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PONTE MAMMOLO

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LIBIA: I MORTI SALGONO A PIU' DI DIECIMILA

Post n°951 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Impossibile fare bilanci ufficiali. La guerra civile libica è un racconto fatto di lanci di angenzia, di racconti dai testimoni, di scritte su Twitter, di reazioni, di indiscrezioni. Pochissime immagini, pochissime foto, pochissime certezze, niente (o quasi) numeri affidabili. Di certo c'è solo un discorso, che in molti definiscono "delirante", pronunciato da Muammar Gheddafi davanti alle telecamere della tv di Stato. Mentre prosegue la violenza nelle strade, numerose diplomazie mondiali hanno fatto scattare i rimpatri dei propri concittadini. E dagli aeroporti di tutto il Paese nordafricano decollano continuamente aerei carichi di stranieri in fuga dalla Libia sconvolta da una protesta repressa nel modo peggiore, con bombe lanciate sulla folla e mitragliate contro tutti gli oppositori. Numerose organizzazioni internazionali, ma anche il segretario generale dell'Onu Ban-Ki moon, chiedono urgentemente "una transizione rapida e pacifica: l'attuale situazione è imprevedibile e potrebbe avere sbocchi diversi, molti dei quali pericolosi".
SBOCCHI PERICOLOSI - Gli sbocchi pericolosi sono già in corso, visto che più fonti - compreso il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini - parlano di "almeno mille morti" nella rivolta (ma il componente libico della Corte Penale Internazionale Sayed al Shanuka, ad Al Arabiya, ha ammesso la possibilità che ci possano essere "10mila vittime" e "50mila feriti"). Un video del quotidiano inglese Telegraph, inoltre, ha mostrato le operazioni di scavo di fosse comuni. Secondo alcuni testimoni, inoltre, dei cecchini stanno sparando contro chiunque si trovino davanti: "I mercenari armati sono dappertutto. Non si può aprire una finestra né la porta. I cecchini sparano alla gente. Siamo sotto assedio", scrivono su internet. Il viceministro degli Esteri di Tripoli, inoltre, considera "fuorilegge" tutti i giornalisti entrati nel Paese "illegalmente", in quanto "complici di Al Qaeda". Pilota e co-pilota di un jet diretto a Bengasi si sono ammutinati: il velivolo è precipitato. I piloti di un altro aereo si sono rifiutati di bombardare i pozzi di petrolio, come era stato loro ordinato. Infine, un aereo è stato respinto dal Governo della Valletta, capitale di Malta: secondo Al Jazeera, tra le 14 persone a bordo ci sarebbe anche una delle figlie di Gheddafi, Aisha, che ora sarebbe diretta a Cipro. A Bengasi circa 130 militari sono stati giustiziati per essersi rifiutati di sparare sulla folla.
FOSSE COMUNI - Uno dei particolari più raccapriccianti delle rivoluzione in Libia sono le decine e decine di fosse comuni scavate in perfetta linea, alcune delle quali già sigillate con il cemento. A mostrare la drammatica verità delle fosse comuni è stato un video amatoriale girato martedì a Tripoli e successivamente diffuso da Onedayonearth. La clip mostra le fosse su una spiaggia del lungomare della capitale libica, sulla quale lavorano molti uomini intenti ad allestire il gigante cimitero.
