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« combattere è inutile? | Il San Valentino di un vecchio » |
Quando il cane iniziò ad abbaiare sbirciò dalla finestra. Era ormai notte fonda e non distingueva le forme che pian piano apparivano al fondo del cortile oltre il cancello serrato. Adesso vedeva meglio, era un’ombra sola intenta in un andirivieni ai bordi della cancellata. Cosa poteva volere e soprattutto cos’era quella forma indistinta ora aggrappata ai ferri antichi della chiusura? Lui era solo in casa. Il fuoco del camino si stava spegnendo, sul tavolo una candela casalinga illuminava solo il poco spazio a lei adiacente. Si fece forza, prese un randello uscendo dalla cucina e si diresse in cortile. Poteva essere un clandestino, un rumeno, un albanese, un delinquente qualunque. Le gambe gli tremavano ma era risoluto, avrebbe preso di petto la situazione e forse anche il cane lo avrebbe difeso. Come fu in cortile sentì la voce profonda e gutturale chiedere “mi aiuti!”. La luna piena risplendeva quella notte lasciando le zone in ombra quali fossero ricettacolo di spettri o mostri, ma ora rischiarava il personaggio che aveva supplicato di aiutarlo. Ancora non ne distingueva i lineamenti, e man mano che si avvicinava ne notava la corporatura robusta, la giacca a vento con il bavero rialzato ed il berretto calato sulla fronte nascondevano, in parte, il volto. Alfine raggiunse il cancello e quella persona, certamente con un gran mal di gola, gli spiegò che si era perso nella strada attraverso il bosco e proveniva dalla frazione al di là della collina dove lo aspettava la moglie ed il prete che aveva invitato a cena. Aveva un accento meridionale e non extracomunitario come lui aveva immaginato. Non era del tutto convinto che egli dicesse la verità ma il suo buon cuore lo spinse ad accettare di ospitarlo in casa sua. Quando fu entrato lui spiegò la sua vicissitudine. Era stato colto dal buio mentre cercava di raggiungere la cittadina di Vattelapesca ed aveva preso quella che credeva una scorciatoia per arrivare prima. Il buio gli aveva però fatto commettere uno sbaglio ed aveva vagato per ore nella neve senza incontrare nessuno. Ora non sapeva dove era capitato e chiedeva aiuto. Lo condusse accanto al camino e riattizzò il fuoco. Ora gli pareva un povero individuo, bisognoso di cura, raggomitolato qual era accanto al fuoco. La voce cavernosa che lo aveva tanto spaventato era dovuta ad una bronchite in stato avanzato. Gli spiegò che era sua abitudine percorrere a piedi le strade anche per lunghe distanze, che aveva abolito macchina ed altri mezzi di trasporto sia per mancanza di denaro, sia perché il dottore gli aveva consigliato di camminare molto. A quell’ora di notte lui si coprì, accese la macchina e lo portò nel paese che avrebbe dovuto raggiungere. Qui trovò moglie e prete ed una quantità di persone che lo stavano cercando nei sentieri del bosco. Tutti si rallegrarono ed invitarono anche lui a festeggiare con un bicchiere di vino la ricomparsa dell’uomo.
Quante volte la paura ci allontana da chi ha bisogno, quante volte ci manca il coraggio di conoscere chi ci capita di fronte e lo condanniamo solo perché ci appare diverso in una situazione diversa. Il coraggio non è di tutti, ma può essere costruito da tutti. La paura è fifona e aggredendola pian piano e giornalmente scompare lasciandoci liberi di accettare la diversità. Serenità! |
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