Creato da carlopicone1960 il 13/01/2008

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Messaggi di Aprile 2019

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Post n°494 pubblicato il 28 Aprile 2019 da carlopicone1960
 
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Al di là dei dati numerici da guiness dei primati, la longevità oltre ogni limite di Ciriaco De Mita, che, a 91 anni, mostrando una tempra e una lucidità sempre più invidiabili, ha deciso di ricandidarsi, per la seconda volta consecutiva, alla carica di sindaco di Nusco, non può non far sorgere una considerazione in merito allo stato della politica in Irpinia. Che ci sia una figura “eterna” come quella dell’ex segretario nazionale della Dc oltre che ex presidente del consiglio, ancora in attività, è, infatti,  il sintomo di una crisi che si esplicita nella mancanza di novità e di leadership parimenti carismatiche dentro una realtà la cui caratteristica predominante è la staticità immobile, sinonimo di emancipazione inesistente, come di evoluzione bloccata agli anni d’oro dei “magnifici sette” uomini politici democristiani capeggiati proprio dal “Signore” di Nusco. Ora rivolto al traguardo dell’immortalità.

L’estrema passività del panorama politico irpino è del resto suffragata dall’assenza ai tempi attuali di alternative credibili in qualsiasi schieramento partitico. 

Nemmeno il Movimento Cinque Stelle pare aver attecchito come i risultati elettorali facevano attendere, né tantomeno, fra i parlamentari della nuova formazione, spicca qualche nome come possibile punto di riferimento nella provincia di Avellino, qualcuno davvero impegnato per lo sviluppo e la salvaguardia dei nostri territori. Ancor più desertico, lo scenario sul quale impatta il “salvinismo”, assolutamente dominante in tutt’Italia, ma ancora privo di elementi di contatto qui dove il tempo pare essersi fermato. Senza più leader, però. In una condizione generale indietro anni luce rispetto a zone più all’avanguardia, a livello nazionale ed europeo. 

 

Allora, sarà stato anche a causa dell’irrealizzato ricambio della classe dirigente locale, sistematicamente azzerata non appena si apprestava a mettere in campo politiche autonome, da parte degli anziani feudatari del potere democristiano, tuttora in sella e attenti al controllo del territorio; ma la colpa essenziale è di chi, subendo gli effetti deleteri del clientelismo diffuso e dell’intramontabile “familismo amorale”, ha continuato e continua a votarli, senza esprimere istanze veramente nuove. E, al loro fianco, non si possono non citare i membri della “società civile”, gli intellettuali, gli uomini di cultura ed i politici odierni, incapaci di produrre un pensiero nuovo ed innovatore per l’Irpinia ed il suo capoluogo.

 
 
 

Don Luigi Merola al Liceo Virgilio

Post n°493 pubblicato il 28 Aprile 2019 da carlopicone1960
Foto di carlopicone1960

Un ospite davvero speciale, lunedì 6 maggio, alle ore 10, al Liceo “Publio Virgilio Marone”, guidato dalla dirigente Lucia Forino. Don Luigi Merola, già parroco di Forcella e prete anticamorra, tanto da essere sotto scorta dal 2004, per le minacce di morte subite dalle organizzazioni criminali, incontrerà gli studenti della scuola avellinese, nell’ambito della rassegna dedicata ai “Testimoni del presente”, grazie all’iniziativa dei docenti Carlo Picone e Giuseppe Campiglia. 

Si tratterà di un momento di grande interesse, che vedrà protagonista un uomo di Chiesa che ha fatto dell’impegno civile e sociale la sua ragione di vita. La sua lotta per la legalità in contesti difficili come i quartieri più degradati e alto tasso di criminalità, il suo impegno quotidiano. 

