Creato da scamattini il 13/01/2011
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IL PRODOTTO INTERNO LORDO

Post n°8 pubblicato il 03 Giugno 2011 da scamattini

Prodotto Interno Lordo, ormai tutti siamo preoccupati che questo non cresca abbastanza, i mass-media ci martellano in continuazione e ci creano un ansia da mancata crescita economica.

Si, perchè le conseguenze di una non adeguata crescita del P.I.L . si ripercuotono sul benessere di vita di tutti, nessuno è pronto a rinunciare a ciò che ha raggiunto, molte volte,  con grossi sacrifici personali, ed allora questo misuratore di ‘benessere’ è entrato nel cuore di molti Italiani.

Ma cosa è in realtà il P.I.L.,  ho cercato di approfondire il suo significato, e per prima cosa sono andato in internet sul sito di Wikipedia è ho copiato  la definizione presente:

Prodotto Interno Lordo (PIL, in inglese gross domestic product o GDP) è una grandezza aggregata macroeconomica che esprime il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi”.

Il valore dato ai beni prodotti è il valore di mercato, cioè i beni e i servizi che entrano nel PIL sono valutati ai prezzi di mercato (correnti), cioè ai prezzi a cui vengono effettivamente venduti, vengono considerati tutti i beni prodotti , naturalmente meno quelli prodotti e venduti illegalmente e meno quelli prodotti e consumati all’interno delle famiglie, inoltre sono considerati  solo quelli finali, ad esempio: la farina è un bene finale se venduta come farina; un bene intermedio se venduta al panettiere per fare il pane. In questo caso il valore della farina è incorporato nel valore del pane.

I beni e i servizi devono essere prodotti in un arco temporale definito, di solito un anno e in un Paese, cioè il P.I.L.  misura ciò che è prodotto in Italia, non ciò che è prodotto da italiani. Gli italiani possono anche produrre all’estero, mentre in Italia possono produrre anche soggetti stranieri. Il P.I.L. include ciò che è prodotto da soggetti esteri in Italia ed esclude ciò che è prodotto da soggetti italiani all’ estero.

Per calcolare il P.I.L. ci sono vari metodi, uno di questi è il cosidetto “metodo della Spesa”, dove viene calcolato applicando la seguente formula:

PIL = C + I + G + X

Dove :

C è uguale alla  Spesa per consumi privati cioè le Spese delle Famiglie,

I è uguale alla Spesa per Investimenti privati in beni durevoli prodotti nell’anno (nuovi macchinari, impianti e immobili per le imprese, nuovi immobili o automobili per i privati. Non sono registrati nel PIL l’acquisto di vecchi immobili e di auto usate che rappresentano un impiego della ricchezza di famiglie e imprese)
più Variazioni delle Scorte cioè l’aumento o la diminuzione delle scorte di beni rispetto all’anno precedente (tutti i beni non venduti nell’ anno in corso e collocati nei magazzini delle aziende),
G rappresenta la Spesa della Pubblica amministrazione per i beni in uso presso la Pubblica amministrazione, nonché per i servizi da questa acquistati, ivi compresi, ovviamente, quelli forniti dai dipendenti della Pubblica amministrazione stessa (il cui valore è rappresentato dai loro stipendi) ed infine
X è il Saldo Commerciale (Esportazioni nette = esportazioni meno importazioni)

Bene , tutte queste informazioni le ho tratte da internet, ma la domanda che mi sorge spontanea è:
felicità vuol dire soldi ?

Sono sicuro che per qualcuno felicità vuol dire soldi, ma non sono sicuro che la maggioranza della gente lo creda.

Magari chi ne ha pochi  potrebbe giustamente pensare che se ne avesse tanti potrebbe migliorare il proprio livello di benessere. Ma ritengo che buona parte delle persone che hanno già un tenore di vita accettabile sanno che più soldi significa maggiore comfort , ma non si traduce necessariamente in maggiore felicità.

Anche i ricchi piangono! Ad esempio Berlusconi, che è una persona molto ricca, inquadrato dalle telecamere al momento dei risultati degli ultimi ballottaggi non sembrava molto felice (digrignava i denti), mentre io, che non ho molti soldi, a vedere la sua faccia ero molto ma molto felice. Ed allora vedete che i soldi non sono tutto.

