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Verso le Regionali

Post n°591 pubblicato il 25 Giugno 2020 da carlopicone1960
 
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Tra il 20 e il 21 settembre, più o meno come per il recupero dei turni del campionato di calcio non giocati, si svolgerà l’“election day”. Anglicismo con cui s’intende l’appuntamento destinato alle consultazioni amministrative locali - rinnovo di presidenti di regione e sindaci -, per il quesito referendario sul taglio del numero dei parlamentari, e per le elezioni suppletive in due collegi - uno in Sardegna, l’altro in Veneto - rimasti senza rappresentanti. Un evento che si preannuncia speciale, in tempi ancora segnati dal Covid-19, che condizionerà la campagna elettorale chiamata quindi a misurarsi con il caldo estivo e la voglia di vacanza degli italiani. Sta di fatto che la Campania è una delle regioni più importanti dove si voterà, insieme a Toscana, Veneto e Puglia. 

Dopo mesi di confinamento, nei quali la figura del governatore, erettosi a padre-padrone severo e preoccupato per la salute di tutti i cittadini campani, è divenuta familiare per quanti rinchiusi nelle loro case seguivano i suoi continui video-messaggi e le molteplici ordinanze declamate con tono solenne e stentoreo, si va a votare. 

Questi mesi di pandemia hanno partorito, come candidati alla presidenza della Regione, tre volti stranoti quali appunto l’uscente Vincenzo De Luca; l’ex presidente di due legislature fa Stefano Caldoro e Valeria Ciarambino, già competitor in precedenti elezioni. Il primo, alla guida di un esercito di liste di area Pd, ma non solo, visto l’appoggio dichiarato dei demitiani e di qualche altro centrista ex democristiano. Il secondo, rispolverato dopo un lungo periodo di silenzio, espressione di Forza Italia e candidato delle destre, dopo il patto siglato con Salvini e la Meloni. Infine, la terza, pentastellata amica di Di Maio, a capeggiare la solita lista post-ideologica del Movimento, in crisi in tutt’Italia. 

Si tratta di tre scelte assolutamente non inedite, in nome di un cambiamento di classe dirigente ancora lontano dal realizzarsi, coi mandati elettorali che si ripetono e le figure che inevitabilmente invecchiano. Ma, se quello che si è maggiormente avvantaggiato sul piano dei consensi, durante il periodo più vivo dell’emergenza sanitaria, è stato senza ombra di dubbio il 71enne “mastino” di Ruvo del Monte (Pz), fino a conquistare i palcoscenici nazionali e superare lo stesso imitatore principe Maurizio Crozza, grazie al suo eloquio ridondante e al linguaggio iperbolico (i famosi “lanciafiamme”) con cui annunciava i provvedimenti di contrasto al contagio; degli altri due contendenti alla carica di presidente poco e niente è riuscito finora a penetrare fra il popolo degli elettori campani. Tanto che molti si sono chiesti il motivo per cui le destre abbiano deciso di puntare su un personaggio già sconfitto alle elezioni, come Caldoro. E perché il M5S abbia pensato di riproporre l’eterna consigliera d’opposizione Ciarambino, come se non ci fossero alternative. 

Stando alle previsioni, non ci dovrebbe essere partita, né ballottaggio. Anche se l’insidia più grande, a parte l’ex socialista berlusconiano che si sforza di recitare il ruolo del “nuovo che avanza”, per De Luca pare essere proprio in seno all’area democratica, dove da sempre il governatore non gode di sostegni unanimi. Anzi, c’è più di un avversario interno che potrebbe prendersi una clamorosa rivalsa ai suoi danni. 

D’altra parte, sono note a tutti le opinioni a dir poco critiche di De Luca nei confronti della dirigenza nazionale del Pd. Tuttavia, la trasversalità dei voti in suo favore dovrebbe metterlo al riparo da sorprese sconvenienti. 

Dietro al presidente uscente c’è però una situazione alquanto caotica. Che siano dieci o no le sue liste di supporto, le notizie provenienti dallo schieramento di centro-sinistra riferiscono di una voglia generalizzata di partecipare alla competizione per ottenere un seggio a Palazzo S. Lucia. Con una carica di irpini distribuiti un po’ dappertutto. Di certo più problematica la strada per conseguire il successo. 

L’emergenza Covid che, nonostante si sia molto allentata specie in Campania, continua a destare attenzione, perché il virus è ancora presente, finché non sarà trovato un vaccino davvero efficace a debellarlo. Immaginate le limitazioni anti-assembramenti e i dispositivi anti-contagio ai comizi elettorali. Così, l’ottimistico rinvio dell’appuntamento con le urne nella seconda parte di settembre ha il sapore di qualcosa di improrogabile. Malgrado l’impressione sia che l’“election day” di domenica 20 settembre, con il successivo lunedì mattina, farà registrare molti non-votanti. 

 

 
 
 
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