paese reale

In verità non sappiamo se sta spopolando sul web, ma di certo è una bella novità che sia iniziata la programmazione degli episodi di una serie, in formato total avellinese, di nome “Hotblade”, le cui prime due puntate sono reperibili su YouTube. Per un equivoco, del resto possibile quando ci si imbatte in produzioni in rete, confessiamo di aver visto prima il secondo episodio e poi il primo, non capendoci granché nella ricerca di un plot, di un filo conduttore, insomma della trama. Ma incontrare le scene sapientemente montate dall’abile regia di Luigi Borriello, per la produzione di 16Noni, l’ottima resa cinematografica del girato e la presenza di tanti volti noti della nostra città, è stato senz’altro un’esperienza suggestiva. 

Eppure, per capirne di più è stato fondamentale guardare l’episodio numero uno: quello che spiega e da cui si dirama la storia. Tra echi di Tarantino e delle leggende di San Guglielmo, tra vedute stilizzate di Avellino e di Montevergine, è, infatti, cominciata la narrazione. Intrisa di “blade” e di “blood”. Mirabolanti uccisioni e commenti neopolitici della voce fuori campo. Inquadrature perfette, recitazione non sempre precisa da parte degli attori improvvisati. Ma proprio questo costituisce l’effetto voluto da quanti hanno messo su la divertente impresa di costruire un prodotto only avellinese, per il soggetto e la sceneggiatura di Luigi Borriello e Alfonso Perugini. Tra atmosfere dark e richiami alla fumettistica giapponese. 

La storia, fatta di arditi intrecci per attenersi ad una trama che abbia un minimo di coerenza, ruota intorno ad un personaggio tanto fascinoso quanto improbabile di giustiziera della notte armata di katana. Appunto Hotblade - la brava Anna Montella -, raccontata nell’episodio iniziale, da quando neonata abbandonata dentro un cesto alle pendici del monte sacro di Montevergine, dopo essere stata allevata - Hotblade bambina è interpretata dalla simpatica Daria Ciccarone - da un monaco - interpretato da Maurizio Picariello - più simile al santo fondatore dell’Abbazia che a un sacerdote buddista maestro tarantiniano nelle arti marziali; diventata grande si trasforma in un donna dalla doppia identità. Di giorno, dentro il suo bar, amante del “cattivo” del posto, il capo della mala Don Vito; di notte implacabile nemica proprio dei loschi figuri di quest’ultimo, che percorrono le strade della città, eliminandoli in maniera seriale. Una sorta di “Zorro” al femminile del 2019, per trovare un’altra citazione filmica. 

Tuttavia, la particolarità della serie ideata da Luigi Borriello, videomaker affermato, in un frangente come quello attuale, in cui sono anche fin troppe le serie tv che si possono guardare su Sky Atlantic, Netflix o altri canali, quasi tutte di pregevole fattura, sta proprio nel dare spazio ad absolute beginners e, attraverso di loro, cercare l’effetto comico al confine con il granguignolesco; offrendo alla curiosità dello spettatore la possibilità di ritrovare persone della loro quotidianità nelle vesti di attori, in una storia senza pretese né messaggi specifici, realizzata però con grande stile e qualità professionale. 

Una citazione, soltanto, vorremmo dedicare ad uno dei “cattivi” inizialmente risparmiati dalla “Zorro” con katana che insanguina la città: tra loro c’è un attore vero, Massimo Borriello, che a conclusione del primo episodio sembra dover finire ammazzato dagli sgherri del “capo”. Speriamo che non sia così, perché il plot di “Hotblade” non può privarsi del contributo di “Zuppa”. E siamo certi che non lo farà.