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« Fidei donum"Le corna te lu massaru" »

Don Cesare Fidei Donum

Post n°41 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da picilongo

Il fidei donum deve avere “la disponibilità a incarnarsi in un popolo, in una Chiesa, in una cultura”, ma anche la capacità di “mantenere uno stile di vita povero e sobrio, per realizzare una particolare vicinanza con gli impoveriti della storia”. È l’identikit del prete “fidei donum”, così come viene delineata nella Nota Cei sull’omonima enciclica di Pio XII. A tuo avviso come si configura oggi il sacerdote fidei donum?

Il fidei donum è uno scambio tra chiese sorelle che individuano nel dono del prete alla Chiesa che ne ha bisogno una forma di collaborazione, ma soprattutto una forma di comunione ecclesiale che indica chiaramente come l’attenzione alla Chiesa - che è in una condizione di maggiore necessità - non sia soltanto di doni materiali, ma anche di condivisione di preti, suore e religiosi che esprimono quell’unità ecclesiale che poi avvicina tutti, abbatte le distanze e rende la Chiesa una sola. È questo l’obiettivo fondamentale del fidei donum.

Se si avrà il coraggio di continuare a donare con gioia, l’esperienza fidei donum costituirà una ventata di Spirito che contribuirà a rinnovare il volto delle diocesi. Come hai maturato la decisione di essere fidei donum?

Intanto c’è da dire che questa mia decisione parte da lontano perché la carità ci ha portato nella terra dell’Est, soprattutto in Moldavia. Siamo andati lì per servire i poveri e per prevenire quel fenomeno migratorio che ci ha visto spettatori di tante azioni stupende nei confronti di coloro che arrivavano lungo le coste salentine. È una decisione nata dalla carità, ma che diventa poi un segno chiaro di servizio a una Chiesa che ha bisogno. Ecco allora come, ad un certo punto, la carità rompe gli argini dei suoi confini diocesani ed inonda con tutta la sua passione questa terra che io, già da tempo, servo e dove la Fondazione “Regina Pacis” è presente con diverse strutture. Ora ne sarò coinvolto fino ad essere parte viva e reale del territorio moldavo, nella diocesi di Chişinău che vede in me una presenza nuova, ma soprattutto una presenza della Chiesa di Lecce ancora più vicina.

Quali sono i sentimenti che ti accompagneranno in questa nuova missio?

I sentimenti sono tanti. Intanto sono contento di partire, sono contento di servire la Chiesa di Chişinău e i poveri. Servire i poveri costituisce uno degli aspetti predominanti della mia scelta sacerdotale. Certamente questa decisione avviene anche in un momento molto delicato e importante (a seconda delle interpretazioni) della mia vita, ma non è sicuramente una fuga per star meglio. Il buon senso dovrebbe far capire che in Moldavia non si sta certamente meglio, anzi ci sono maggiori disagi, maggiori difficoltà, maggiore povertà… soprattutto in Moldavia ci sono delle scelte che ti coinvolgono. Basti dire che io dovrò imparare a spalare la neve, ogni mattina, per uscire da casa; sono piccole cose che prima non facevo perché forse il primo gesto del prete che esce da casa è quello di condividere un caffè con gli amici. Lì non c’è tempo: se la neve diventa ghiaccio da casa non si esce più.

In che cosa consisterà il nuovo ministero pastorale che svolgerai in Moldavia?

Vado a coordinare le attività che ho svolto fin’ora cioè le strutture della Fondazione “Regina Pacis” che sono sul territorio: i bambini di strada, gli anziani, le mense e soprattutto le ultime due strutture, cioè il “Cenacolo Regina Pacis” (casa di spiritualità) e una struttura sociale in un villaggio lontano dalla Capitale. È chiaro, inoltre, che sono lì per servire la Chiesa. Il vescovo locale, mons. Anton Cosa, mi ha già coinvolto in alcuni incarichi particolari che mi vedono impegnato nel sociale e in tutte quelle nuove attività che con la mia presenza stanno per nascere nella Chiesa moldava. Porto con me un bagaglio di esperienze molto elevato: il servizio a mons. Mincuzzi e mons. Ruppi mi ha dato la possibilità di crescere e di capire tanti aspetti della vita diocesana. È stato, tutto questo, una scuola di vita che mi permette di poter servire oggi, con maggiore potenzialità, questa Chiesa che vede in me un punto di riferimento. Sarò in Moldavia “per servire e non per essere servito”.