MISURATA E ZWARA NELLE MANI DEGLI OPPOSITORI - Le piazze, ora dopo ora, si riempiono di bandiere dell'era pre-Gheddafi. I manifestanti posizionano blocchi di cemento per difendersi e pubblicano video su Facebook per dimostrare cosa devono fare per poter manifestare senza essere colpiti dai colpi di fucile di mercenari e soldati dell'esercito guidato personalmente da Gheddafi. Dopo Bengasi, intanto, anche Misurata e Zwara sono in mano all'opposizione: "La solidarietà tra la gente qui è stupenda, perfino i disabili stanno aiutando", racconta un medico di Misurata, importante città del nord. Tutto questo cozza con la dichiarazione di un vice-ministro degli Esteri libico, secondo cui "Al Qaeda ha istituito un emirato islamico a Derna, guidato da un ex prigioniero di Camp X Ray, nella baia di Guantanamo".
ALLARME GAS E PETROLIO - L'allarme, ora, riguarda il gas e petrolio. La Libia è una potenza economica in quanto rifornisce numerosi Stati (Italia in primis) di gas ed è una delle principali Nazioni produttrici di petrolio al mondo. E così assumono notevole importanza le notizie sulla sospensione delle attività petrolifere da parte della compagnia francese Total: "La priorità è il rimpatrio dei familiari dei dipendenti", scrivono i portavoce del gruppo. Il Presidente dell’Authority per l’Energia Guido Bortoni ha assicurato che "non ci sarà alcun impatto immediato sulle bollette di luce e di gas, come 'effetto Libia'. Per il prossimo aggiornamento dei prezzi previsto per fine marzo, il meccanismo utilizzato dall’Autorità esclude eventuali aumenti dei prezzi del gas legati agli eventi di questi giorni". Il prezzo del petrolio, intanto, tocca quota 100 dollari, record dal 2008.
FLUSSI MIGRATORI - Ma l'allarme, sorpattutto per gli Stati europei che si affacciano sul Mediterraneo, riguarda anche i flussi migratori che potrebbero partire dalla Libia nei prossimi giorni. Il movimento internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa ha avvertito che potrebbe esserci un "catastrofico" esodo verso Tunisi, ma è impossibile escludere un'ondata di immigrazione verso Italia, Francia e Spagna. Il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso vuole chiedere "solidarietà" agli Stati Ue circa i probabili imminenti flussi migratori. Alcune nazioni, tra cui l'Italia, porteranno alla riunione prevista per giovedì a Bruxelles la proposta di creare un fondo di solidarietà proprio per gli Stati che, prevedibilmente, accoglieranno gli immigrati in fuga dalla Libia.
RIMPATRI E FUGHE - I cittadini europei intrappolati in Libia sono 10mila. Nonostante la mobilitazione dell'Unione Europea per favorirne l'evacuazione, la sitauzione sembra precipitare. A Tripoli si trova l'unico aeroporto aperto, che però non garantisce la partenza di tutti i voli. Ora dovrà essere la Commissione europea a doversi far carico del coordinamento dell'evacuazione che si trovano ancora nel Paese. I libici, invece, scappano a piedi attraversando le frontiere con Egitto e Tunisia. Solo la scorsa notte, sarebbero fuggite 25mila persone.
SANZIONI UE - La rivolta nelle strade di Tripoli sta accendendo gli animi dei libici in giro per il mondo. A Roma, nel primo pomeriggio di mercoledì, circa 300 cittadini africani hanno manifestato davanti all'ambasciata libica, e ci sono stati anche dei tafferugli di non particolare gravità. Gruppi di libici hanno sostato, in maniera civile, anche davanti all'ambasciata di Berlino. Le stesse scene si ripeteranno giovedì a Palermo, davanti al Consolato. A Bruxelles gli ambasciatori dei 27 Paesi membri dell'Unione Europea si sono con l'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, per discutere di eventuali misure da prendere per la crisi in Libia: con Tripoli la Ue ha sospeso i negoziati, e alla fine della riunione è emersa la volontà di "prendere ulteriori misure", anche se sembrano ormai scontate le sanzioni, per le quali spingono alcuni degli stati membri più influenti, come Francia e Germania.
 

