Un blog creato da civile_osservatrice il 08/01/2008

con le pinze

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L'incontro vero!

Post n°9 pubblicato il 04 Marzo 2008 da civile_osservatrice
 
Tag: l'amore

Sono stata per giorni e giorni, tartassata da telefonate, lettere e fiori. Si anche fiori. Un giorno rientrando in ufficio dalla pausa pranzo trovai un mazzo di rose rosse sulla mia scrivania. Con un biglietto. Il messaggio era chiaro: torna con me. Ricominciamo.
Come sapeva toccare dei punti deboli del mio essere quando voleva. Filippo era un demonio in questo. Ma sapeva anche lasciarmi ammuffire in settimane di noia e ripetitività. Per di più mi sentivo forte della mia attrazione per Willy. Decisi di fare il passo. Lo chiamai e mi feci invitare a bere qualcosa. Mi acceertai che fossimo solo io e lui. Non volevo ritrovarmi nuovamente in una situazione come quella del circolo bocciofili. I giorni passarono e arrivò la sera in cui ci saremmo incontrati a "bere" qualcosa.
Mi passò a prendere a casa. Avevo indossato il mio vestito leggero molto sexy e le scarpe nuove. Per ogni evenienza avevo portato anche una giacchetta per il fresco.
Lui era vestito come sempre, un paio di jeanz, una maglietta bordeaux e le scarpe da ginnastica rosse. Aveva una faccia da bambino felice e mi riempì di complimenti.
Andammo in una piazza in centro e ordinò una birrà rossa. Io un succo di frutta, ma poi maliziosamente bevvi un po' della sua birra. Parlammo di cose leggere per un paio d'ore, poi dopo una passeggiata nei vicoli, ci avvicinammo alla macchina. In quel momento mi batteva forte il cuore e avevo paura a guardarlo per evitare che si intuisse. Quando mi decisi a guardare i suoi occhi, mi abbracciò e ci baciammo.
Un Bacio memorabile. Avevo le sue mani grandi, ma delicate ovunque, la sua bocca fresca mi faceva sentire unica, desiderata. Per un attimo la immaginai altrove e un brivido mi scosse. Delicatamente Willy si staccò e mi tolse una ciocca di capelli dal viso. Non ricordavo di aver mai desiderato qualcuno come in quel momento...

 
 
 

inattesi risvolti

Post n°8 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da civile_osservatrice
 

Filippo scelse una pizzeria vicino casa mia. Come al solito non aveva molto gusto, ma l'aria tiepida e la determinazione a fare ciò che mi ero decisa a fare facevano sembrare quel posto squallido il luogo ideale per la fine di una storia.
Filippo era già alla pizzeria, quando arrivai. Si era messo la giacca e profumava. Si era sbarbato e aveva una luce nuova nello sguardo.
Io non mi ero vestita diversamente da come ero andata in ufficio. Non ero passata nemmeno da casa per darmi una rinfrescata. Ci sedemmo in un tavolino appartato, dopo un bacio impacciato. Mi accorsi che non ci prendevamo un momento come quello da parecchio tempo. Non staccava gli occhi dai miei nemmeno per un secondo. Ordinammo la pizza, impiegai i miei soliti dieci minuti per scegliere, lui aveva le idee chiare. Una birra e una pizza quattro stagioni. Il solito. Affidabile nei gusti. Io volitiva, ma solo apparentemente. Alla fine il range di scelta è piuttosto stretto. Sono due o tre i tipi di pizza che prendo. Inizia un dialogo che ancora oggi mi pare surreale.