 

Un sacerdote sulle barricate per il quale “essere cittadini significa impegnarsi giorno dopo giorno”, contro tutte le forme di esclusione sociale, contro la dispersione scolastica, la vera e propria emergenza educativa, che favorisce la crescita e lo strapotere delle mafie. Convinto che “oggi in Italia non ci sia solo un vuoto economico ma anche e soprattutto culturale” e che, in determinate realtà. siano particolarmente forti i condizionamenti che spingono a delinquere, tanto che “nessuno nasce delinquente, lo si diventa”. Per don Luigi Merola, insignito dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica, nel 2012, dal presidente Napolitano, l’istruzione riveste infatti una funzione essenziale. Più che nel ruolo repressivo delle forze dell’ordine, pur fondamentale nel contrasto alla camorra, quello in cui egli crede è “l’esercito di insegnanti ed educatori, di genitori che devono tornare a fare i genitori, i preti che devono tornare a fare l’oratorio”, come strumenti di lotta ancora più efficaci. I suoi punti di riferimento, esplicitati nelle sue pubblicazioni, dalla sua esperienza alla parrocchia di San Carlo Borromeo alle Brecce, a Napoli, fino a quella di Forcella, prima di dedicarsi all’attività di consulenza per il Miur e all’opera della Fondazione onlus “A Voce d’e creature”, nell’altro quartiere napoletano dell’Arenaccia, sono San Giovanni Bosco, don Lorenzo Milani ed il martire della camorra don Peppe Diana. Proprio la veemente omelia che proferì nel 2004 dopo la morte di Annalisa Durante, vittima innocente della camorra a soli 14 anni, gli attirò la condanna dei boss che spadroneggiavano a Forcella. Di fronte a cui non si è mai piegato, continuando imperterrito nel suo percorso appassionato, che ha al centro la necessità di ribellarsi al malaffare, nel segno dell’equazione legalità, giustizia sociale, responsabilità. Don Luigi, nato a Villaricca, 46 anni fa; figlio di operai, presbitero, ordinato sacerdote nel 1997, laureato in teologia e in scienze sociali oltre che scrittore; è stato autore di “Forcella tra inclusione ed esclusione sociale” nel 2010, poi, insieme al compianto Marcello D’orta, di “A Voce ‘e creature”, nel 2012, e, nel 2016, del volume “La camorra bianca”. Come pubblicista iscritto all’ordine dal 2008, ha rivolto condivisibili strali polemici nei confronti della tv di Maria De Filippi, “cattiva maestra d’Italia” e degli autori della nota serie “Gomorra”, perché introducessero la figura dello Stato, pressoché assente nella fiction di successo.  

 
 
 

Una minestra riscaldata

Post n°492 pubblicato il 27 Aprile 2019 da carlopicone1960
 
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In attesa che vengano ufficializzate le candidature alle prossime amministrative, per sapere effettivamente i nomi di coloro che si scontreranno nell’agone elettorale, le prime anticipazioni sulla presentazione delle liste restituiscono un quadro complessivo assai simile a quello della scorsa primavera. Con qualche rimescolamento e trasformistico salto della quaglia, però. 

Partendo dai dati certi o quasi, saranno nuovamente otto i competitor per la poltrona di primo cittadino, ma potrebbero alla fine essere uno di meno, se, nel centro-destra, Damiano Genovese si convincerà a rinunciare alla sua candidatura a sindaco per ripiegare sul sostegno a Bianca Maria D’Agostino, unica donna candidata a sindaco, per la Lega di Salvini, oppure all’altro esponente del centro-destra, Dino Preziosi, espressione di Forza Italia. Nell’incertezza che caratterizza l’intero schieramento, da segnalare c’è proprio la discesa in campo dell’avvocatessa, volto quasi del tutto nuovo per la competizione. Mentre hanno il sapore di minestra riscaldata, seppure con diversi cambi di casacca, le riproposizioni di Massimo Passaro ed i suoi “Cittadini in movimento”, rinforzati dalla lista “Polis” dell’ex socialista Troncone; quelle dei dem dissidenti di Gianluca Festa, del M5S di Fernando Picariello in linea di continuità con la squadra dell’ex sindaco Ciampi, inglobandone ex assessori e consiglieri, malgrado i mal di pancia del Meet-up. Altrettanto poco inedita l’operazione Cipriano, il presidente del “Cimarosa” che ha trasferito il suo progetto Maipiù nel Pd, candidandosi a sindaco del centro-sinistra, dopo aver raccolto il consenso del partito di via Tagliamento e di alcuni portavoti moderati e di sinistra, vedi i post-demitiani di Petracca e i progressisti di App-Avellino prende parte. 