 
 
 

BERLUSCONI TEME INTEGRALISMO ISLAMICO

Post n°950 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Diciamo no alle violenze con questi regimi con cui non abbiamo trattato ma che sono importanti fornitori di energia". Silvio Berlusconi parla dell'emergenza in Libia agli Stati Generali di Roma, e sottolinea: "Prendiamo atto che il vento della democrazia è soffiato in questo Paese con i giovani che con internet hanno dato vita a questi movimenti". Il Cavaliere ha quindi aggiunto: "Abbiamo continuato a essere in contatto con gli altri leader europei per la situazione che c'è nel Paese dove", Berlusconi sottolinea il rischio, "l'integralismo islamico rischia di prevalere negli assetti futuri".
FRATTINI: "1.000 VITTIME, STIMA VEROSIMILE" - In precedenza del caos a Tripoli aveva parlato anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che aveva confermato come la stima di mille morti nelle rivolte sia verosimile.  Il ministro ha riferito delle rivolte nel nord Africa alla Camera dei Deputati. Il titolare della Farnesina ha aggiunto che "il tragico bilancio sarà in ogni caso un bagno di sangue" e che nel Paese del colonnello Gheddafi è in corso una "vera e propria guerra civile". Frattini ha sottolineato che "la Cirenaica non è più sotto il controllo del governo libico e che vi sono degli scontri nel resto del paese". Il ministro risponde anche alle accuse lanciate da Gheddafi all'Italia:  "Abbiamo ascoltato frasi di una retorica che pensavamo fosse ormai abbandonata, come quella di aver  fornito razzi ai rivoltosi della Cirenaica. L’Italia non produce quei razzi né li ha mai venduti in quella regione. Quelle frasi sono false dalla prima all’ultima parola".
IL MINISTRO SFIDA L'EUROPA SUGLI IMMIRGRATI - Frattini già ieri sera aveva parlato della Libia, affermando che le rivolte potrebbero avere come conseguenza l'arrivo di 200-300 mila immigrati sulle coste europee. Il ministro ha specificato che le cifre sono il risultato di una stima, per giunta al ribasso. Nel pomeriggio di mercoledì invece si terrà un nuovo summit con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e i colleghi di Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna. L'argomento, la crisi del Mediterraneo e le conseguenze sul fronte dell'immigrazione. "Noi chiederemo con forza che l’Europa faccia l’Europa assumendosi il suo dovere di coordinamento di questa azione chiara", ha proseguito Frattini. "Noi vogliamo più Europa perché non possiamo pensare che alcun Paese possa essere lasciato solo". L’Italia insomma attende dall’Unione europea risposte ufficiali sull'eventuale ripartizione degli immigrati in arrivo dalle coste nordafricane. "Non considero le fonti anonime e tutti quelli che hanno la responsabilità di dire no dovranno dircelo in faccia", ha concluso il titolare della Farnesina.
LA RUSSA: "SIAMO PREOCCUPATI" - Riguardo al problema libico ha parlato anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "Siamo molto preoccupati. Il presidente del Consiglio è molto preoccupato. Bisogna essere pronti a ogni sviluppo della situazione che naturalmente non si presenta tranquillizzante". Riguardo alle previsioni di 200-300mila clandestini, il ministro ha fatto però notare che "si tratta di una stima del tutto empirica". Per La Russa quella degli immigrati in arrivo dal Nordafrica è comunque una questione europea: "Sarebbe inimmaginabile pensare che tocchi solo a noi arginare questa emergenza", ha detto.
NUOVI SBARCHI A LAMPEDUSA - Mentre l'Europa e l'Italia si preoccupano per i rischi dell'immigrazione, a Lampedusa ci sono nuovi sbarchi. Poco dopo le  sette di questa mattina al porto dell'isola sono arrivati 38 immigrati tunisini salvati in alto mare dal peschereccio di Mazara del Vallo (Trapani)  "Chiaraluna" dal mare in tempesta. Il peschereccio è rimasto per quasi quattro ore in banchina perchè il mare molto agitato ha rallentato le operazioni di attracco. Al momento salgono così quasi a mille gli ospiti del Centro d’accoglienza di Lampedusa dopo la partenza di oltre trecento extracomunitari avvenuta ieri.

 
 
 

GHEDDAFI: "POTERE O MORTE"