- Come sei bella!
- Ti sei tagliato la barba.
- Già.
- Hai messo la giacca che avevi al matrimonio di Alessandro.
- Si. L'hai notato?
- Già.
- Sai è un po' che devo parlarti...
- Anche io.
- Vuori parlare prima tu?
- No, dimmi prima tu quello che volevi dirmi.
- Ma io preferirei che parlassi prima tu.
- Non facciamo i bambini dai. Prima tu.
- Ricordi quando facevamo così quando ci sentivamo per telefono?
- Si. Non lo sopportavo.
- Va bene allora parlo prima io.
- Ok. 
- Senti mi sono reso conto che non possiamo andare avanti così per sempre.
- (annuisco) 
- Ormai siamo fidanzati da troppo tempo.
- (continuo ad annuire)
- Perciò è arrivato il momento di mettere il punto.
- Mi hai tolto le parole di bocca.
- Vuoi sposarmi?
- (sbianco)
- Hai capito bene. Sara vuoi sposarmi?
- Sono senza parole
- (Estrae dall'interno della giacca un inequivocabile pacchetto dove all'interno c'è sicuramente un anello) Questo ce l'ho da un po'. Aspettavo il momento giusto per dartelo.
- (degluttisco a vuoto un paio di volte) Non posso accettarlo.
- Cosa?
- Si Filippo, non posso.
- Perché?
- Perché non possiamo sposarci.
- Cosa dici. Perché non possiamo?
- Perché non voglio sposarmi.
- Possiamo convivere.
- Nemmeno.
- Non vuoi più stare con me?
- (un lacrimone mi solca la guancia) Si.
- Perché organizzare tutto questo? Per lasciarmi?
- Si. Avresti preferito un sms o una telefonata?
- No, ma perché farmi credere che era una serata speciale?
- Non ho fatto nulla per fartelo credere.
- No?
- No.
- Vuoi lasciarmi?
- Si, mi dispiace.
- Ho capito è per via di quel tipo a lavoro.
- No, non c'entra niente.
- Come no. Sempre la stessa storia. Winky di qua Winky di là...
- Willy.
- Cosa?
- Ho detto che si chiama Willy, non Winky.
- Vedi? E' come dico io. ti sei presa una cotta per lui e ora lasci me. Ma chi te lo dice che è quello giusto?
- Nessuno.
- E allora perché lasci me per lui?
- Perché su di te ho la certezza che non sei quello giusto!
- Perché ferirmi?
- Non voglio ferirti, ma mi ferisce ciò che pensi di me.
- Cosa credi che stia pensando di te?
- Che ti lascio per un altro.
- E invece?
- Non è così. Avrei dovuto lasciarti tempo addietro, lo ammetto, ma non ci riuscivo. Mi sentivo... Mi sento in colpa. Nessuna storia dovrebbe essere scandita da sensi di colpa. E' innaturale.
- In colpa per cosa?
- Che non ti amo più e che tra noi non c'è più attrazione.
- Ma l'amore non è immortale, si trasforma in altro...
- In cosa? Io tra noi vedo solo abitudine, sopportazione malcelata, fastidio. Devo continuare?
- No Sara, basta così.
- L'ultima cosa che voglio è farti del male.
- Me ne stai facendo dicendomi queste cose.
- Te ne farei di più se continuassi nella farsa che è diventata il nostro rapporto.
- Sono sicuro che mi rimpiangerai.
- Spero di no.
- Credo di si. Non è facile stare con te.
- Grazie.
- E' solo la verità. Willy lo sa che soffri di cuore?
- No. Perché dovrei diglielo?
- Perché quando lo scoprirà fuggirà. Scapperà come faranno tutti. Eccetto me. Io sono rimasto e il tuo ringraziamento è stato quello di scaricarmi quando hai trovato uno che ti interessa più di me.
- Continui con questa storia?
- Certo. Non ci vuole un genio per capirlo.
- Tu non sei mai stato un genio, ma nemmeno io. Semplicemente ti sto dicendo che la nostra storia è arrivata ad un punto morto da tempo e sposandoci non cambierebbe nulla.
- Ci hai scopato?
- CON CHI?
- Con il bel Willy!
- Per tua informazione: primo! Willy non è bello; secondo non ci ho scopato ancora e non è assolutamente mia intenzione farlo con lui e tantomeno con chiunque altro fintanto che sto con te; terzo, non pensavo pensassi a me in questi termini. Ora ti dico una volta per tutte che mi alzerò e me ne andrò a casa. Non voglio essere seguita e non vogliol scenate sotto casa mia.
- Aspetta. Parliamone.
- Non voglio essere insultata oltre. Ti senti ferito e hai le tue ragioni. Mi dispiace. Sono sicura che troverai una parola d'aiuto nelle tue numerose amiche al pub. Da oggi non esisto più.

