paese reale

Molti si chiedono che stia succedendo nella testa di “Blood irpino”, frontman di questa amministrazione comunale né carne né pesce al governo della città di Avellino. Ormai noto, fin dentro il panorama mediatico nazionale, per le sue virtù canore, oltre che per le gaffes in serie che inanella. I voluti interventi festaioli da rapper dilettante o vocalist da su-le-mani. L’insistito presenzialismo. 

E dire che da qualche settimana ha messo da parte il sorriso, la sua cifra stilistica connotativa. Ma il risultato è stato imbarazzante. Nei panni del cattivo lui non ci sa stare. Finisce, ogni volta, per dirne di grosse.

Prodigatosi, a colpi di smartphone, nell’avvertire i cittadini-followers dell’emergenza nube tossica, originata dal rogo all’Ics di Pianodardine, “Blood irpino” si è trovato alle prese con l’emergenza criminalità, scoppiata all’improvviso da queste parti. E lui, che non manca mai di rassicurare il popolo, promettendo il massimo impegno da parte della sua amministrazione per reagire alle problematiche che di volta in volta si presentano, s’è fatto pure cogliere in fallo, negando prima ogni prossimità o conoscenza nei confronti della vittima di un attentato (la sua auto fatta saltare in aria), per essere poi sconfessato dalle emittenti televisive e semplici cittadini che l’avevano immortalato mentre abbracciava calorosamente proprio il signore in questione, durante la fragorosa festa in piazza Libertà all’atto della sua elezione. 

Intanto, sempre più a fatica, si trascina nella guida del Comune, accusando la stanchezza, dopo un’estate spericolata (“Avellino Summer fest”), perdendo vigore e vivacità. Tuttavia, non risparmia qualche sussulto polemico, ribattendo puntualmente ad ogni critica. 

È capitato, dunque, che, ridestatosi dal torpore, non s’è lasciato sfuggire l’occasione di prodursi in una dichiarazione molto sopra le righe, affatto politically correct a proposito di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le Mafie”, fondata da don Luigi Ciotti. Rispondendo, come in un dissing fra rapper di provincia, alle obiezioni della sua referente provinciale Emilia Noviello, che aveva sottolineato come il sindaco avesse detto poco o niente sull’escalation di violenza degli ultimi tempi in città, “Blood irpino” si è lanciato in un avventato attacco rivolto gli attivisti dell’associazione, rei, a suo dire, di criticarlo in maniera strumentale. Perché uno di loro si era candidato nello schieramento a lui avversario (Francesco “Bubba” Iandolo, in una delle liste in appoggio al candidato sindaco Cipriano) nelle ultime elezioni; e quindi si trattava del tentativo di colpirlo per motivi legati ancora alla recente campagna elettorale. Tra l’altro il candidato di “Libera” oggi siede in Consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione. Ma l’accusa, che gratuitamente getta discredito sull’opera meritoria della diramazione provinciale della creatura di don Luigi Ciotti,  non sta in piedi, senza né capo né coda, risultando solo meramente offensiva, verso i principi portati avanti dall’Associazione contro le mafie. Un vulnus mai toccato neanche dai più acerrimi nemici della lotta al malaffare.

Sicché si può proclamare lo stato di crisi d’identità di del nostro primo cittadino, diviso tra l’irrefrenabile voglia di scherzare e la necessaria serietà del ruolo per cui è stato eletto dagli avellinesi. Al momento, forse preso dall’impresa di salvare la Scandone 1948, mostra di incontrare molte difficoltà a non sbroccare.