Post n°949 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Nota: ieri in Libia sono proseguite proteste, violenze e i bombardamenti sulla folla. Muammar Gheddafi ha parlato alla naziona in serata, con un'orazione fiume e a tratti preoccupante trasmessa dalla televisione di stato. Si è poi appreso che il Colonnello ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Continua a preoccupare un'eventuale crisi energetica. Leggi la cronaca della giornata di ieri. Segue l'analisi di Carlo Panella sul declino del dittatore.
Gheddafi ieri pomeriggio ha mostrato al mondo cosa sia un dittatore: un uomo feroce, che non arretra davanti al sangue di un migliaio di giovani e meno giovani falciati dai reparti di sicurezza comandati da suo figlio Qasim; un mentitore, che accusa Italia e Usa di avere sobillato e armato la piazza. Un uomo che annuncia, di fatto, di avere tutte le intenzioni di combattere nei prossimi giorni una vera e propria guerra civile, mandando i reparti e le tribù rimaste a lui fedeli a seminare morte nelle strade e nelle città di tutta la Libia, di «ripulire la Libia casa per casa». E se i ribelli continueranno sarà data una risposta «simile a Tienanmen e Falluja»
Tutt’altra tempera rispetto ai suoi “colleghi dittatori” Ben Ali e Hosni Mubarak, che hanno abbandonato il braccio di ferro col proprio popolo in rivolta (non senza aver dato ordine di sparare sulla folla), non appena hanno compreso che si metteva male e di avere ancora la possibilità di portare con sé in esilio un bottino di miliardi di dollari. Ma Ben Ali e Mubarak erano diventati “dittatori per caso”, perché erano stati scelti come “numeri due” proprio perché scialbi e insignificanti e soltanto un attentato e una sindrome di pazzia senile li avevano scaraventati sui troni del potere assoluto.
Gheddafi è di tutt’altra pasta: non solo si è conquistato il potere con le sue mani, ma l’ha anche difeso in prima persona contro intrighi e complotti dei suoi colleghi golpisti (nel 1993 ha allontanato dal potere il suo braccio destro Jallud, che probabilmente oggi tesse molte e pericolosissime trame contro di lui nell’esercito). Per 42 lunghi, intensi anni Gheddafi ha tessuto trame, intrighi, piazzato tranelli, tentato o appoggiato putsch militari in quasi tutte le capitali africane (incluse le Seychelles!) e ha anche condotto una guerra con mezzo milione di morti nel confinante Ciad.
Infine, il capolavoro: ha rifiutato ogni potere, ogni carica, se non quella solo e unicamente morale di “Guida della Rivoluzione” sì che oggi, beffardo può dire: «Non sono un presidente e non posso dimettermi e sarò, fino all'eternità, un combattente; resterò a capo della rivoluzione fino alla morte, morirò come un martire, come mio nonno. Io  sono un rivoluzionario».  Un rivoluzionario feroce e senza scrupoli e pietà che però ha uno straordinario senso - quasi pop - per la scena, per l’immagine, e una eccellente arte oratoria che sa - sapeva - toccare il cuore del suo popolo.
Lunedì sera si è presentato in televisione tutto vestito di bianco grigio, con un cappello intonato di pelliccia (a Tripoli!) e un fantastico ombrellone grigio che sapeva tanto di Bordighera, spiegando che non poteva andare nella piazza Verde perché pioveva! Ieri, nel lungo intervento televisivo si è presentato con occhiali, turbante color cammello e casacca con mantella tono su tono, parlando a braccio (consultando solo qualche volta il suo Libro Verde), in piedi, con toni accalorati da guerriero beduino, gesticolando con le mani. Particolare significativo, ha tenuto questo discorso dalla sua abitazione nel centro di Tripoli , che fu bombardata da aerei Usa nel 1986, chiaro messaggio: non sono  fuggito e se ho saputo resistere ai missili di Reagan, saprò resistere anche alla piazza. E le sue parole non lasciano dubbi, purtroppo: «Hanno dato le armi ai ragazzini, li hanno drogati. Andate ad attaccare questi ratti. Le famiglie dovrebbero raccogliere i propri figli dalle strade. Popolo libico esci dalle case, attacca i manifestanti». Per concludere con l’ordine secco  alla polizia e all'esercito: «Schiacciate la rivolta».

 
 
 

