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Creato da: pieroal_1972 il 23/06/2011
suoli ed impronte

 

 
« iniziamoVivere secondo se stessi... »

Cosa stiamo diventando?

Post n°2 pubblicato il 30 Giugno 2011 da pieroal_1972
 

Non è facile parlare della guerra in Libia. Non è facile perché, per i tanti motivi che sappiamo, rischiamo di andare a scambiare opinioni inutili con chi non sa neanche di non essere informato correttamente. Al massimo, il tutto morirebbe in uno sfogo sterile che originerebbe, né più né meno, che dalla cieca fiducia riposta, inconsapevolmente o meno, nel personaggio politico che più ci è simpatico.

Ma una riflessione ci tocca pur farla: siamo gli abitanti di quel popolo che sta partecipando attivamente alla guerra!

L'altro giorno ripensavo a quando tutto il nostro governo, divisissimo (almeno ufficialmente) in tutto, abbia candidamente ed unitamente votato per l'ingresso in guerra (perché i sostantivi esistono e si devono usare quelli giusti). Poche le voce contrarie fuori dal coro e, tra le tante... La Lega.

Bene, meno male, forse non tutto è perduto, pensavo nei giorni immediatamente precedenti la decisione... Ed il motivo della loro contrarietà lo sappiamo tutti, suona più o meno così: “in seguito ai bombardamenti ci sarà un notevole incremento di migrazione verso l'Italia”.

Ah, sapete, vi dico una cosa di me: io sono un ottimo traduttore. Quindi ho tradotto dal politichese all'italiano ed ho ottenuto questa versione: “i civili che non moriranno sotto i nostri bombardamenti verranno in Italia!”.

 

Ora su questa cosa tocca rifletterci. La prima riflessione tocca farla facendoci raccontare, da chi la ricorda, la guerra del 45 quando i bombardati eravamo noi. Poi la seconda riflessione. Non solo siamo guidati da persone che ci hanno riempito i tubi catodici di balle tipo “i diritti del popolo libico che vuole la sua libertà vanno tutelati”, non solo non ci hanno chiesto cosa ne pensavamo della cosa, allucinante, chi non è d'accordo non lo è perché i sopravvissuti verranno a cercare riparo da noi!

Giusto per rincarare la dose, noi sappiamo tutti come la Libia fermava i clandestini diretti in Italia: lasciandoli morire nel deserto.

La questione quindi è: se già non lo siamo diventati, cosa stiamo diventando?

 



Il post è finito ma, un po' di documentazione, giusto per rinfrescarsi le idee, l'ho raccolta.

 

(1) Facciamo un passo indietro, a prima dello scoppio della guerra: prendo un articolo di un giornale a caso, è datato 30 agosto 2008, segue il link.

Articolo Corriere della Sera

Ne anticipo l'incipit:

BENGASI - Grazie al trattato siglato oggi, l'Italia potrà vedere ridotto il numero dei clandestini che giungono sulle nostre coste e disporre anche di «maggiori quantità di gas e di petrolio libico, che è della migliore qualità»: questo il commento del premier Silvio Berlusconi, che ha firmato oggi con Gheddafi a Bengasi il trattato di «amicizia, partenariato e cooperazione» tra Italia e Libia.

 

Ed imperdibile un passo del paragrafo finale:

BOSSI - Il leader della Lega, Umberto Bossi, giudica positivamente l’accordo raggiunto tra Italia e Libia. «Va bene l’accordo con la Libia perché la Libia fermerà gli immigrati clandestini invece di mandarli qui - ha detto Bossi parlando ad una manifestazione della Lega a Melzo - perché da lì che arrivano tutti gli extracomunitari. Mi sembra che ci sia un’azione della Libia per i clandestini che vengono qui. Ciò sarebbe un aiuto insperato e positivo»

 

(2) Arriva poi la messa in opera dell'accordo. Per chi non fosse di questo pianeta o per i pochi che fossero ancora convinti della bontà dell'accordo, offro l'occasione di documentarsi.

Inizio con un articolo dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, datato 19 gennaio 2010, che potete trovare al link sotto. Il titolo non ha bisogno di commenti: La Libia uccide e deporta i migranti . Cause ed effetti di un “successo storico” nella lotta all’immigrazione irregolare.

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=760&l=it

L'Espresso, 14 gennaio 2010, pubblica un articolo dal titolo: Morire nel deserto.

C'è anche un video per chi se lo fosse perso.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morire-nel-deserto/2119367

 

 

 
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