Creato da Erikasimo il 15/06/2011
 

Pinkissimo

il mondo delle donne

 

 

Pet-therapy: benefici per soggetti con difficoltà

Post n°15 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da Erikasimo
 
Foto di Erikasimo

La pet-therapy ormai è largamente usata anche in Italia. Recentemente molti centri e molti comuni italiani hanno deciso di adottare la terapia integrandola nei programmi rivolti alla comunità disabili e i risultati sono entusiasmanti.

Apripista in questo campo è stato il Comune di Montesilvano, nel pescarese, primo d'Abruzzo a sperimentare la tecnica pet-therapy.

Ben 29 persone hanno partecipato con passione al progetto. L'età dei partecipanti è stata estremamente variabile: da bambini di 18 mesi a ragazzi 26enni, tutti affetti da molteplici disturbi.

In base sia all'età che ai disturbi gli utenti son stati divisi in 8 gruppi e tutti hanno partecipato a due sedute settimanali della durata di un’ora.

Caterina Di Michele, presidente della Cooperativa Diapason che ha condotto il progetto, spiega che "quest'anno il filo conduttore delle attività con gli animali è stata la relazione inter e intraspecifica, ovvero la stimolazione in primis e la relazione tra gli utenti (soprattutto quelli nuovi) e gli operatori".

Ciascun utente poi è stato seguito da due professionisti e ciascun professionista ha seguito in media 2 utenti. I risultati sono stati entusiasmanti. L'obbiettivo infatti era quello di rafforzare la fiducia reciproca in modo da migliorare anche il rapporto con gli animali. Ciascun individuo infatti, rafforzando la fiducia reciproca impara anche a percepire i comportamenti da assumere con l'altro sia che si tratti di un essere umano, sia che si tratti di un cane o di un gatto.

Se dunque il tuo Comune non offre questa possibilità, prova a contattare l'associazione disabili più vicina e a proporre in gruppo il progetto. Il beneficio che potrebbe trarne tuo figlio è davvero grande.

 
 
 

Menopausa ed armonia interiore

Post n°14 pubblicato il 06 Ottobre 2011 da Erikasimo
 
Foto di Erikasimo

La menopausa è lo spauracchio di molte donne. L'idea di ingrossarsi fa paura proprio a tutte e così per anni è dilagata la terapia ormonale sostitutiva… Ma oggi i numeri sono in calo. Per alcuni medici si tratta di un semplice "aumento del buon senso".

In realtà persino i medici prima erano convinti che la terapia ormonale rallentasse tutti i processi di invecchiamento riducendo anche i rischi di infarti, ictus, demenza senile e tutti i malanni tipici della terza età. Nel 2002 però lo studio WHI (Women Health Initiative), che doveva dare una conferma positiva dei benefici della terapia ormonale sostitutiva, fu interrotto prima del tempo in quanto tra le oltre 160 mila ultracinquantenni seguite dagli esperti, quelle in cura ormonale non solo non avevano meno infarti, ma correvano un maggior rischio di andare incontro a un tumore del seno. Tutto questo fu messo in evidenza dopo soli 5 anni dall'inizio dello studio.

Subito dopo lo studio non solo ci fu un crollo delle vendite di ormoni che allarmò sicuramente le case produttrici, ma anche una riduzione di diagnosi di tumore al seno.

Nel 2000 circa il 7% di donne italiane sopra i 50 anni ricorreva alle terapie ormonali per contrastare e ritardare gli effetti "ultra-large" della menopausa. In America circa la metà delle donne sopra i 50% nello stesso anno ha fatto le medesime terapie ormonali.

Oggi invece la percentuale è sensibilmente ridotta, fanno notare gli esperti. I dati sono quelli dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali OsMmed. I motivi possono essere tanti: la crisi da un lato, le priorità dei figli dall'altro hanno fatto il loro gioco. Ma tra le motivazioni che hanno sensibilmente influito sicuramente c'è stato il boom delle cure naturali: l'idea di armonizzare il corpo sia nei suoi cicli quotidiani, che stagionali è un principio che sta sempre più dilagando. I medici parlano invece di un contagio di "buon senso". Ma perché proprio buon senso? Le terapie ormonali non sono salutari forse? La terapia ormonale presenta sicuramente molti benefici soprattutto estetici, ma non è priva di rischi.

Vivere la terza età con armonia, rispettando il proprio corpo che sta cominciando un nuovo ciclo dunque è semplicemente un sintomo di buon senso. In fondo per godersi al meglio la vecchiaia e al contempo diminuire i danni settici basta fare un po’ di allenamento in più e prendersi cura delle proprie ossa e della propria pelle.

 
 
 

Tatuaggi provvisori, attenti ai rischi

Post n°13 pubblicato il 04 Ottobre 2011 da Erikasimo
 
Foto di Erikasimo

Spesso sono un divertimento per i bambini o un vezzo per il look femminile. I tatuaggi adesivi non sono eterni, ma nemmeno innocui: potrebbero infatti essere all'origine dell'eczema allergico.

Sotto accusa sono soprattutto quelli neri, a causa della loro composizione: petrolati e molte sostanze tossiche che potrebbero predisporre il soggetto a diversi tipi di intolleranza cutanea. E' possibile in particolare lo scatenarsi di dermatiti allergiche, cioè reazioni infiammatorie della pelle causate da una ipereattività di alcune cellule del sistema immunitario ad una determinata sostanza.