NAVI IRANIANE NEL MEDITERRANEO

Post n°948 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Manovre strategiche nel mediterraneo da parte di quattro navi da guerra: due iraniane, una libica e una italiana. Azioni da tenere d'occhio, alla luce delle rivolte che stanno colpendo la Libia, con tutte le conseguenze del caso sia sul fronte economico sia su quello dell'immigrazione. L'imbarcazione libica ha 200 marinai a bordo e si trova al largo della Valletta sorvegliata dalla marina di Malta.  I libici hanno ammainato la loro bandiera, pur non chiedendo asilo politico. Il governo maltese sta tenendo una riunione d'emergenza.
LA PROVOCAZIONE DI TEHERAN - Sempre oggi, due unità della Marina Militare iraniana, la fregata "Alvand" e la nave appoggio "Kharg", hanno attraversato il Canale di Suez. Il governo di Teheran ha autorizzato questa missione definendola "di addestramento", ma da Israele la reazione è stata molto critica tanto che Tel Aviv non ha esitato a parlare di "provocazione". Le autorità egiziane che gestiscono il Canale hanno comunicato che le due unità "sono entrate alle ore 05:45 ora locale", per poi risalire il Golfo di Suez arrivando sino a Porto Said, sulla costa mediterranea dell'Egitto, dove sono giunte nel primo pomeriggio. L'esecutivo iraniano ha assicurato che nessuna delle due unità trasporta armi, sostanze nucleari o aggressivi chimici. Di solito, però, la "Almand" (nella foto) viene armata con siluri e missili anti-nave, mentre la "Kharg" può accogliere tre elicotteri da combattimento.
IL MIMBELLI - In questa agitazione nel Mediterraneo, l'Italia ha deciso di salpare l'incrociatore Francesco Mimbelli per fare "da piattaforma per il controllo aereo nel sud del Mediterraneo". Lo ha riferito il ministro della Difesa Ignazio La Russa da Abu Dhabi, sottolineando che a partire non sarà dunque la nave Elettra come in precedenza riferito. Il motivo del cambio è legato a "motivi di logistica e tecnici", ha detto La Russa.

 
 
 

GHEDDAFI: "NON LASCERO'"

