con le pinze
un luogo dove gettare pensieri, parole, esperienze...
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Sono stata per giorni e giorni, tartassata da telefonate, lettere e fiori. Si anche fiori. Un giorno rientrando in ufficio dalla pausa pranzo trovai un mazzo di rose rosse sulla mia scrivania. Con un biglietto. Il messaggio era chiaro: torna con me. Ricominciamo. |
Filippo scelse una pizzeria vicino casa mia. Come al solito non aveva molto gusto, ma l'aria tiepida e la determinazione a fare ciò che mi ero decisa a fare facevano sembrare quel posto squallido il luogo ideale per la fine di una storia. - Come sei bella! Mi sono alzata e me ne sono andata! Mentre entravo nel portone di casa, il cellulare ha preso a suonare. Convinta che fosse Filippo ho risposto senza guardare il display e: |
Mi sentivo straziata, divisa in due. Da una parte il principe azzurro che desideravo incontrare e dall'altra l'amore solito, l'amore segnato dall'abitudine. |
Mi mancano le risate che cercavi di farmi fare L'unica cosa che non riesco a fare è tornare indietro per dirtelo |
L'occasione giusta per incontrarlo, la trovai qualche settimana dopo l'apparizione di Willy. Il capo era deciso a far scrivere agli animatori degli articoli sulla rivista. Il mio compito era quello di illustrare loro cosa scrivere e soprattutto correggere i loro prodotti. In altre parole, riscrivere i loro articoli in modo che fossero leggibili. Presi l'incarico a cuore, ma tenni quasi per ultimo Willy. Contattai per prima la collaboratrice del capo. Colei che cura le escursioni e affida gli incarichi. Le chiesi di scrivere qualcosa sui ragazzi, senza scendere troppo nei particolari. Lei mi disse chiaramente che avrebbe potuto farlo senza problemi, ma che si riteneva una zappa a scrivere. Le risposi che si sottovalutava e che comunque "tentar non nuoce". Mi disse che ci avrebbe provato. Al ricevimento del suo elaborato, mi resi conto che avrei dovuto riscrivere tutto da capo. Aveva ragione lei. Era una zappa. Anche gli altri si dimostrarono all'altezza della loro coordinatrice. Ero terrorizzata dallo scoprire che anche Willy appartenesse alla categoria dei "negati". Rimandavo l'incontro, nella speranza che il capo cambiasse idea. Ma non andò così. Gli commissionai l'articolo, con le stesse premesse che facevo agli altri, su correzioni ed eventuali ristesure. Venne in ufficio e mi portò un floppy. - Ciao Sara. "Arbeit Macht Frei" - Beh il titolo in effetti fa venire i brividi. Mentre mi parlava, vedevo i suoi occhi brillare. Era innamorato del suo lavoro. Mi sarebbe piaciuto esser l'oggetto del suo desiderio. |
Dopo il primo accenno da parte di Claudia, la mia collega informata su alcuni risvolti della vita di Willy, cominciai ad incuriosirmi maggiormente sul tema. Claudia, mi aveva raccontato che un amore folgorante aveva indotto Willy a lascirare la sua ex e a impelagarsi in una storia con un'animatrice mezza pazza. L'animatrice in questione, non era rimasta molto simpatica alle persone che l'avevano conosciuta e il tutto era accaduto prima che mi assumessero. Correva voce che i due avevano vissuto la loro storia in segreto. Clandestinamente, perché lei non riusciva a lasciare il suo ragazzo. Era chiaro che la ragazza aveva perso la testa meno di quanto non l'avesse persa lui per lei, pensai di primo acchitto. Ma la storia continuava con risvolti sempre più intimi. Si vociferava che lei dopo un paio di mesi lasciò il suo ragazzo e annunciò a Willy di essere in stato interessante. "Occazzo" pensai, "il tipo è papà". Invece no. La ragazza aveva scelto di abortire, lasciando Willy. Lui ci era rimasto malissimo ed era sprofondato in una depressione senza precedenti. Nessuno l'ha rivisto per quattro o cinque mesi. Quando riapparve, sembrava un altro. Simpatico come sempre, ma più riservato. Sul lavoro niente di nuovo, il solito Willy, con una marcia in più, sembrava determinato a lavorare come un pazzo. Accettava tutti gli incarichi. Quello era il Willy che avevo conosciuto. Claudia, mi confidò che lei a tutte le voci messe in giro non ci credeva fino in fondo. Alla fine dei conti, Willy era tornato e questo sembrava bastare al capo. Se andava bene a lui, sarebbe andato bene a tutti...
