paese reale

Che brutta l'estate avellinese. Nel generale clima depressivo della crisi, il pressoché totale immobilismo che caratterizza le iniziative culturali e d'intrattenimento pensate per questo periodo cruciale dell'anno dai nostri rappresentanti istituzionali (Comune, Provincia e Regione) sta rendendo difficilmente sostenibile l'incedere della bella stagione, che pure, per sua stessa definizione, dovrebbe indurre a realizzare momenti di svago e di piacere condiviso all'indirizzo della comunità avellinese. Invece, lasciando ai singoli più intraprendenti ed informati il compito di costruirsi le proprie opportunità, le istituzioni locali non fanno altro che crogiolarsi negli ostacoli di natura finanziaria, nell'austerità imposta da stringenti esigenze di bilancio e dall'endemica mancanza di fondi disponibili. Senza dare spazio alcuno all'inventiva, alla fantasia, alla creatività, che ci vorrebbero per proporre, seppur a costi ridotti, un minimo di cartellone estivo di eventi, mentre il tempo passa. Nascosti dietro lo scudo dell'impossibilità economica, infatti, coloro i quali ci amministrano ai vari livelli sono in tutto latitanti, completamente dimentichi di come sia l'offerta culturale a determinare l'immagine di una città, ancor più se si tratta di un capoluogo di provincia. Piuttosto, il loro messaggio implicito rivolto ai cittadini è quello di fuggire via, di andare altrove, a cercarsi occasioni interessanti di musica e cultura, se non si vuole rimanere a soffrire in città, senza che ci siano spettacoli o altre manifestazioni in programma (o forse solo una). Nell'assenza completa di programmi e progettualità. Intanto che l'estate se ne va. Eppure di crisi se ne parla da mesi, volendo si sarebbe potuto pensare a delle utili alternative a vantaggio dei cittadini contribuenti che potessero alleviarne la sofferenza fatta solo di tasse e servizi carenti. Invece, questo non riuscire ad assicurare nemmeno il minimo in tal senso costituisce un'ulteriore prova di inefficienza.

Per chi non può muoversi da Avellino, a parte qualche appuntamento di rilievo nelle vicinanze, c'è poco o niente da fare. A meno di esser parte di quella elite che può permettersi di assistere alla rassegna estiva del "Teatro Carlo Gesualdo", al resto della popolazione, alla gran massa di essa non resta che boccheggiare per l'afa lungo il camminatoio di Corso Vittorio Emanuele, dove ogni tanto spunta qualche orribile gazebo.

Una volta, non tanto tempo fa, l'estate avellinese si chiamava "Musica in Irpinia", un evento di caratura internazionale che, sotto la guida illuminata del Maestro Mario Cesa (per venticinque anni), riusciva a muovere gli appassionati di musica sinfonica di tutta la regione e dell'intero Meridione, catalizzando la loro attenzione con l'organizzazione di concerti prestigiosi nell'incantevole scenario del Chiostro dell'Abbazia benedettina del Loreto di Mercogliano. Ora questo evento di qualità così rilevante che avrebbe meritato di diventare patrimonio irrinunciabile della Regione Campania non esiste più, travolto fino alla sua eliminazione, dall'idiozia di finti promotori di cultura e politicanti da strapazzo. Poco importa che "nessun ente ha chiesto di fare Musica in Irpinia, ecco perché non ci sarà neanche quest'anno", come ha dichiarato a "La Repubblica" l'assessore regionale al Turismo, Giuseppe De Mita. Resta il fatto, gravissimo, che per il secondo anno consecutivo la rassegna internazionale di musica sinfonica è sparita dal cartellone dei grandi eventi regionali. Sebbene l'ente guidato da Stefano Caldoro abbia stanziato, una settimana fa, ben tre milioni di euro per le manifestazioni estive, nessun finanziamento è andato per il rinomato e storico appuntamento al Loreto, perché nessuno ne ha fatto richiesta. E la nostra estate si fa ancora più triste.