Mi sono alzata e me ne sono andata! Mentre entravo nel portone di casa, il cellulare ha preso a suonare. Convinta che fosse Filippo ho risposto senza guardare il display e:
- Se ora cominci così sei sulla strada sbagliata! Non rompere e basta!
- Ops. Devo aver sbagliato numero o momento.
- Ma chi è?
- Sono Willy, cercavo Sara.
- Ciao... Sono io. Scusa. Pensavo fosse un'altra persona.
- Immaginavo, non deve esserti molto simpatica quest'altra persona.
- E' una storia lunga poi ti spiego. Come mai questa telefonata?
- Volevo invitarti alla mostra di un mio amico pittore. Forse metteremo in scena una piccola rappresentazione teatrale, ma ti ho scritto una mail più completa. Solo che è per domani e volevo avvertirti tempestivamente.
- Grazie, hai fatto bene. Però domani temo che non potrò.
- Mi dispiace. Non ti preoccupare.
- Devo andare a cena con mia sorella che mi deve parlare.
- Beh, venite dopo cena allora. O meglio ancora, c'è un ristorante molto buono nei pressi del locale dove si terrà la mostra. Sarete dietro l'angolo e potrò offrirvi una birretta o un calice di buon vino subito dopo il vostro conciliabolo.
- Il nostro conciliabolo? Ma come parli?
- Una citazione da Stephen King.
- Ci penso. Lo dico a mia sorella e ti farò sapere.
- Ok. Buona serata!
- Insomma! Non credo che sarò dell'umore adatto per apprezzare la serata.. Posso farti una domanda?
- Certo.
- Chi ti ha dato il mio numero?
- Temevo questa domanda, ma non è colpa sua. Sono stato io ad inistere fino allo sfinimento.
- Chi è stato?
- Dimmi che non te la prenderai con lei.
- Ho capito. E' stata la mia adorata collega?
- Lei.
- Non la rimprovererò, ma se lo avessi chiesto a me te lo avrei dato io..
- Lo immaginavo, ma vedi, sono un po' timido.
- Come no. E io sono la principessa sissi.
- Piacere, non sapevo avessi del sangue blu...

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da civile_osservatrice
 
Tag: l'amore

Mi sentivo straziata, divisa in due. Da una parte il principe azzurro che desideravo incontrare e dall'altra l'amore solito, l'amore segnato dall'abitudine.
Willy era molto premuroso, mi mandava delle mail divertenti con sfondi bellissimi, Filippo si stava ingelosendo, perché ogni tanto mi scappava il nome di Willy nelle nostre conversazioni. Del tipo "sai c'è un mio collega che pratica il buddismo ed è così calmo. Saggio, secondo me dovremmo farlo anche noi". Oppure "Il mio collega Willy mi ha consigliato un ristorantino indiano al centro..." e così via.
Filippo non era mai stato realmente geloso e quella era una "novità" stuzzicante, ma alla fine mi resi conto che dovevo fare una scelta. Non potevo uscire con Willy essendo fidanzata con Filippo. I sensi di colpa mi avrebbero legato nuovamente all'amore sbagliato. Fissai l'appuntamento per la cena con Filippo. Ero convinta l'avrei lasciato durante la cena e lui avrebbe capito!

 
 
 

Mi manchi amor mio

Post n°6 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da civile_osservatrice
 

Mi mancano le risate che cercavi di farmi fare
mi manca la tua energia e la voglia che avevi di me
mi manca dirti che sei un fissato
mi manca sentire il tuo odore dopo l'amore
mi manca la tua voce assonnata di quando tornavi tardi e mi auguravi la buonanotte
mi manca la tua gelosia
mi mancano le tue attenzioni.

