Dentro me

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C'è chi dopo anni ancora giura di non aver capito io chi sono.

Se i miei volti sono frutto di maschere che prima o poi cadranno infrante al suolo

o semplicemente un dissidio tra tenebre e luce.

"Ma tu, chi sei?".

Una domanda, sempre la stessa,

che mi accompagna nelle sfumature di una vita sempre sospesa tra il bianco e il nero di giorni mai banali, privi di abitudini,

"perché dell'abitudine non mi vesto, faccio senza! ".

Tra superficie e profondità, tanto da poter ingannare,

entrare negli altri con irruenta violenza,

accomodandomi in loro con totale candore.

Solo il rovescio della medaglia,

una crepa tra il "testa o croce" che nessuno riesce a percepire.

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L'amore vero è per chi si ferma, ma "chi si ferma è perduto!".

'Perdermi' è un lusso, agio che non posso permettermi...

L'amore, il nostro ha un solo tempo, ora e "qui ti amo".

Nel caos dei pensieri, nel limbo dove abito e da sempre danzo a piedi nudi.

Ribatte il dubbio, concede repliche,

del tempo stesso mi spoglio non sentendomi nuda, ferma e mai immobile.

L'amore, quello nostro non vive della "persona giusta al momento sbagliato",

perché ha il sapore dell'inganno,

e di qualunque essenza posso essere al mondo tranne l'inganno.

E tu ancora mi rivesti di ciò che non mi appartiene,

mentre mi gelo e fuggo nella ragione più profonda

per spazzare quello che contro ogni logica mi hanno cucito addosso.

Corpo di donna, testa d'uomo e cuore di un angelo...

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Il paradosso più grande dell'esistenza umana è la sintesi.

Diventa di ghiaccio, vestiti del gelo affinché l'inverno che c'è fuori non ti sfiori,

perché sarai più forte del tempo che logora...

Diventa pietra, più forte di tutto e spacca ogni ragionevole dubbio..

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Tutti quelli della mia età hanno una vita tranquilla dividendosi tra lavoro e famiglia

Si sentono così in completo equilibrio,

si sentono così salvi dal baratro della solitudine, uniti, soddisfatti.

Poi ci sono io, che ancora sono alla ricerca del mio 'io'

che gioco con il tempo, che faccio a pugni con gli eventi,

non mi stanco mai di cambiare direzione e mettermi in gioco.

Danzando a piedi nudi nel precipizio dei miei "perché?".

Senza mai accontentarsi del normale,

senza mai farsi bastare quel dividersi tra la normalità del quotidiano

alla gioia inattesa di un disordine raro.

Se nel disordine mi muovo agilmente, e del quotidiano non posseggo alcun ricordo.

Con i miei infiniti spazi vuoti, senza mai preoccuparmi di doverli riempire,

se non temo il vuoto, perché la solitudine non sarà mai nemica

ma complice di ogni intervallo tra il mio 'sto bene' 'sto male'.

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Poi avverti la necessità di tornare in quei luoghi, i miei luoghi,

che per mesi non avevi più avuto il coraggio di ritrovare.

Nel cuore della notte ti alzi per abbandonare i pensieri,

per spogliarti di dannate sensazioni e viaggiare nei luoghi delle tue infinite albe.

Perché fu l'ultima cosa meravigliosa che vidi e da lì mi ripromisi di non violare più tanta bellezza.

Perché oggi, vestita di emozioni nuove tutto mi appare nitido.

Perché oggi vestita di un giorno diverso ogni cosa prende forma.

Mentre la notte fa largo a un nuovo giorno,

in me risuonano le medesime parole di quell' alba che mi pervase di incanto, "Tutto Torna"