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CERCHI CONCENTRICI E PUNTI DI FUGA

Post n°77 pubblicato il 14 Dicembre 2014 da Pallavicini74
 
Foto di Pallavicini74

CERCHI CONCENTRICI E PUNTI DI FUGA: ASPETTANDO BOLOGNA IN LETTERE

 

 

Dopo una profetica analisi sgorgata dalla lucidissima mente di un maestro del nostro tempo ( Pasolini ) sulla impossibile mercificazione e consunzione del bene "poesia", e dopo un video d'introduzione alla serata dal sapore storico - filosofico proposto da Cepollaro, capace di chiamare in causa teorie adorniane e il concetto di "pacificazione" dell'arte rispetto alla società borghese, la discussione ha preso una interessante piega metodologica incentrata sul tema dello stile e della facilità o meno del segno poetico. Scoppiettante per verve e per profondità di visione Assiri, interessanti pure Barbieri e Campi, non ho potuto assistere al prosieguo della discussione,  immagino comunque feconda. Mi permetto, a margine, un paio di brevi appunti. Innanzitutto, continuo a propugnare una posizione ( donchisciottesca ) in merito all'inesistenza dei generi letterari. O meglio: la distinzione per genere è un contenitore dovuto a esigenze di accorpamento storico - letterarie. Ciò che fonda il genere è lo stile; ciò che distingue, illumina, identifica, storicizza è lo stile, unico vero digestore di vita ed opera. Assegnare una "naturalità" al dettato poetico, una preminenza rispetto agli altri "generi", basandosi sulla primogenitura statutaria del verso ( dunque connaturato all'uomo ) è, mi si permetta, una mezza verità; non metto in dubbio il susseguirsi degli eventi. Dico che l'asticella della definizione di ciò che merita di dirsi poetico non va riservata limitandosi al sorgere delle diverse letterature, così come - ha ragione Assiri da vendere - la forma libro, peraltro non eterna, neppure lei, non viene certo messa in crisi dagli e-book, anzi: la crisi, semmai, va ricercata altrove ( come se poi il termine in sé fosse negativo o, ancora, come se non fosse un habitué costante delle maldicenze e delle doglianze d'ogni epoca ). In conclusione: più che un fatto di genere, la grande libertà della poesia ( e dell'arte tutta ) è rinchiusa proprio nel suo non essere riconducibile a una scientificità definitiva, nel suo multanime e multiforme girovagare nel mondo. La poesia è la nicchia di libertà che l'essere umano ha per esprimere una dignità e una visione del mondo, anche in solitudine. Non siamo troppo piagnoni, conteniamo i piagnistei. Malinconici sì, ma con gioia!

 
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