Se vogliamo parlare di trasformismo e di scelte divisive, è proprio il caso di Luca Cipriano, candidato sindaco alle scorse elezioni a capo di un gruppo in aperta contrapposizione con l’establishment democristiano da sempre al potere in città. Chi invece si è mosso seguendo le fila della coerenza è il Centro-sinistra alternativo, anch’esso non proprio inedito, con la candidatura a sindaco di Amalio Santoro, già consigliere provinciale di minoranza qualche legislatura fa. 

Insomma, a leggere velocemente i nomi delle liste, l’impressione è che buona parte di essi siano di persone desiderose di riprovarci, dopo l’esperienza delle precedenti elezioni. Al solito, si procederà con la strategia delle multi-liste che garantiscono almeno l’elezione in consiglio degli aspiranti primi cittadini, tutti d’ora in poi a lavoro per intercettare i voti necessari. Ma se 7/8 competitor continuano ad essere molti per una piccola città come Avellino, decisamente troppe sono le centinaia di candidati ad un posto di consigliere comunale. E prima che la campagna elettorale prenda corpo, sarà utile ricordare alcune delle caratteristiche della posta in palio: il comune di Avellino, fra i primi in tutte le classifiche di cattiva qualità della vita a livello nazionale, è in fase di predissesto, con svariati milioni di debito da ripianare, che hanno già provocato l’ulteriore innalzamento dei tributi locali e addirittura del costo, già esoso, dei parcheggi a pagamento. In più c’è un’invincibile emergenza ambientale, da smog e quant’altro, tagli indiscriminati al Welfare, giovani che in numero sempre maggiore abbandonano il capoluogo per trovare fortuna altrove, servizi sociali, infrastrutture e trasporti pubblici pressoché assenti, opere incompiute, crisi in ogni settore. Davvero una brutta gatta da pelare. Con uno di coloro che corrono per il ruolo di primo cittadino, che potrebbe addirittura essere fermato per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sul Teatro comunale “Carlo Gesualdo”, che lo vede ancora indagato. Macchie nere sulle prossime amministrative. 

 

   

 
 
 

Prima del 25 aprile

Post n°491 pubblicato il 25 Aprile 2019 da carlopicone1960
 
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La festa della Liberazione dal nazifascismo arriva quest'anno in un'Italia che, per gli episodi ormai troppo frequenti, vive una realtà in cui non c'è solo un allarmante deficit di memoria, associato al disimpegno e al becero giustificazionismo nei confronti del mostro tirannico che fino al 1945 si impadronì del nostro Paese , ma anche caratterizzata dal reverbero purulento delle spinte dispotiche e autoritarie proprio del neofascismo. Sempre più protagoniste. Grazie all'accondiscendenza, se non proprio complicità dell'attuale assetto governativo, "né di destra né di sinistra", che poi significa essere reazionari e conservatori. Rappresentato dall'alleanza tra un movimento amorfo e qualunquista, come i Cinque stelle, ed una forza politica quale la Lega, già Lega Nord, nata con intenti secessionistici nei confronti del resto d'Italia e del Meridione in particolare, ora divenuta primo partito (di destra) nei sondaggi, dopo aver sfondato pure nell'odiato Sud. In particolare, la presenza di un ministro dell'Interno come Salvini, che, divisivo e fomentatore di conflitti, in primis ai danni dello spauracchio immigrati, omettendo invece ogni iniziativa, da effettivo titolare del suo dicastero, tesa a contrastare le composite e spadroneggianti mafie che occupano l'intero Paese, finisce per essere il "socio" più ambito dei gruppi fascisti ritornati alla luce del sole. Suoi sostenitori, d'altronde, alle ultime elezioni politiche. 
Ecco quindi che rispetto al recente passato il sentito festeggiamento collettivo del 25 aprile, a 74 anni dalla cacciata degli occupanti tedeschi spalleggiati dai repubblichini di Salò e dall'eliminazione di Mussolini, manifesta sintomi di aggravata stanchezza. E da giornata da dedicare alla memoria nazionale, che ancora non ha fatto i conti col fascismo, come invece ha fatto la Germania con il nazismo, la Liberazione si trasforma sempre di più in una giornata di ferie da passare al mare o in montagna tra un pic-nic e l'altro. 
Mentre il reato di apologia del fascismo è stato quasi del tutto depenalizzato e liberalizzato da questo esecutivo, qui sono rimasti in pochi gli anziani, a custodire ricordi così vitali per la nostra esistenza repubblicana. Nella pressoché totale indifferenza. Una condizione acuita negli ultimi anni, come sottolinea Jonathan Franzen nella sua ultima raccolta di saggi, "La fine della fine della terra", dal nostro tenere gli occhi piantati sulla palude di opinioni narcisistiche e autoreferenzali della rete, che ci fa perdere il senso delle grandi questioni. Il male più pericoloso che ci affligge, in questa società tecnologica.

