Nove ore e più di neve caduta sul capoluogo ha lasciato, il giorno dopo, una massa informe di fango ghiacciato, nei punti più frequentati della città. Ma dall'amministrazione comunale nessun timore: tutto è andato per il meglio, si continua con il "piano neve". Ed allora finalmente si è capito che cosa prevede questo ormai famoso "piano": aspettare che il manto bianco si sciolga, chiudendo le scuole, per non mettere in difficoltà i mezzi di trasporto pubblici; attendere che i cittadini esercenti prendano la pala e ripuliscano la parte del marciapiedi di propria competenza. E così anche per gli automobilisti con la macchina in panne o sepolta dalla neve, per i cittadini che vorrebbero uscire di casa per andare al lavoro o a fare la spesa, in precario equilibrio sullo strato di ghiaccio che lentamente si scioglie e diventa pozzanghera o completo allagamento. Poi, se proprio si vuole sfidare il disgelo dei ghiacciai urbani, è essenziale camminare lungo le tracce che altri hanno solcato.
Gran piano questo "piano neve" non c'è che dire.
Quello che abbiamo descritto accade in centro, non troppo lontano dall'abitazione del primo cittadino e dalla sede della Provincia, che con la sua "unità di crisi" dovrebbe gestire l'ennesima emergenza causata dala nuova perturbazione nevosa. Ma le notizie, che arrivano dai quartieri periferici (non si sa perché vengano considerati tali i popolosi Rione San Tommaso e Rione Mazzini, a due passi dal centro-città) e dalle contrade intorno alla città capoluogo, sono assolutamente sconfortanti, con l'isolamento completo che si combatte in assoluta indipendenza, sperando qui ancora di più nel disgelo.
Sicchè i disagi procurati da nevicate verificatesi in serie, ai quali si dve aggiungere la clamorosa "emergenza idrica", proclamata ad intermittenza dall'Alto Calore, permangono a dispetto delle '"dichiarazioni entusiastiche" di qualche assessore e del ridicolo "piano", che avrebbe avuto un senso se gli interventi degli spazzaneve (ma ce li abbiamo o no, ad Avellino?) e degli spalatori del Comune siano stati tempestivi, o almeno ci siano stati. Invece, nella più becera tradizione del cattivo stereotipo meridionale, ad Avellino, nel 2017, ci si continua ad arrangiare. E niente si fa da parte delle istituzioni pubbliche per l'interesse comune. E, ogni volta, ci si deve affidare alla fortuna o alla provvidenza per non subire una rovinosa caduta nella melma ghiacciata, anche perché raggiungere l'Ospedale "Moscati" resta un'odissea.