paese reale

Qui, dove lentamente si ripristinano condizioni di normalità, nel rispetto di normative dense di contraddizioni: una per tutte, la libertà di consumare senza la mascherina, ancora obbligatoria almeno fino al 21 giugno, seduti ai tavolini dei bar, mentre a meno di un metro un metro distanza vige l’imposizione dei dispositivi di protezione personale dalla pandemia, ancora attiva. Dove molti hanno perduto il lavoro e guardano atterriti ad un futuro ricco di preoccupazioni, ebbene, è tornata l’enjoy city, quella balzana invenzione di Gianluca Festa. Il suo brand. Anche se la mette piano. 

Dopo lo show in mezzo ai ragazzini della movida di via De Conciliis e la ribalta nazionale conquistata più per guadagnare il ludibrio generale che il sostegno di pochi negazionisti-giustificazionisti, un sindaco autorevole che davvero abbia a cuore le sorti dei propri cittadini avrebbe fatto sentire la sua voce di condanna, la stigmatizzazione del comportamento irresponsabile tenuto nell’assembramento motorizzato nel piazzale dello Stadio Partenio-Lombardi. Invece, nemmeno una parola. 

Del resto, lui va ogni volta in difficoltà quando si tratta di vestire i panni della persona seria. Molto meglio occuparsi dell’effimero. Della sua idea di città del piacere e del godimento, seppur in evidente contrasto rispetto alla realtà di un luogo in buona parte dismesso, da tempo, anche prima dell’emergenza coronavirus, spento.

Eccolo, allora, far dipingere dei colori dell’iride le strisce pedonali in alcuni punti del capoluogo. Annunciare bike-sharing e piste ciclabili, senza che ce ne sia traccia, mentre nessun intervento ha ancora deciso per riattivare il verde urbano, lasciato da mesi a sé stesso. Eppoi l’altra trovata difficile da spiegare: la “Smile arena” a Campo Genova, una zona evidentemente cara al primo cittadino, che ne ha fatto la sede mobile per effettuare test seriologici e tamponi anti-epidemia. Malgrado, successivamente, sia arrivato il parere negativo legato al sottosuolo di quello che per decenni è stato il deposito di rifiuti imballati e coperti. E sembra che il pericolo delle tossicità interrate sia esteso fino all’attuale stazione dei pullman davanti allo Stadio. 

Ma l’imperturbabile Jean-Luc non mostra timori né ravvedimenti. Non ritorna sui suoi passi, convinto di essere sempre nel giusto. Così, davanti alle rimostranze degli ambulanti del mercato bisettimanale, che, mentre le attività dei loro colleghi sono da settimane riprese in tutt’Italia, sono costretti a mordere il freno, con un capoluogo di provincia di sessantamila abitanti costretto a non avere un mercato: l’istituzione presente in ogni città del mondo, di cui Enjoy city ha deciso di fare a meno. E non solo. 

Teatro e Piscina comunale out. Insieme alla stessa attività visibile della Giunta e del Consiglio comunale. A parte lui, colui che da un anno guida la città, in un governo sempre più verticistico. Quello che ha stravolto completamente il trasporto urbano depotenziandolo, che ha smontato la stazione di Piazza Kennedy, per sostituirla con un mega parcheggio a pagamento. In procinto dell’ulteriore privatizzazione dei servizi e il probabile smantellamento dell’Acs. 

Peraltro, su di un canale parallelo, si sta mettendo in campo la strategia per vendere pezzi del patrimonio comunale attuando il piano di recupero da una situazione debitoria da default. Intanto, il 46enne primo cittadino continua imperterrito a galleggiare in una dimensione tutta sua. Già da tempo, invece dell’aula consiliare preferisce i social per comunicare le proprie scelte amministrative. Senza affrontare dialetticamente le opposizioni, ridotte ogni volta a “rosiconi” che non hanno niente da proporre e “sanno solo lamentarsi” per invidia o gelosia. Questa è Enjoy, la città delle strisce colorate dentro il vuoto.