L'unica cosa che non riesco a fare è tornare indietro per dirtelo
anche quando mi hai fatto capire che avrei potuto farlo
non me lo sono permesso.
Mi dispiace saperti insoddisfatto di ciò che vivi perché pensi ancora a me
è lo stesso per me
o meglio per una parte di me
quella che non controllo...

 
 
 

L'incontro "casuale"

Post n°5 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da civile_osservatrice
 

L'occasione giusta per incontrarlo, la trovai qualche settimana dopo l'apparizione di Willy. Il capo era deciso a far scrivere agli animatori degli articoli sulla rivista. Il mio compito era quello di illustrare loro cosa scrivere e soprattutto correggere i loro prodotti. In altre parole, riscrivere i loro articoli in modo che fossero leggibili. Presi l'incarico a cuore, ma tenni quasi per ultimo Willy. Contattai per prima la collaboratrice del capo. Colei che cura le escursioni e affida gli incarichi. Le chiesi di scrivere qualcosa sui ragazzi, senza scendere troppo nei particolari. Lei mi disse chiaramente che avrebbe potuto farlo senza problemi, ma che si riteneva una zappa a scrivere. Le risposi che si sottovalutava e che comunque "tentar non nuoce". Mi disse che ci avrebbe provato. Al ricevimento del suo elaborato, mi resi conto che avrei dovuto riscrivere tutto da capo. Aveva ragione lei. Era una zappa. Anche gli altri si dimostrarono all'altezza della loro coordinatrice. Ero terrorizzata dallo scoprire che anche Willy appartenesse alla categoria dei "negati". Rimandavo l'incontro, nella speranza che il capo cambiasse idea. Ma non andò così. Gli commissionai l'articolo, con le stesse premesse che facevo agli altri, su correzioni ed eventuali ristesure. Venne in ufficio e mi portò un floppy.

- Ciao Sara.
- Ciao Willy. Come mai qui? Hai un appuntamento col capo?
- No, ti ho portato il file che mi hai chiesto.
- Di già?
- Beh si l'ho scritto ieri sera. Ma non è stato difficile. Spero che ti piaccia.
- Grazie. Lo leggerò subito.
- Ma che razza di sfondo hai sul desktop?
- Non saprei, questo è il più simpatico che ho trovato nell'hard disk.
- Certo che non rende l'idea di chi utilizza il pc.
- Ne hai di più belli?
- Se mi dai la tua mail, te ne posso spedire di migliori.
- Volentieri.
- Che genere di immagini ti piacciono?
- Non saprei...
- Tramonti? Panorami? Astratti? Quadri d'autore?
- Non saprei davvero, quello che preferisci. Ecco si è aperto il file.
- Piace il titolo? forse un po' troppo cupo, ma l'articolo non lo è.

"Arbeit Macht Frei"
Ovvero cosa si nasconde dietro un innocuo campo estivo...

- Beh il titolo in effetti fa venire i brividi.
- Si, l'ho preso dal cancello di Auschwitz
- Conosco quella scritta "Il lavoro rende liberi"
- Già. E nessuno usciva veramente libero da quel posto.
- Ha delle similitudini con il tuo modo di interpretare i campi estivi?
- Assolutamente no. E' precisamente il contrario. Chi arriva al mio gruppo ha visto che il posto è il meno bello tra i tre, ha visto che gli animatori che li accompagnano sono tutti in tiro e soprattutto sanno che gli altri hanno la tv in camera e altre comodità del genere. Da noi, invece tutti i comfort non ci sono. La tv è bandita, le stanze non hanno le chiavi e la mattina ci si alza prestissimo. In oltre per andare a mangiare occorre fare un chilometro e mezzo in salita. Gli animatori poi, sono molto a mia immagine e somiglianza. Ci tengono poco all'apparenza, ma si divertono tantissimo con loro. Inizialmente non c'è nessuno che vuole venire da noi, perché pensano ad un campo di concentramento, ma dopo i primi due giorni, si rendono conto che sono molto più liberi di quanto non credano. Facciamo molta attività nel bosco e abbiamo un campetto in erba sintetica, pensa che anche le ragazze giocano a calcio dopo la prima settimana...

