 
Pazienza. 
Tu mi stai capendo più di quanto non creda, mio caro amico, ne sono certa. 
Forse, lo ammetto, sto usando questa lettera per convincere me stessa piuttosto che consolare te. 
Sono meschina? 
No, sono una bestia ferita che dà sfogo al dolore. 
Sei anche tu una bestia ferita che dà sfogo al dolore. 
E non importa che io sia una donna e tu un uomo. 
Mi sono sentita in colpa, mi sono fatta mille domande. 
Se fossi stata più bella, più ricca, più provocante, più intelligente, più….avrebbe scelto me? 
No, avrebbe scelto comunque la norma: l’eccezione fa paura. 
Poi ho pensato che non ho colpe: io sono una persona libera. 
Anche tu sei una persona libera. 
Ho rimuginato sulle parole dette, sui gesti compiuti: non mi posso rimproverare niente, se non di avergli detto che l’amavo solo quando mi stava lasciando. 
Lui sapeva benissimo che era così: ho sempre temuto che mi avrebbe lasciata prima, che mi avrebbe considerato un peso troppo impegnativo e ingombrante da portare se l’avessi confessato apertamente. Ma gliel’ho sempre dimostrato. Sempre. 
E tu hai mai dichiarato il tuo amore davvero? 

E’ passato qualche tempo da quando è finita. 
Non l’ho più visto né sentito. 
Ho aspettato ancora per giorni e notti le sue telefonate, le sue visite inaspettate: ma non è successo niente. Ed ho imparato a convivere col mio dolore. Passerà?
Spero di sì. 
Spero che anche tu, amico mio, possa lentamente tornare alla vita. 
Non possiamo obbligare nessuno ad amarci, questa è la verità. 
Non possiamo obbligare nessuno a compiere la scelta più giusta, piuttosto che quella più scontata. 
La vita non concede repliche: ormai è andata così. 
Abbiamo amato persone che considerano i sentimenti veri una trasgressione: abbiamo amato persone sbagliate e ne paghiamo le conseguenze. 
Il dolore che provi adesso è lancinante. Lo capisco, posso risentirlo sulla mia pelle ora, mentre ti scrivo. 
E non importa che io sia una donna e tu un uomo. 
Non importa. 

Il mio uomo ha preferito continuare a vivere la sua vita perfetta con una donna che non lo ama. 
Il tuo uomo ha preferito continuare a vivere la sua vita perfetta con una donna che non lo ama. 
Dimmi, amico mio caro, dov’è la differenza tra me e te? 

Ti abbraccio. 

 
 
 
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