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« amami anche se puzzo | coraggio e paura » |
Si era stancato delle solite lamentele ricevute e riascoltate sul suo comportamento in pubblico. Non era colpa sua se era allergico alle solite ovvietà dette e ridette magnificandole come fossero una scoperta eclatante. Aveva abbandonato la compagnia, contrariato dalla vacuità dei loro discorsi, indispettito dalla loro chiusura totale a qualsiasi idea che non fosse già stata consacrata dalla ripetizione propagandistica. Si era diretto a passi rapidi su per quel sentiero tra i boschi dietro casa sua. Gesticolando malediceva la sua ritrosia ad accettare discorsi di basso livello culturale. Non che lui fosse molto acculturato! Ma sicuramente lo era un poco più di coloro che lo avevano frequentato fino ad allora. Lo sguardo chino al suolo, si sollevava solo talora col braccio rialzato verso il cielo ed il pugno chiuso in un impeto rabbioso. Possibile che l’umanità non capisse la sua miseria intrinseca? Avarizia, invidia, dominio, freddezza, aridità di sentimenti ecco come vedeva lui questa società! Tutte le idee dei singoli erano rivolte alla propria soddisfazione personale, inframmezzata da voglia di egemonia sull’altro. Pensava che fosse questa la ragione primaria dell’insorgenza delle guerre. Il possesso sfrenato delle cose, il raggiungimento di chissà quale livello economico, auspicato da tutti gli economisti, era diventato il male che stava distruggendo l’umanità! La crisi globale attuale si era manifestata per questo pessimo principio. Il cielo pareva accompagnarlo nei suoi pensieri cupi ed irosi. Le nuvole avevano coperto totalmente quel poco di sole, che tentava di sopravvivere indorando coi suoi raggi le gocce di neve sciolta, cadenti dalle piante nude. Giungeva ormai sull’erta boscosa dove il sentiero si stringeva tra i castani, svicolava con curve improvvise aprendo scenari d’ampio respiro. Pian piano lo sguardo cadde sulle piccole scoperte che rendono felici: un sasso ricoperto di muschio, rinverdito a lato di chiazze di neve, un incavo tra due tronchi di quercia che raccoglieva un minuscolo laghetto d’acqua, una foglia appassita che bagnava la sua estremità in quel liquido. Piccoli segni che esaltavano la vita oltre l’umanità, oltre gli esasperati problemi tra le persone, segni che riconciliano con la nostra quotidianità. Qui avvenne la sua trasformazione, da infuriato ad irascibile, da irascibile a calmo, da calmo a sereno. Adesso vedeva con occhi diversi la situazione, considerava il pensiero degli altri accettabile, ed il suo non necessariamente degno di accettazione incondizionata. Lo sguardo si diresse verso le macchie di neve impreziosite dalle orme dei caprioli risalenti la collina quella mattina, più in là fogliame e terra smossa dal grugno dei cinghiali. Capì allora che anche nella sua solitudine mentale qualcuno esisteva accanto a lui, qualcuno che non aveva pensiero, che prendeva la vita nelle sue manifestazioni primarie, senza porsi problema del futuro ma solo dell’immediato e gli venne in mente la famosa frase: “Carpe diem”. Ridiscese verso casa pensando che combattere le idee altrui fosse vano. Oggi mi sento così! Serenità! |
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