Mentre mi parlava, vedevo i suoi occhi brillare. Era innamorato del suo lavoro. Mi sarebbe piaciuto esser l'oggetto del suo desiderio.

 
 
 

Prima versione della storia di Willy.

Post n°4 pubblicato il 18 Gennaio 2008 da civile_osservatrice
 
Tag: Voci

Dopo il primo accenno da parte di Claudia, la mia collega informata su alcuni risvolti della vita di Willy, cominciai ad incuriosirmi maggiormente sul tema. Claudia, mi aveva raccontato che un amore folgorante aveva indotto Willy a lascirare la sua ex e a impelagarsi in una storia con un'animatrice mezza pazza. L'animatrice in questione, non era rimasta molto simpatica alle persone che l'avevano conosciuta e il tutto era accaduto prima che mi assumessero. Correva voce che i due avevano vissuto la loro storia in segreto. Clandestinamente, perché lei non riusciva a lasciare il suo ragazzo. Era chiaro che la ragazza aveva perso la testa meno di quanto non l'avesse persa lui per lei, pensai di primo acchitto. Ma la storia continuava con risvolti sempre più intimi. Si vociferava che lei dopo un paio di mesi lasciò il suo ragazzo e annunciò a Willy di essere in stato interessante. "Occazzo" pensai, "il tipo è papà". Invece no. La ragazza aveva scelto di abortire, lasciando Willy. Lui ci era rimasto malissimo ed era sprofondato in una depressione senza precedenti. Nessuno l'ha rivisto per quattro o cinque mesi. Quando riapparve, sembrava un altro. Simpatico come sempre, ma più riservato. Sul lavoro niente di nuovo, il solito Willy, con una marcia in più, sembrava determinato a lavorare come un pazzo. Accettava tutti gli incarichi. Quello era il Willy che avevo conosciuto. Claudia, mi confidò che lei a tutte le voci messe in giro non ci credeva fino in fondo. Alla fine dei conti, Willy era tornato e questo sembrava bastare al capo. Se andava bene a lui, sarebbe andato bene a tutti...
Dovevo trovare lo stratagemma per incontrarlo ancora.

 
 
 

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 11 Gennaio 2008 da civile_osservatrice
 

