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Destra suprema

Post n°513 pubblicato il 30 Giugno 2019 da carlopicone1960
 

Che l’Italia sia un paese di destra è un fatto inequivocabile. Oggi più di ieri. Ci sono voluti venti anni di governo berlusconiano per innescare un processo di revisionismo e legittimazione dei più biechi sentimenti che potessero albergare nel popolo italiano, per affermare il liberismo sfrenato e l’egoismo reazionario che con l’attuale atipica compagine giallo-verde al potere trova la sua naturale prosecuzione. Fino ad arrivare al salvinismo imperante. La fiducia massima ed incondizionata nell’uomo solo al comando, che efficacemente risponde alle pulsioni dell’italiano medio, quello che non legge libri né giornali, s’informa attraverso i social e quando guarda la televisione volentieri si dispone all’ascolto dei nuovi paladini mediatici della destra più retriva, capillarmente presenti dentro il video.

 

Convinti di essere al cospetto di colui che è in grado di risolvere i problemi del Paese,  gli italiani, che ora inneggiano a Salvini e alla Lega, hanno riscoperto la funzionalità dell’autoritarismo decisionista e dispotico che parla alla loro pancia, ammantandosi del populismo più basso e feroce. 

Ma mentre la nostra nazione, mai veramente unita, tra un Nord efficiente ed un Sud sempre più desolato, comodamente si consegna alla bestialità dei nuovi governanti privi di ogni forma di cultura, dall’altra parte le opposizioni languono, incapaci di metter su un progetto politico alternativo, in grado di contrastare la preoccupante deriva che ha preso l’Italia. Questo a causa dell’assenza pressoché completa di una visione progressista che ponga al centro l’uomo e non i suoi istinti animali, frutto di decenni spesi ad inseguire il riflusso e la scomparsa delle ideologie. Quasi fosse l’esito di una profezia che si autoavvera, di una pervicace suggestione della fine di ogni ideale di giustizia sociale ed uguaglianza. La caduta del muro di Berlino, l’irruzione del postmoderno e della paura del terrorismo seguita all’11 settembre hanno infatti sconvolto il campo della sinistra, avviandola verso posizioni sempre più minoritarie. Tanto che, in Italia come nel mondo, essa vive una congiuntura storica di crisi, apparentemente senza via d’uscita. 

Fondandosi sul convincimento che davvero non esiste più la contrapposizione fra le categorie, troppo in fretta liquidate, di destra e sinistra, comunismo e socialismo sono andati in archivio, non prima di essere demonizzati come i mali assoluti in una realtà globalizzata dominata dal neo-capitalismo delle grandi multinazionali, dove alla ricchezza in crescita incontrollata di pochi corrisponde l’impoverimento generale delle classi medie e dei poveri sempre più poveri. 

Il tutto a nascondere la pericolosità del neofascismo trionfante, nell’accezione salviniana post-berlusconiana per l’Italia e in quella trumpiana per il mondo intero, che molto hanno in comune. 

È bastata un’asfissiante campagna mediatica puntata sull’immigrazione, dipinta come l’emergenza numero uno in un Paese allo stremo sul piano della disoccupazione, della criminalità e del debito pubblico, perché il segretario dell’ex Lega Nord, ora sovranista e nazionalista, divenisse il politico più amato, il leader supremo, con milioni di consensi tra la gente che si riconosce in lui. 

Varcato il confine flebile tra etnocentrismo, razzismo e xenofobia, i sentimenti più deleteri per uno Stato civile e democratico non hanno trovato più argini. Mentre l’assiduità di una politica tesa allo sfascio dei valori morali e culturali sui quali si fonda la Costituzione dei padri della Repubblica ha creato un sottofondo costante indirizzato ad azzerare quel briciolo di patrimonio ideale ancora esistente nella nostra storia. Alludo alla presenza fissa dentro i talk show di politica, d’intrattenimento e di informazione dei novelli cantori del “Paese più bello che c’è”, negazionisti cronici e assertori di logiche perverse, portatori sani della nuova ignoranza: la reale emergenza in cui tutti siamo immersi.

Se, infatti, l’analfabetismo funzionale e la diffusa mancanza di conoscenze costituiscono la causa ultima dei mali delle società avanzate del terzo millennio, come del resto anche per le società umane del passato, il caso dell’Italia odierna è emblematico in tal senso. A cominciare dalle due forze politiche che mietono i maggiori consensi come la Lega, in origine formazione secessionista, indipendentista e razzista nei confronti dei meridionali terroni, ora invece nazionalista e populista, seppure di destra; e il M5S, raggruppamento post-ideologico, né di destra né di sinistra, giustizialista e per l’onestà, qualunquista e sostenitore di un “francescanesimo” piuttosto simile al “poraccismo” (da “poveraccio”) che all’autentico messaggio cristiano. 

Sono comunque loro le novità più importanti di questi ultimi tempi, in un panorama complessivo che stenta ad aggiornarsi, che ne dicano i neo-berlusconiani, i post-fascisti di FdI, oppure quelli del Pd ormai ridotti a capri espiatori, colpevoli di ogni bruttura del passato. Vittime del processo di “deidealizzazione”, che ne ha completamente delegittimato l’azione politica, artatamente alimentato dai nuovi guru della destra. 

 

Sta di fatto che tale quadro parlamentare restituisce un Paese oggi indiscutibilmente caratterizzato dalla supremazia culturale della destra, sostituitasi in maniera tronfia e vendicativa alla gramsciana egemonia della sinistra. Ma non per la maggior qualità del messaggio trasmesso, piuttosto che per una rabbrividente mancanza di messaggi, che si adatta a pennello alla disimpegnata richiesta del popolo, che premia quanti provvedono alle sue esigenze spicciole. La riprova c’è osservando i comportamenti della gente, avvolta nella mediocrità generale, fonte di riscatto per esistenze finora fallimentari, che mette in un angolo gli intellettuali scomodi per abbandonarsi ai piaceri dell’incompetenza condivisa. Lo si verifica dall’entità delle proposte politiche, dall’assurdità delle promesse, dal discorso ignorante che contraddistingue i grandi temi, non solo politici in senso stretto, affrontati attualmente in Italia. Con le risposte date, che in nome di un superficiale senso di libertà e democrazia, stanno facendo retrocedere sempre più il nostro Paese verso l’abisso.      

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