Ultimamente qualcuno ha cominciato a dire che in realtà bisognerebbe misurare la Felicita Interna Lorda (F.I.L.),  a me sembra una grande stupidaggine. Certamente  c’è qualcosa che viene definito felicità o soddisfazione, si può dire che una persona è felice o soddisfatta ma è uno stato d’animo, soggettivo.

In realtà posso dire che “sono felice” così come dico di “essere ricco”, ma anche se le due affermazioni sembrano simili,  differiscono in termini qualitativi.

Mentre  nell’affermare: “sono ricco” posso verificare la cosa perché la  ricchezza si può misurare, affermare di essere felici è qualcosa che esula da qualsiasi verifica, la felicità, come dicevo, è uno stato d’animo  soggettivo e non consente di raffrontarla con altre persone e ne di misurarla, diversamente dalla ricchezza. Quindi , credo, che cercare di definire una misura che aggrega la “felicità” di molte persone sia una cosa veramente stupida e che non porta a nessun tipo di risultato.

Penso che non si debba  considerare il PIL come unico risultato finale  del benessere di un popolo, come del resto è, sempre secondo me, sbagliato valutare la felicità di una persona solo per il suo reddito mensile, però capisco anche che in economia contano i macronumeri , e la necessità di misurarli.

Sta  nell’intelligenza delle persone saper valutare correttamente le informazioni che ci vengono propinate giornalmente dalle televisioni e stampa, tenendo ben presente che i soldi aiutano molto, ma difficilmente da soli possono dare la felicità alle persone.

 
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Storia di.........

Post n°7 pubblicato il 25 Aprile 2011 da scamattini

Ho conosciuto i primi ragazzi che avevo 14 anni, uno ne aveva 18 un ragazzino, qualche bacio e basta, un altro 22, toccatine leccate poi voleva il resto io ho preso paura, non lo avevo mai fatto, lui mi ha scaricata dicendomi che era fidanzato, infatti poi lo vedevo sempre con una ragazza, intanto ho conosciuto un altro di 24 anni, 10 più di me, quindi maturo, a 15 anni sono stata sua,a 17 ci siamo fidanzati ufficialmente e a nemmeno 18 ero incinta e da lì è cominciato il mio dramma...........

Dopo aver avuto il primo rapporto non proprio completo io gli ho detto di essere *****, lui mi ha risposto che avendo fatto il militare con le analisi era a posto,mi son fidata,resto incinta decide di fare le analisi,risulta ******* pure lui, non lo volevo più vedere mi sono sentita ingannata, ho dovuto andare a Milano per due volte per sottopormi a fetoscopia (prelievo del sangue fetale) fortunatamente il figlio era sano. non volevo comunque sposarlo ma poi mi dicevo: minorenne con un figlio e senza un lavoro che faccio,in giugno l'ho sposato,compivo 18 anni in luglio, in settembre è nato il figlio poi è iniziato l'inferno,lui beveva,d'altronde dovevo immaginarlo, sua madre morta con cirrosi epatica,suo padre si portava amanti  in casa e pretendeva i soldi dal figlio per i suoi vizi,io ingenua mi son lasciata incantare.

Da sposata i rapporti si fanno sempre più radi,ho paura di rimanere incinta di nuovo,voleva farmi fare un altro figlio ma visto il passato, solo io so quel  che ho sofferto non fisicamente ma psicologicamente, quindi litigate continue, ogni cosa che facevo o dicevo mi veniva rimproverata con versi,sedie all'aria, in casa mi ha rotto quasi tutto, io in silenzio a sopportare, ma soffrivo non potevo dire le mie ragioni,mi veniva intimato il silenzio perchè diceva che non  capivo niente..............non aveva torto..............

Ho cominciato a lavorare a 20 anni,stavo bene fuori di casa,o quando in casa non c'era lui,dopo 14 anni di matrimonio ho cominciato a tradirlo, non l'ho voluto, è capitato, e dopo due anni ho chiesto la separazione, non è stata semplice la cosa,lui mi  tormentava,telefonate anonime a casa, appostamenti,inseguimenti, ho avvisato i carabinieri, aveva persino minacciato di uccidermi se mi trovava con un uomo.