Dovevo trovare lo stratagemma per incontrarlo ancora. |
... Ebbene si, avevo il ragazzo quando conobbi Willy, ma questo non mi impediva di pensare a lui. Lo chiamerò Filippo, è meridionale di un paesino sperduto a pochi passi dal mare. Stavo con lui da quasi sei anni. Non lo sopportavo più. Sin dal primo momento in cui ci mettemmo insieme, avevo capito che non era l'uomo della mia vita, ma ho investito così tante energie in quel rapporto, che alla fine ero esausta. Oddio, la nostra storia subiva degli sbalzi di "tira-molla" e "prendi-lascia" da far invidia ai gossip più sfrenati su berkahm e consorte spice. In un paio di queste pause di non fidanzamento, ero perfino riuscita ad avere dei flirt. Uno, il più improbabile, era stato con un tipo che gestiva un ristorante per i genitori in una località turistica. Mi imbattei in questo tipo piuttosto avvenente, ma completamente vuoto, e cercai di togliermi la curiosità di come potesse essere "farlo" con un altro uomo, visto che allora, lo facevo solo con lui da circa cinque anni. Il caso volle che il bel ragazzo in questione, fosse piuttosto egoista come il mio ragazzo. Ostinatamente egoista e particolarmente sbrigativo. Non volendo mi ero imbattuta in un "prototipo". Non volendo? O forse era proprio quello che voleva il mio inconscio? Non frequento Freud e simili da troppo tempo per incappare in queste riflessioni. Mi sentii usata per l'ennesima volta, ma non ci provai neppure un attimo a desistere. Dovevo credere che fossero tutti uguali gli uomini che venivano a letto con me? C'era qualcosa in me che li spingeva a fare tutti le stesse cose? Tornata in città, mi riavvicinai a Filippo, perché mi venne a cercare lui con promesse di cambiamento. Un copione che conoscevo e che in fin dei conti gestivo meglio di cose sconosciute. Per i primi giorni andò tutto a meraviglia, quando voleva, Filippo sapeva farmi sentire bene. Dopo, routine e dejà-vù. Seguì un'altra pausa durante la quale conobbi un primario. Un giovane primario che durante un party mi spogliò con gli occhi per tutta la sera. Tenuto conto che al suo fianco c'era una donna molto bella, pensai che fosse un porco. Questo pensiero però non mi evitò di finirci a letto. Lo invitai perfino a prendere un caffè da me, quando tutti i miei amici sanno che il mio caffè è una schifezza! Venne e non ci furono preliminari. Era eccitato come un satiro e mi utilizzò come sfogo passionale. Non vedevo l'ora che finisse, mi fece sentire così sporca che non volli più vederlo, nonostante le sue pressioni. Il danno ormai era fatto. Mi sentivo in colpa nei confronti di Filippo. Mi rendevo conto di non amarlo più, non potevo lasciarlo definitivamente. Mi chiamò e ricominciò la tiritera consociuta e collaudata. Quando conobbi Willy ero in una delle fasi "Up" della storia con Filippo, ma stavo covando l'idea del tradimento. Non ne ero cosciente, ma per ora mi affiancavo solo a uomini che mi attiravano fisicamente. Willy non era brutto, non era appariscente, ma aveva un discreto fascino, delle spalle larghe, sguardo dolce ma fiero. Scavava nell'anima dell'interlocutore di turno. Era difficile non sentirmi al centro del suo universo ogni volta che mi guardava. Se avessi dovuto tradire Filippo, l'avrei fatto con uno come Willy. |
Inutile dire che Willy era un cane sciolto. Non si piegava al volere della direzione. Seguiva il regolamento interpretandolo. Piaceva ai ragazzi più grandi e i piccoli della ludoteca non vedevano l'ora di fare le attività (ri)creative con lui. Gli animatori lo stimavano e durante le riunioni lo eleggevano a portavoce. Avevo l'impressione che piacesse a più di un'animatrice, pur non avendo i cosidetti "numeri". Non era bello ma aveva un discreto fascino. Non aveva avuto relazioni con nessuna dello staff, ma si portava appresso una certa fama di seduttore. - Allora? Non potevo crederci. Quel ragazzo mi stupiva ancora una volta. Pensavo ad un abbordaggio e invece mi trascinava ad un incontro surreale in un centro anziani. Era incredibile come le squadre, miste di anziani e adolescenti, si equilibrassero. La foga che ci mettevano era enorme. L'esultanza per essere riusciti ad indovinare un film era paragonabile alla stessa foga che il mio ragazzo dimostrava per un gol della sua squadra del cuore... |
Era estate la prima volta che lo incontrai. Mentre scendevamo, Giovanna, la responsabile della ludoteca, mi chiese cosa ne pensassi. |
Inviato da: civile_osservatrice
il 08/02/2008 alle 09:14
Inviato da: seseisei
il 07/02/2008 alle 12:05
Inviato da: civile_osservatrice
il 09/01/2008 alle 14:40
Inviato da: semprepazza
il 08/01/2008 alle 18:09