... Ebbene si, avevo il ragazzo quando conobbi Willy, ma questo non mi impediva di pensare a lui. Lo chiamerò Filippo, è meridionale di un paesino sperduto a pochi passi dal mare. Stavo con lui da quasi sei anni. Non lo sopportavo più. Sin dal primo momento in cui ci mettemmo insieme, avevo capito che non era l'uomo della mia vita, ma ho investito così tante energie in quel rapporto, che alla fine ero esausta. Oddio, la nostra storia subiva degli sbalzi di "tira-molla" e "prendi-lascia" da far invidia ai gossip più sfrenati su berkahm e consorte spice. In un paio di queste pause di non fidanzamento, ero perfino riuscita ad avere dei flirt. Uno, il più improbabile, era stato con un tipo che gestiva un ristorante per i genitori in una località turistica. Mi imbattei in questo tipo piuttosto avvenente, ma completamente vuoto, e cercai di togliermi la curiosità di come potesse essere "farlo" con un altro uomo, visto che allora, lo facevo solo con lui da circa cinque anni. Il caso volle che il bel ragazzo in questione, fosse piuttosto egoista come il mio ragazzo. Ostinatamente egoista e particolarmente sbrigativo. Non volendo mi ero imbattuta in un "prototipo". Non volendo? O forse era proprio quello che voleva il mio inconscio? Non frequento Freud e simili da troppo tempo per incappare in queste riflessioni. Mi sentii usata per l'ennesima volta, ma non ci provai neppure un attimo a desistere. Dovevo credere che fossero tutti uguali gli uomini che venivano a letto con me? C'era qualcosa in me che li spingeva a fare tutti le stesse cose? Tornata in città, mi riavvicinai a Filippo, perché mi venne a cercare lui con promesse di cambiamento. Un copione che conoscevo e che in fin dei conti gestivo meglio di cose sconosciute. Per i primi giorni andò tutto a meraviglia, quando voleva, Filippo sapeva farmi sentire bene. Dopo, routine e dejà-vù. Seguì un'altra pausa durante la quale conobbi un primario. Un giovane primario che durante un party mi spogliò con gli occhi per tutta la sera. Tenuto conto che al suo fianco c'era una donna molto bella, pensai che fosse un porco. Questo pensiero però non mi evitò di finirci a letto. Lo invitai perfino a prendere un caffè da me, quando tutti i miei amici sanno che il mio caffè è una schifezza! Venne e non ci furono preliminari. Era eccitato come un satiro e mi utilizzò come sfogo passionale. Non vedevo l'ora che finisse, mi fece sentire così sporca che non volli più vederlo, nonostante le sue pressioni. Il danno ormai era fatto. Mi sentivo in colpa nei confronti di Filippo. Mi rendevo conto di non amarlo più, non potevo lasciarlo definitivamente. Mi chiamò e ricominciò la tiritera consociuta e collaudata. Quando conobbi Willy ero in una delle fasi "Up" della storia con Filippo, ma stavo covando l'idea del tradimento. Non ne ero cosciente, ma per ora mi affiancavo solo a uomini che mi attiravano fisicamente. Willy non era brutto, non era appariscente, ma aveva un discreto fascino, delle spalle larghe, sguardo dolce ma fiero. Scavava nell'anima dell'interlocutore di turno. Era difficile non sentirmi al centro del suo universo ogni volta che mi guardava. Se avessi dovuto tradire Filippo, l'avrei fatto con uno come Willy.
Purtroppo, però, Willy non mi fece avances e io non ne feci a lui. Ci perdemmo, nonostante  lavorassimo per la stessa ditta, avevamo sedi differenti e io pensavo di non aver lasciato nessun segno nella sua memoria.
Willy rimase un pensiero latente per quasi un anno, durante il quale non ci furono "crisi" con Filippo. Ogni tanto ne parlavo con la mia collega preferita, lei conosceva Willy, e lo riteneva la dolcezza fatta persona. Spiritoso e simpatico, ma sa ascoltare. Un giorno mi raccontò una storia su la vita di Willy, un episodio che aveva sentito da una delle animatrici che aveva fatto uno stage di quindici giorni nel suo gruppo in montagna.

 
 
 

secondo step.

Post n°2 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da civile_osservatrice
 
Tag: l'amore

Inutile dire che Willy era un cane sciolto. Non si piegava al volere della direzione. Seguiva il regolamento interpretandolo. Piaceva ai ragazzi più grandi e i piccoli della ludoteca non vedevano l'ora di fare le attività (ri)creative con lui. Gli animatori lo stimavano e durante le riunioni lo eleggevano a portavoce. Avevo l'impressione che piacesse a più di un'animatrice, pur non avendo i cosidetti "numeri". Non era bello ma aveva un discreto fascino. Non aveva avuto relazioni con nessuna dello staff, ma si portava appresso una certa fama di seduttore.
Somministrai i test alla totalità degli iscritti, ad una buona percentuale dei genitori e alla quasi totalità dei componenti dello staff. Lui, Willy, non si presentò.
Il mio tempo presso quel centro stava finendo, sarei andata alla sede centrale, dove mi aspettavano mansioni di redattrice della rivista edita dalla società di animazione. La mia curiosità per Willy era cresciuta, senza che lo incrociassi più di un paio di volte. Avevo avuto la tentazione di iscrivermi al suo corso, ma il poco tempo e l'affluenza dei volontari al test mi distolsero dal proposito di frequentare "l'ora d'aria" di Willy. Qualche sera prima della fine del periodo di test, mi attardai per salutare Willy. Scese verso le sette, era più di mezz'ora che aspettavo e per poco non se ne andò senza salutarmi. Lo fermai chiedendogli se avesse fretta. Mi rispose di no. Gli chiesi, allora, come mai non si fosse presentato per fare il test, visto e considerato che i suoi ragazzi erano venuti tutti. Mi rispose che se volevo poteva rispondermi dietro un bicchiere di qualcosa di fresco. Accettai l'invito malcelato e finimmo in un centro aggregativo per anziani.