La storia che avevo iniziato con l'amante, un uomo sposato più vecchio di me di 20 è durata tre anni, poi è finita perchè scoperta dalla moglie, è iniziata dopo un po' un'altra durata 8 anni sempre con uno sposato, l'ho mollato io perchè era diventato ossessionante nel voler fare giochi a tre con una lei, ho provato per farlo contento ma non mi andava, adesso mi cerca ancora sa di aver perso,non mi vanto,qualcosa di grande e allo stesso tempo semlpice, IO.

Adesso son libera,son cresciuta e vedo le cose in altro modo,non cerco un fidanzato o un compagno,solo amicizia,ho poco tempo per me tra lavoro a turni,figlio, e genitori anziani.

 
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I Nostri Figli

Post n°6 pubblicato il 09 Aprile 2011 da scamattini

Spesso sento dire che i giovani d’oggi < non hanno più valori >,  che la nostra generazione di genitori era meglio che aveva più interessi. Mi chiedo se, le stesse persone che affermano queste cose, spesso genitori , hanno valutato l’ambiente, la società in cui i nostri figli stanno crescendo? Non è forse la stessa società che noi cinquantenni  abbiamo contribuito a costruire?

< E allora i nostri figli sono spesso schivi, soli, chiusi ed egoriferiti.  Spesso sconosciuti per i genitori, che non li riconoscono più e li sentono estranei. Sono la gran parte degli adolescenti di oggi. Una generazione contraddistinta soprattutto da una condizione: la solitudine . Uno stato d'animo diffuso, nelle case di genitori sempre più assenti , presi dal proprio lavoro e dalle proprie vite frenetiche. Padri e madri che realizzano spesso troppo tardi che il vuoto, la voragine che si è creata, è stata divorata da compagni di pomeriggi come i videogiochi, internet, le chat, e i cellulari . Pomeriggi trascorsi non di rado in case vuote, dove rimbomba il silenzio, perché il sistema scolastico, passati i primi anni in cui offre il tempo pieno, lascia i pomeriggi vuoti e "scoperti" proprio in una fase così delicata della crescita dei figli di oggi. Dobbiamo indagare proprio lì, dove abitualmente regna il vuoto dell'incomprensione e del dolore. Molto spesso i figli sono dimenticati e lasciati soli da genitori fragili, frustrati o semplicemente egoisti, e purtroppo  non sono storie tanto infrequenti nella società attuale.
Giovani soli, o anche già alle prese con i primi amori, che vivono esistenze spesso sconosciute ai genitori. Restii al dialogo, si schermano dietro a risposte fatte di monosillabi oppure più fisicamente dietro a un paio di cuffie con musica a tutto volume.>

Cosa possiamo fare per migliorare i rapporti con loro, un primo passo importante, per me, è prendere coscienza di questa situazione, senza trovare alibi, che spesso ci creiamo per giustificare le nostre assenze.

Mi piacerebbe che chi ha tempo e voglia di leggere queste brevi riflessioni, desse il proprio contributo raccontando la propria esperienza di genitore o figlio.

 
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IL GOAL

Post n°5 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da scamattini

Mancano  pochi minuti alla fine, stiamo vincendo ma non basta, ci vuole un altro goal!

 Siamo tutti li, nella loro area di rigore, che confusione!  Se vogliamo giocarci la finale dobbiamo segnare, ma ormai i secondi che mancano alla fine sono davvero pochi, ci vorrebbe un colpo di fortuna!

Chi sta fuori pensa che sia solo un gioco, ma non è così per chi sta dentro al campo, almeno fin tanto che dura la partita.

È tutto un campionato che sogniamo di entrare in finale (come del resto loro) ma noi……., noi siamo noi………,  un altro calcio d’angolo, forse l’ultima possibilità, ma si, mi metto qui, al limite dell’area.

 Il mio compagno si avvicina alla bandierina del corner e calcia, una palombella senza tanta forza, siamo tutti li, in area di rigore,  ci spingiamo…., ci teniamo……, ci strattoniamo……, la palla arriva lenta lenta dove sono io, inzucco,  il loro portiere un po’ coperto smanaccia e la palla ricade li, in mezzo all’area.

 È l’ultima memoria che ho, quando riattacco la spina vedo il pallone entrato nella loro porta, e i compagni che mi saltano addosso.

