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Sotto il vestito niente

Post n°540 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da carlopicone1960
 
Foto di carlopicone1960

A quattro mesi ormai dall’insediamento della nuova amministrazione comunale, ad Avellino, si stenta ancora a vedere segnali di effettivo cambiamento.

Del resto, era difficile che una compagine come quella guidata dal sindaco Festa potesse realizzare l’auspicata “svolta” nel governo cittadino, in quanto buona parte di essa è contigua con le precedenti amministrazioni. Anzi, dal punto di vista della gestione dell’ente locale, quello che si nota, nelle scelte degli uomini ai posti di comando e dei ruoli, è una sorta di ritorno al passato, rappresentato da un misto di elementi delle precedenti esperienze Galasso e Foti. Commistione questa, in cui sono affidati compiti soltanto marginali alla nuova generazione di amministratori eletti all’interno dell’Assise, la cui presenza al momento appare assolutamente aleatoria, specie tra i banchi della maggioranza.

Mentre gli absolute beginners rimangono tali, infatti, tutta la gestione della “cosa pubblica” è nelle mani di personaggi dai curricula contrassegnati da già lunghe esperienze di governo che ora si sforzano di riproporre. 

Dietro un’asse poco ideologica e fintamente neo-populista, che comprende mentori come D’Agostino e Del Basso De Caro, primo politico sannita a fare la sua fortuna nel capoluogo irpino, attraverso il suo scudiero Petitto; non si intravede ancora un minimo di pensiero, né di prospettiva in grado di caratterizzare i cinque anni dell’odierna consiliatura. Malgrado i numeri a disposizione della maggioranza, uscita dalle ultime elezioni, siano più che confortanti in tal senso. 

Sicché, almeno finora, non si va oltre le “uscite” del primo cittadino, intorno a cui pare accentrarsi l’intera azione amministrativa, non sempre politically correct, per usare un eufemismo. E nel festeggiare i suoi primi cento giorni c’è davvero poco da ricordare, nonostante ci si sforzi ad elencare provvedimenti ed iniziative che, tuttavia, non hanno cambiato la vita degli avellinesi.

Tutt’apparenza o quasi. Con un dilettantismo imperante, ai danni della vivibilità del capoluogo.

Eppure di fatti ne sono successi nel frangente che, dalla consacrazione del sogno avverato di diventare sindaco da parte dell’ex vicesindaco e delegato all’ambiente nella giunta Galasso, Gianluca Festa, conduce all’oggi. Anche di eclatanti. Come il fallimento mascherato della Sidigas, il finanziamento occulto per iscrivere la Scandone basket dalla massima serie alla B, la strana vicenda dell’Avellino calcio e la costruzione all’ultimo minuto di un roster per affrontare il campionato di pallacanestro. Eppoi, la gravità dell’emergenza, rientrata in fretta eccessiva, provocata dalla nube tossica sprigionata dal rogo della fabbrica a Pianodardine. L’escalation improvvisa e preoccupante di episodi di violenza e di attentati a sconvolgere la mai reale tranquillità cittadina. E la presa di posizione surreale del primo cittadino-frontman, reduce dai successi canori insieme al rapper Clementino che l’ha proiettato sulla ribalta nazionale; il quale, invece di dichiarare la sua ferma condanna e annunciare iniziative in merito da parte della sua amministrazione, ha pensato bene di attaccare chi lo criticava, come “Libera”. 

Nella sorta di “delirio di onnipotenza”, che spesso prende chi sale al potere, il presenzialismo del sindaco ha finito per essere più deleterio che rassicurante, mancando quando occorreva, esagerandone la misura e l’esternazione quando non ce n’era bisogno. Perché vanamente retorico e teso esclusivamente alla personale visibilità. Ricordiamo, infatti, altri fatti di cronaca come, ad esempio, la bomba al Palazzo vescovile e le conseguenti promesse di garantire maggiore attenzione alle fasce deboli e sicurezza nell’ordine pubblico. Oppure, passando alla più specifica gestione amministrativa, il balletto di nuove collocazioni del mercato bisettimanale e, soprattutto, dello stazionamento, diluito, degli autobus del trasporto urbano, senza considerare le esigenze pratiche degli utenti. 

E sì che c’è stato il fantasmagorico “Avellino Summer Fest”, una rassegna estenuante di manifestazioni ferragostane e post che ha rappresentato il fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale, ignorando volutamente che è stata resa possibile dal cospicuo finanziamento della Regione Campania, grazie al quale è stato realizzato il pacchetto di spettacoli affidato essenzialmente al direttore artistico napoletano Gianni Simeoli. 

Ora, volati via i primi mesi di governo a guida sinistra/destra di Festa, sono cominciate le magagne. Tra rinvii, a causa della mancanza d’acqua, inutili contrapposizioni dialettiche, sono i provvedimenti concreti quelli che i cittadini si aspettano. Quelli a loro favore e non il contrario, come nuove tasse e balzelli, sebbene la situazione di pre-dissesto e il programma di rientro dalla condizione debitoria dell’assessore pendolare dalla lontana Reggio Calabria, Cuzzola, destano più di una preoccupazione. Anche a voler giustificare gli emolumenti abbastanza consistenti attribuiti ai membri della Giunta, con i circa 7.500 euro di stipendio per il primo cittadino. 

 

Lui, intanto, si impegna a spargere per la città il suo verbo all’insegna della positività, dell’allegria e della fiducia nel futuro. Indubbiamente, bei propositi che però non trovano fondamento nella disoccupazione in aumento, nella povertà di tanti che non riescono a arrivare a fine mese, da queste parti, nell’inarrestabile nuova emigrazione dei nostri giovani che sempre più numerosi fanno le valigie per cercare lavoro altrove. Va be’, ma tra un po’ comincerà l’“Avellino Christmas Fest”, che come ha promesso il sindaco, oscurerà nientemeno che le “Luci d’Artista” di Salerno…        

 
 
 
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