Secondo l'Agenzia francese della sicurezza sanitaria, i tatuaggi finti possono essere all'origine anche dell'eczema allergico, che può portare dritti all'ospedale. La sostanza responsabile è la parafenilendiammina (PPD), aggiunta all'henné per dare il colore nero che è più apprezzato del colore abituale, che varia dal bruno all'arancio.

 
 
 

Il cervello sogna ad occhi aperti

Post n°12 pubblicato il 16 Settembre 2011 da Erikasimo
 

Sei un’inguaribile sognatrice? Da una recente analisi scientifica pubblicata su New Scientist emerge che il cervello ha bisogno di fantasticare ad occhi aperti.

Anche quando non stiamo facendo nulla o stiamo dormendo il cervello ha assoluta necessità di lavorare. In effetti gli studiosi sanno da almeno 60 anni che il cervello consuma più ossigeno quando riposiamo ad occhi chiusi rispetto a quando siamo svegli, a quando lavoriamo o facciamo le faccende domestiche. Una cosa abbastanza strana. 

E' stato il ricercatore Marcus Raichle, della Washington University di St.Louis, a scoprirne la causa. Quando riposiamo e oziamo entra in funzione una parte del nostro cervello che attiva una gran quantità di neuroni.

La scoperta venne fatta dapprima nel 2001 da Raichle e Shulman. I ricercatori scoprirono che il cervello quando non è chiamato a nessun compito è impegnato in una sorta di "solitario interiore". In questo modo si mantiene attivo nelle sue connessioni elettriche per potersi attivare quando viene chiamato in causa.

Le parti del nostro cervello coinvolte in questa attività solitaria sono quelle deputate al giudizio di ciò che è buono e ciò che è cattivo oltre che alcune parti della memoria. E' per questo che i ricercatori affermano con gran convinzione che il cervello quando è "solo" comincia a fantasticare e questo succede a tutti, ma proprio tutti.

Non importa quanto tu sia distratto o smemorato. Quest'attività cerebrale è comune a tutti e sembra essere una necessità per il nostro cervello. In questo modo infatti il cervello mantiene attive alcune zone per salvaguardare le sue connessioni, per prepararci ai mondi possibili che potremmo sperimentare oltre ad immagazzinare quanto già vissuto.

Altri studiosi invece pensano che il cervello cataloghi le nostre esperienze secondo la nostra prospettiva personale dal momento che questa caratteristica è comune anche alle scimmie anestetizzate.

Una cosa è certa: da oggi in poi non dovrai più preoccuparti se avrai la testa sulle nuvole. Probabilmente anche una piccola distrazione servirà a nutrire il cervello.

 
 
 

Perversioni femminili: quando lo sono davvero?

Post n°11 pubblicato il 31 Agosto 2011 da Erikasimo
 
Foto di Erikasimo

Nell’immaginario comune si utilizza spesso il termine perversione per indicare delle pratiche sessuali che vanno fuori dagli schemi moralmente accettabili. Ma cos’è la perversione?

 La perversione è una vera e propria patologia, che viene definita dal DSM IV (il manuale diagnostico che classifica i disturbi mentali) come “fantasie, impulsi o comportamenti ricorrenti che riguardano oggetti inanimati, la sofferenza e l’umiliazione di se stessi o del partner o bambini e altre persone non consenzienti. Tale patologia, spesso, viene attribuita al genere maschile; tuttavia anche le donne possono avere delle perversioni sebbene queste si prefigurano in maniera molto diversa.

 Helen Singer Kaplan si interessò per prima delle perversioni femminili, chiarendo come la fissità e la ripetizione ossessiva di alcune pratiche sessuali imprigionano e vincolano un individuo a determinati riti e possono essere considerate le caratteristiche principali delle perversioni. Inoltre, la nota psichiatra americana afferma che le perversioni maschili e femminili si presentano in maniera molto diversa, in parte perché lo stereotipo sociale di genere è messo in primo piano dalla perversione. Nell’uomo c’è l’esagerazione del maschilismo e del potere narcisistico, mentre nella donna sono accentuati aspetti di sottomissione.

Notoriamente le virtù che rendono desiderabile una donna sono l’essere una buona moglie, una buona madre o figlia. La fissità di questi stereotipi portano alla perversione: non è il mettere in atto comportamenti devianti piuttosto l’autosvalutazione nella propria femminilità per non essere considerata un’usurpatrice del potere maschile.

 Ci sono altri tipi di perversione poco collegabili all’eccitazione sessuale quali: infliggersi ferite, strapparsi i capelli in modo coatto, collezionare fallimenti sentimentali, mascherarsi con abiti e trucco, il dominio esercitato sulla persona amata, la cleptomania, la sottomissione estrema. Anche se nella perversione femminile non è rintracciabile facilmente un collegamento con la sessualità, sono presenti fantasie, motivazioni e travestimenti analoghi alle perversione maschili. Queste vengono spostate su un “feticcio” che permetta di scindere gli aspetti positivi e negativi e ad evitare il senso di colpa e la vergogna.

 
 
 

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