Cavolo ho fatto goal, ma come…?,  non ricordo, è stato così veloce, un attimo……., un attimo che ho vissuto senza accorgermene, la palla che rimbalza, io che mi avvento e calcio in porta,  veloce…, una frazione di secondo,  la palla che scuote la rete, GOAL!!!!

Sono passati tanti anni da quel giorno ma porto ancora dentro di me il ricordo di quel  ‘non ricordo’, quell’attimo della mia vita senza memoria:  il goal, la gioia e il resto,  tutto dopo, ma  quell’istante in cui ho calciato la palla, dove è andato a finire?

 
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storia vera

Post n°4 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da scamattini

pubblico questo bel racconto di una mia cara amica:

D.O.C. …. Non è solo l’estensione di un file…non è l’indicazione in una etichetta di un buon vino, D.O.C. vuol dire anche Disturbo Ossessivo Compulsivo, ne ho sofferto per tanto, troppo tempo.

Nel mio disturbo non esisteva compulsione, ma idee che si insinuavano nel mio cervello e che provocavano un grave stato di malessere psichico, il cervello era imprigionato stretto in una morsa.

La paura dominava la mia vita. Sono passata a provare tutte le fobie che sono descritte nei manuali (delle malattie, di diventare pazza, della morte, degli spazi affollati come quelli aperti, di far del male a me stessa e agli altri….), panico, paura della paura.

Mentre provavo queste cose, a fatica ho vissuto.

Tanto è stato merito di capacità che per fortuna già possedevo, come diplomarmi, fare un po’ di università, lavorare, risultare anche una persona simpatica, solare e che non “si sarebbe mai detto così fragile”.

Mi sono anche sposata, ma trascinata dalla corrente … così in genere si fa in queste situazioni… ma questa è altra storia.

In questo totale marasma psichico, ci sono anche persone a te vicino e che solo in parte capiscono quel che provi che in buona fede e per darti un consiglio … “fai leva sulla volontà” … “ci devi riuscire da sola” … “hai tutto, una bella casa…” oppure a volte riconoscevi che alcune avrebbero pensato “a zappare devi andare”.

Magari avessi trovato quella zappa, avrei volentieri zappato ettari ed ettari di terreno, magari avessi potuto contare sulla volontà, sulla razionalità. In questi livelli patologici dell’ansia, tutto quello che fa parte della sfera razionale non esiste è completamente schiacciato dal malessere profondo e da queste paure; è un cancro dell’anima!

Volevo un figlio… avevo 38 anni, e sono incinta.

Dopo la conferma è esploso il disturbo in tutta la sua durezza.

Ho cercato aiuto, volevo portare avanti la gravidanza.

Un medico, mi ha preso per mano facendomi prima una terapia cognitivo comportamentale per poi, a gravidanza ultimata, curarmi anche con i farmaci perché solo da questo binomio si comincia a vedere la luce.

Avevo una paura terribile di non riuscire a prendermi cura della bambina, di non essere all’altezza, paura del parto.

Al quinto mese mi ha ricoverato nella clinica dove lavora per un mese.

Ero al piano terra della clinica; più si saliva più i pazienti erano gravi!

Nel parco si conoscevano altri pazienti e per i quali, non per pochi, ho pensato fossero persone “normali”, addirittura due ragazze erano allegre, spumeggianti.

La nascita di mia figlia e l’inizio della cura e stato un tutt’uno. Dopo una ventina di giorni la chimica ha prodotto i suoi effetti e ho potuto solo allora lavorare su di me; vedevo la mia bambina sempre più bella, sana, serena, un dono dopo la tempesta.

 

Sono ritornata per successivi controlli alla clinica, portando con me mia figlia.

Nel parco ora ero con il passeggino.

Ho incontrato di nuovo le due ragazze che erano ricoverate con me. Dietro la rete ho cercato di farmi riconoscere, ma, con lo sguardo nel vuoto non mi hanno vista.

 

Ora sto bene.

 

Non avevo ancora messo nero su bianco su questo mio disturbo, mi è servito, spero serva anche ad altri, ma soprattutto non bisogna avere timore di riconoscere un malessere psichico e chiedere aiuto.

 

…. E questa era solo l’anteprima!   

 

 
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