Parlaci della gente che incontrerai e della situazione della Chiesa moldava.

La gente che incontrerò è la gente che ho conosciuto qui lungo le coste, durante gli sbarchi cioè gente sofferente e povera; gente umile e, al contempo, meravigliosa con la quale ho condiviso tutti questi anni; gente che fa parte della mia attività quotidiana. È chiaro che diverrò parte di loro, diverrò uno di loro. Ecco perché io vado nella Chiesa moldava dove i cattolici sono appena lo 0,5% (poco più di 20.000 abitanti), dove i cattolici sono una minoranza e dove la minoranza dell’essere cattolico sarà un’ottima scuola di vita. Ci saranno sicuramente momenti difficili, ci sarà la solitudine perché si vive in un modo completamente diverso, dove la solitudine, il freddo, il disagio, la mancanza di tante comodità che forse si hanno nelle nostre città non ci saranno. Ma fa parte della scelta il comprendere che si va lì per essere pronti a dare il meglio di se stessi accettando, anche, la condizione di una Chiesa. I preti non sono molti, anzi sono pochi, così come poche sono le vocazioni religiose; il vescovo è abbastanza giovane, ma anche molto integrato sul territorio. C’è un Chiesa in cammino, una Chiesa fatta di tante lingue (basti pensare che la domenica bisogna celebrare in tedesco, inglese, russo, ucraino, modavo e italiano). Questo fa comprendere che il dono di sé e il contatto con questa realtà diventa un’occasione per crescere. La Chiesa cattolica è una piccola realtà, ma attenzione: l’azione sociale della Chiesa cattolica e della fondazione “Regina Pacis” oggi è un punto di riferimento anche per il Governo con il quale noi collaboriamo per tante attività. Si pensi alla legge sul volontariato, alla commissione sul traffico degli esseri umani, alla commissione sui carichi umanitari: tutto ciò si conquista attraverso una presenza attiva; l’essere cattolico in minoranza significa essere maggiormente responsabili dando il meglio di se stessi.

Il tuo sacerdozio, certamente, sarà vivificato dalla missio fidei donum: quali aspetti della vita presbiterale saranno accresciuti maggiormente?

Certamente bisognerà vivere intensamente la comunione ecclesiale. Noi viviamo in una terra dove i preti sono sparsi. Ci sono sacerdoti che per raggiungere la diocesi devono fare 200 Km di neve e ghiaccio: mi attende un cammino verso questi preti perché ciò che mi chiederà il vescovo locale è proprio una maggiore presenza in diverse realtà lontane della diocesi, lì dove c’è da portare azione di carità. Il coordinamento dell’azione sociale significa essere presenti ovunque, dal Nord al Sud, dalle montagne alle pianure, ma sempre per offrire collaborazione e condivisione attraverso disagi facilmente immaginabili. È determinante la comunione perché le difficoltà che vivono i preti ci devono portare a comprendere maggiormente che cosa significhi la comunione ecclesiale.

Sono sempre più numerosi i fedeli laici che desiderano compiere una scelta missionaria accanto ai presbiteri fidei donum o ai missionari religiosi. Che cosa ti senti di dire ai sacerdoti e ai laici diocesani che meditano di dedicarsi al servizio della Chiesa come fidei donum?