- Allora?
- Allora cosa?
- Come mai non sei venuto in saletta per fare il test?
- Per lo stesso motivo per il quale tu non ti sei iscritta al corso.
- Per mancanza di tempo.
- Esatto.
- Capisco.
- Secondo te, perché ti ho portata qui?
- Perché è il posto più vicino alla ludoteca?
- Non proprio. Ci sarebbe anche il bar di fronte al centro.
- Vero.
- Allora perché anziché in un bar piuttosto elegante, ti propongo un centro che propende più per lo squallido?
- Non trovo affatto che sia squallido, anzi. Trovo che sia grazioso.
- Cosa è grazioso? Guardare i vecchietti che giocano a carte o quegli altri che giocano a bocce e sono costretti ad urlare perché la maggior parte di loro è sorda?
- Trovo grazioso che ci sia del fresco, senza aria condizionata, il tè è fatto come lo prepara mia madre e non è comperato, trovo delizioso il fatto che tutti ti abbiano salutato con sorrisi affabili e chiamandoti per nome.
- Trovi strano che mi salutino?
- No. Ho detto delizioso. E' evidente che ci vieni spesso.
- Fa parte della mia missione.
- Quale missione?
- Cerco di far entrare in contatto due mondi simili ma opposti.
- Ovvero?
- Spesso, do appuntamento qui ad alcuni ragazzi, dopo l'orario di ludoteca.
- E..?
- E lo vedrai da sola tra poco.
Nel giro di qualche minuto, un gruppetto di ragazzi entrò nel centro, sedendosi accanto a noi, ognuno di loro con una sedia. A breve raggiungemmo il ragguardevole numero di una dozzina. Willy prese la parola.
- Allora, cosa prevede oggi il programma?
- Il gioco dei mimi.
Willy si alzò facendo un cenno al barista, il quale asciugandosi le mani al grembiule, si girò verso il bocciodromo gridando qualcosa agli astanti. Poco dopo, sei uomini e tre donne di una certa età si avvicinarono al nostro gruppo.
- Allora, oggi le squadre le faranno, Sandro e Sara!
- No!
Era uno dei ragazzi che protestava, ma con un sorrisino a mezza bocca.
- E' intutile che protesti Sandro, insieme siete troppo forti - Rivolgendosi poi verso la più anziana delle signore. - Per lei non c'è problema vero?
- Si figuri, signor Willy. Non siamo mica fidanzati io e Sandro.
- Immagino, se non sbaglio il suo cavaliere stasera non c'è. Va bene comunque, allora vi prego di fare la conta per vedere chi sceglie per primo.

Non potevo crederci. Quel ragazzo mi stupiva ancora una volta. Pensavo ad un abbordaggio e invece mi trascinava ad un incontro surreale in un centro anziani. Era incredibile come le squadre, miste di anziani e adolescenti, si equilibrassero. La foga che ci mettevano era enorme. L'esultanza per essere riusciti ad indovinare un film era paragonabile alla stessa foga che il mio ragazzo dimostrava per un gol della sua squadra del cuore...

 
 
 

capitolo primo. L'incontro.

Post n°1 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da civile_osservatrice
 
