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Post n°141 pubblicato il 24 Marzo 2010 da re1233
Aveva scelto di vivere in un paesino nell’hinterland di una grande città. A suo tempo era fuggito dai rumori molesti, dallo smog incombente, dall’indifferenza degli sguardi, dominanti nella metropoli impazzita. Il primo impatto con la nuova realtà era stato sconvolgente : entrato di primo mattino nell’ufficio anagrafe del comune, un’impiegata che era prima intenta a scrivere, si alzò velocemente in piedi ed avvicinandosi al bancone gli sorrise e chiese cosa desiderava. Per quanto la sua memoria si sforzasse di ricordare era la prima volta che un dipendente di un’amministrazione pubblica si rivolgesse a lui con tanta solerzia e compiacenza. Da quel giorno visse felicemente la nuova situazione domiciliare. Negli anni si affezionò a quella realtà amministrativa e territoriale che gli permetteva una vita serena in un luogo ameno e piacevole. Capitò poi di scoprire che una delle novantasei borgate esistenti a ridosso dell’anfiteatro collinare possedeva un castello, anzi due. Sul colmo di un poggio elevato a mezza costa scoprì i ruderi, peraltro consistenti in un solo tratto di muro merlato con feritoie, di un vecchio castello senza tempo distrutto da chissà chi. Ai piedi del poggio una costruzione ampia come un castello medioevale ancora abitata da una “castellana” e con una lunghissima storia di possesso dei primi Savoia. Incuriosito da tale scoperta approfondì la conoscenza della nascita di tale paese e scoprì che esso era antecedente all’810 d.c. .Da un documento notarile dell’epoca si evinceva la donazione di tale paese, da parte del longobardo Teutcario, all’abbazia di Novalesa, potente corrente ecclesiastica del tempo. La ricerca dei luoghi e degli episodi riguardanti i possessi , le conquiste, le donazioni, gli sposalizi, i confini di proprietà lo avevano assorbito per lungo tempo ed alla fine non tutto fu scoperto. Quale era il ruolo del castello demolito? A quale epoca risaliva? Cosa aveva causato la sua demolizione? Capì che oggi questi problemi suonano come una campana rotta! La maggioranza delle persone alle quali poneva questi quesiti lo apostrofavano consigliandolo di occuparsi di problemi più tangenti, ma per lui l’esistenza di potentati, che forti delle loro ricchezze e truppe schiavizzavano la popolazione in nome dei propri interessi, lo accostava alla realtà odierna dove il nome monarca viene sostituito dal nome “multinazionale”, dove il duca o marchese o conte è sostituito dal “gruppo dirigente” e dove i servi della gleba continuano ad essere i dipendenti a tempo determinato mentre i “paria” dei servi della gleba sono i “precari”.La storia insegna che nulla cambia e tutto si ripete, se vogliamo solo il lessico assume tonalità e vocalità diverse per dire comunque le stesse cose. Serenità! |
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