 

 
 
 

Disvalore aggiunto

Post n°490 pubblicato il 23 Aprile 2019 da carlopicone1960
 
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In dirittura di arrivo la presentazione delle liste per il rinnovo dell’amministrazione comunale, ad Avellino, l’ufficializzazione delle candidature a sindaco è chiamata a ridurre il surplus di complessità che ha contrassegnato la fase di travagliata gestazione degli schieramenti in campo. Ed insieme alla necessaria scrematura degli aspiranti amministratori, allo scopo di approntare formazioni quanto più adatte a rispondere alle esigenze dell’elettorato, i vari contendenti dovranno cercare di correggere le improprietà che il momento della loro costruzione ha inevitabilmente apportato. Perché tutti i raggruppamenti in competizione non hanno finora mostrato una saldezza e determinazione fuori da ogni discussione. 

Il centro-sinistra, favorito della vigilia in nome di una consolidata tradizione locale, è difatti diviso, tra l’espressione degli organismi provinciali che ha deciso di accordarsi con Luca Cipriano ed i suoi seguaci, avversari nelle scorse elezioni, fino a indicarlo come candidato sindaco; e l’indicazione, diversamente unitaria, proveniente dalla neonata segreteria nazionale che dissente dall’accordo già siglato. 

In più, in casa dem, si sono registrate altre scissioni e defezioni. L’ex parlamentare D’Agostino ha, intanto, messo insieme un gruppo di giovani che si cimenteranno nell’agone elettorale intorno alla figura di Stefano Luongo, ex consigliere di area Pd. Mentre, anticipando i tempi, Gianluca Festa, altro tesserato del partito di Zingaretti, si è già messo in proprio contro l’establishment locale, con un proprio variegato schieramento. Sicché il centrosinistra tradizionale non appare assolutamente unito. E se si prende in considerazione la parallela riproposizione del modello “centrosinistra alternativo”, che raccoglie forze a sinistra dei dem, come il Prc, Possibile e Si può, ed energie del moderatismo più illuminato e critico nei confronti delle politiche del Pd, il quadro complessivo risulta ancor più frammentato. 

Ma, proprio a proposito delle divisioni che albergano all’interno del fronte oggi all’opposizione nel panorama nazionale, non si può non evidenziare che, mentre il centro-destra locale non smette di mostrare speculari differenziazioni tra Lega, Forza Italia e fuoriusciti vari, in attesa di trovare la quadra; gli stessi esponenti della variegata “area progressista” stentano a trovare soluzioni convincenti nell’indicazione dei nomi dei candidati a sindaco. Già menzionato il caso di Cipriano, “figliuol prodigo” a via Tagliamento, con qualche new entry, che si pensava appartenesse a sponde diverse, dobbiamo segnalare tra gli “alternativi” la presenza, non si sa ancora se direttamente attiva, dell’ex sindaco dello sfacelo, precedente alla breve esperienza del pentastellato Ciampi, per soli cinque mesi primo cittadino. Ebbene Paolo Foti, uno dei tanti “artefici fallimentari” che, indomiti, si ripropongono nella vita avellinese, al pari dei Pugliese o Taccone, in ambito calcistico, come se niente fosse accaduto, annunziando la sua adesione alla “sinistra”, che pure l’aveva duramente avversato ai tempi della sua consiliatura, promette di essere non il valore aggiunto della lista che sostiene la candidatura a sindaco di Amalio Santoro, ma piuttosto il disvalore che rischia di tener lontano da essa una parte consistente dell’elettorato. 

 

Ecco, dunque, che questi giorni, in vista dell’ufficializzazione degli schieramenti in corsa per il nuovo consiglio comunale, dovranno provvedere a sgombrare il campo dai tanti equivoci che ancora turbano gli avellinesi pronti al voto.  

 
 
 

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