Tag: l'amore

Era estate la prima volta che lo incontrai.
Lui lavorava con i ragazzi, allora. Si occupava d'animazione. Andai in quel centro, in veste di somministratrice di test. Mi presentarono lo staff al completo, ma lui non scese. Così mi dissero che avrei conosciuto più tardi l'ultimo elemento del gruppo. Dal rumore assordante che proveniva dal piano di sopra, pensai che stesse distruggendo qualcosa. Mi informarono che era il giorno della sala musica. Chiesi che tipo fosse, mi risposero "forte, simpatico, particolare, fico" ognuno aveva per lui un agettivo diverso, come se ogni persona lo percepisse in maniera diversa. Una volta finito il baccano, la responsabile della ludoteca mi propose di andare a vedere il piano superiore. I preadolescenti. Mentre salivamo, incontrammo un gruppo di ragazzi che scendeva. I maschi erano sudati, con l'abbigliamento classico stile hip-hop, tra le femmine, tutte sorridenti, qualcuna era sudata. Mi colpì il senso di rilassatezza che regnava tra loro. Ci avvicinammo alla stanza dove un cartello fatto artigianalmente avvisava "stiamo (s)componendo". L'odore di sudore che usciva dalla stanza era mitigato da un'arietta fresca che entrava dall'unica finestra aperta. Lui era lì, stava sistemando la batteria. L'origine del rumore che avevo sentito precedentemente. I capelli scarmigliati, non troppo lunghi, non troppo corti, il pizzetto che gli incorniciava le labbra, gli occhi profondi, dolci, color castagna, con venature giallognole.
- Willy ti presento Sara, la dottoressa che somministrerà i test ai ragazzi, ai genitori e agli operatori che si presteranno.
- Piacere, Sara.
- Piacere Willy.
Mi strinse la mano e fissò i miei occhi. Un sorriso franco, aperto. La salopette blu, con la maglia gialla e le scarpe da ginnastica rosse. Il classico tipo che non ti gireresti a guardare per strada. Mi chiesi cosa avesse di speciale. Ancora non sapevo che sarebbe stato un pezzo importante della mia vita.
- E' da qui che veniva il caos che sentivamo da basso?
- Si. Mea culpa. Ero qui con i ragazzi a fare opera di "libera uscita".
- Cioè?
- Metto i ragazzi, nella condizione di sfogare ciò che hanno dentro.
- Caspita, ne hanno di cose allora.
- Demoni. Soprattutto demoni.
- Demoni?
- Si, paure, rancori, dubbi.. Li chiamiamo demoni, perché così è più facile esorcizzarli. Oggi era il turno delle percussioni. Li faccio suonare tutti contemporaneamente.
- E chi non suona?
- Balla o canta o fa quello che gli va!
- Mi piacerebbe assistere una volta.
- Non c'è problema, nella hall c'è un orario e un regolamento da osservare durante l'ora d'aria. Non devi far altro che leggerlo e iscriverti. Non accettiamo spettatori, solo partecipanti.
- Allora mi leggerò il regolamento e ci faccio un pensierino.
- Se vuoi far breccia nel cuore dei miei ragazzi devi partecipare alle loro attività.
- Devo solo somministrare dei test, non mi serve il loro consenso.
- Ma le loro adesioni si, immagino.
- ...
- Scusa Sara, ma dovremmo scendere, così lasciamo finire Willy.
- Si, scusa Willy.
- Non dovete scusarvi, i ragazzi hanno sistemato quasi tutto, non devo far altro che lavare in terra, poi scendo.
- A più tardi.

Mentre scendevamo, Giovanna, la responsabile della ludoteca, mi chiese cosa ne pensassi.
- Non saprei, non giudico mai le persone al primo sguardo.
- Nemmeno io, ma ti sarai fatta un'idea.
- Forse, ma devo farla decantare. Tu che ne pensi?
- Che è il migliore, se avesse un briciolo di continuità e se non fosse così imprevedibile.
- Che intendi con imprevedibile?
- Lo scoprirai, vedrai.
- Credi che si farà fare qualche test?
- Penso di si.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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ULTIMI COMMENTI

o forse no..
Inviato da: civile_osservatrice
il 08/02/2008 alle 09:14
 
brividi!...forse solo per chi lo passa....
Inviato da: seseisei
il 07/02/2008 alle 12:05
 
grazie...
Inviato da: civile_osservatrice
il 09/01/2008 alle 14:40
 
Bellissimo post. Ti do il mio benvenuto ed un...
Inviato da: semprepazza
il 08/01/2008 alle 18:09
 
 
 
 
 
 
 
 

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