La dimensione missionaria è tra gli aspetti più belli e interessanti della Chiesa cattolica, ma non deve rappresentare una evasione dalla propria realtà diocesana. Fare il missionario per fuggire dai disagi della propria Chiesa locale o dalle incomprensioni è indice di non aver compreso che cosa significhi essere fidei donum. Un laico, un religioso, una religiosa o un prete che sceglie di essere missionario lo fa perché crede che la missione è un dono per la Chiesa da cui proviene. Per cui, il fatto che io vada in Moldavia a servire quella Chiesa non significa che abbandono la diocesi di Lecce, ma significa che vado in Moldavia per servire maggiormente la mia Chiesa di Lecce e per rappresentare in quella Chiesa un elemento nuovo di servizio e disponibilità. Ritorno a dire che io esco da un momento molto difficile della mia vita sacerdotale, ma proprio per questo io mi sento ancora più legato a Lecce e sento che questo servizio in Moldavia rappresenterà uno dei momenti di maggiore donazione e disponibilità per questa Chiesa che ringrazio per tutto quello che ha fatto per me e che credo, ne sono convinto, avrebbe preferito maggiormente la mia permanenza. Ma oggi è necessario fare delle scelte di distacco, di silenzio, scelte di servizio per poter continuare serenamente a servire i poveri e soprattutto per giungere ad obiettivi interiori che io vado ricercando inerenti una rilettura totalmente diversa della mia esistenza. Purtroppo ho vissuto vicende che mi hanno fatto veramente soffrire; allora per scrollarmi di dosso non la sofferenza, ma le vicende, devo intensificare il mio servizio sacerdotale.

Che cosa ti porterai nella valigia di ciò che la diocesi di Lecce ti ha donato in questi anni?

Intanto sono contento di dire che non mi porto nulla di materiale perché non ho nulla. È questa la cosa interessante: non faccio fatica a lasciar nulla perché non ho una casa, non ho una macchina, nulla! Ho quelle cose personali che ognuno di noi può avere, quindi è facile chiudere la valigia e partire. Però lascio una famiglia, lascio una madre, lascio tanti amici, lascio tante persone che mi vogliono bene e lascio anche tante sofferenze. Ecco perché il mio è un andare, ma non un fuggire, è un andare per essere maggiormente servo di questa terra e per far comprendere come i poveri non sono oggetto di un mercato, ma sono il pane quotidiano al quale io ci tengo. Visto che hanno fatto di tutto per non farmi servire i poveri in questa terra, la vocazione verso i poveri - che è vocazione alla povertà - si apre per me nella terra di Moldavia, terra ancora più difficile, ma la difficoltà intensifica il mio entusiasmo e soprattutto la convinzione che devo partire. È chiaro che mi mancheranno tante cose dal punto di vista umano, forse anche tante piccole cose di ogni giorno, ma questo fa parte della scelta. Importante è che non manchi il coraggio di essere prete, di servire i poveri e di andare avanti con quella determinazione e quella passione che dovrebbero contraddistinguere ogni uomo di Dio.

Il ricordo più bello che metterai in valigia?

È il centro “Regina Pacis”, una foto che porto con me e che rappresenta il mio sacrificio di ogni giorno. O forse, diciamolo pure, la croce sulla quale ho “appeso” il meglio di me stesso.

Quali saranno i rapporti con la diocesi di Lecce?

Tornerò spesso a Lecce, anche perché il fidei donum si attiva attraverso l’accordo tra due chiese; l’accordo va rispettato e io, periodicamente, tornerò qui visto che devo curare alcune attività anche nella nostra diocesi. Per il resto sarà un rapporto molto tranquillo e sereno. Chiaramente mi attendono i primi sei anni e poi certamente gli altri sei successivi di intenso servizio in Moldavia. Forse ritornerò qui con la barba bianca, se ritornerò… vedremo. Non ipotechiamo il futuro! Io so solo che tra qualche giorno parto, poi non si sa: ho sempre ammirato l’imprevedibilità di Dio, il quale chiede le cose e chiede proprio ciò che qualcuno non si aspetta.

A te, molto liberamente, la conclusione.

Chiudo chiedendo a ognuno che non si dimentichi di me, sapendo che in Moldavia c’è spazio per tutti, c’è la possibilità ugualmente di vivere insieme esperienze di missionarietà e di volontariato. Chiedo, soprattutto, che non si disperda tutto quel valore di carità che in questi anni è stato con tenacia portato avanti. Chiedo alla Chiesa di Lecce di continuare ad amare sempre di più i suoi preti e i suoi vescovi che molte volte, anche nella sofferenza, hanno saputo manifestare e donare il meglio di se stessi. È questa la forza della Chiesa: soffrire per far crescere gli altri. Allora anche io continuo a soffrire per far crescere gli altri.

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Commenti al Post:
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Anonimo il 08/12/07 alle 11:43 via WEB
oh, hai visto? al nuovo fidei donum hanno regalato una partenza... scoppiettante! noodless78
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 21:38 via WEB
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog Napoli Romantica...
 
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