Post n°947 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

La rivolta continua ad infiammare la Libia. E come accaduto lunedì pomeriggio, anche il giorno successivo la folla che assiepa le strade di Tripoli è stata bombardata: secondo le testimonianze ci sarebbero altre mille vittime. In serata, dopo la fugace apparizione in tv di lunedì sera, ha ripreso la parola il Colonnello Muammar Gheddafi, che si è dilungato in un'orazione fiume. Successivamente si è appreso che Silvio Berlusconi "ha avuto nel pomeriggio una conversazione telefonica con Gheddafi". A riferirlo è stata una nota di Palazzo Chigi. Sempre a Palazzo Chigi, nella serata di martedì è iniziato un vertice con il premier, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, quello dell'Interno, Roberto Maroni, il titolare del dicastero della Giustizia, Angelino Alfano, e quello dello Sviluppo Economico, Paolo Romani. Il summit verte sull'emergenza immigrati: in serata a Lampedusa sono arrivati altri 197 clandestini a bordo di un'imbarcazione.
"NON MOLLO" - Tornando alla Libia, il messaggio del rais Gheddafi è chiaro: "Non ho intenzione di lasciare la guida del Paese". Gheddafi ha fatto sapere che resterà "a capo della rivoluzione fino alla morte, morità come un martire, come mio nonno", ha dichiarato sfidando il popolo che ne contesta il potere. "Ho portato la vittoria in passato e di questa vittoria si è potuto godere per generazioni".
ACCUSE A ITALIA E USA - - Muammar ha sostenuto che la Libia non sia in guerra, e ha aggiunto che il potere "è sempre rimasto al popolo". Parlando delle stragi avvenute a Tripoli, Gheddafi ha negato di essere ricorso alla forza e anzi ha rilanciato: "Sicuramente lo faremo", ha promesso. Sugli oppositori ha dichiarato: "Hanno dato le armi ai ragazzini, li hanno drogati. Andate ad attaccare questi ratti", ha esortato la popolazione. Ma il delirio del rais non è finito, e prosegue con l'accusa a Italia e Stati Uniti di aver distribuito "ai ragazzi di Bengasi dei razzi". Quindi l'invito: "Uscite dalle case e attaccate i manifestanti". Alla polizia, Gheddafi ha chiesto di "schiacciare la rivolta".
NELLA CASA BOMBARDATA NEL 1986 - Il discorso di Gheddafi, che indossava gli occhiali da sole e un turbante, è avvenuto nella sua abitazione nel centro di Tripoli, bombardata dagli aerei Usa nel 1986. Il leader libico ha parlato a braccio - interrompendosi solo per delle brevi occhiate al suo Libro Verde - spendendosi in grida e gesti accalorati.
SCONTRI - Secondo le testimonianze, in Libia manca energia elettrica e i medicinali negli ospedali. Le forze armate mosse da Gheddafi hanno nuovamente aperto il fuoco contro i manifestanti di Tripoli, nel dettaglio pare che la strage sia stata consumata nel quartiere di Fashlum, alla periferia di Tripoli. A Bengasi, intanto, gli abitanti hanno preso il controllo della città. Secondo l'International Federation for Human Rights, sarebbero una decina le città finite in mano agli insorti. Anche la pista dell'aeroporto di Bengasi, la seconda città del Paese, è stata distrutta dai bombardamenti: gli aerei non possono né decollare né atterrare.
ENERGIA -  A Nalut, a pochi chilometri dalla Tunisia, i manifestanti hanno interrotto l'afflusso di gas verso l'Italia: "Per noi", avevano spiegato i riottosi, "il sangue libico è più prezioso del petrolio e del gas". Dall'Italia, Eni ha fatto sapere di aver chiuso il gasdotto di GreenStream, una condotta che trasporta 9,2 miliardi di metri cubi di Gas.
CASA BIANCA - Contro le violenze perpetrate da Gheddafi, è arrivata la condanna della Casa Bianca, che ha parlato senza mezzi termini di "violenze spaventose". Il portavoce dell'amministrazione Obama ha affermato che la Libia ha il dovere di rispettare i diritti fondamentali del popolo.
CHI ABBANDONA IL REGIME - Anche tra i sostenitori di Muammar Gheddafi, però, si registratno dei passi indietro. Diversi militari e politici libici, in seguito allo spropositato ricorso alla forza per reprimere i cortei dei manifestanti, gli hanno girato le spalle. Dall'Egitto, intanto, arriva la notizia che il Paese sta rafforzando la presenza di truppe lungo il confine con la Libia.
LA CRONACA MINUTO PER MINUTO DI QUANTO SUCCESSO MARTEDI'
17.35 - Si conclude il discorso televisivo di Gheddafi: "Chi attacca e viola la costituzione verrà punito - assicura il colonnello - Quelli che vogliono cambiare, devono morire. Quelli che usano armi, devono essere giustiziati. Chi attacca un comando militare, deve essere punito con l'impiccagione. Chi esegue atti allo scopo di fare una guerra civile, verrà punito con l'impiccagione".
17.34 - Alcuni testimoni oculari hanno dichiarato al sito Almanara che, mentre è in corso il discorso di Gheddafi, a Tripoli sono ripresi i bombardamenti sulla folla.
17.30 - Gheddafi attacca Usa e Italia: "Hanno distribuito razzi rpg ai ragazzi di Bengasi".
17.23 - "Useremo la forza in conformità alle leggi internazionali e alle norme internazionali. Se fossi stato un presidente vi avrei già offerto le dimissioni. Ma voi state per affrontare il leader di una rivoluzione in una roccaforte. Io ho il mio fucile. E chi mi ama vada ad attaccare questi rivoltosi. Evitate che i vostri figli cadano vanamente", ha proseguito.
17.13 - Il colonnello: "Muammar Gheddafi è l'orgoglio della Libia. Io sono per la lotta contro Usa e Gran Bretagna". Poi aggiunge: "In questo periodo c'è una relativa calma e sicurezza nel Paese. E noi intendiamo usare questa calma per riportare l'ordine".
17.05 - Ancora stralci dall'intervento del rais: "In piazza ci sono solo drogati. Ci sono ratti, giovani innocenti pagati dall'estero per combattere contro di noi". Il rais ha poi promesso: "Io sarà leader a vita, morirò qui come un martire".
16.59 - Il colonnello Gheddafi è tornato a parlare sulla tv di Stato: "Io sono il leader della rivoluzione e non intendo farmi da parte", dice, per poi aggiungere: "Vogliono rovinare la vostra immagine nel mondo. La vostra immagine è distorta nei mass media arabi per umiliarvi". E ancora: "Prima del mio arrivo, la Libia non aveva un posto nel mondo. Ora tutto il mondo ci guarda con rispetto e con timore grazie a me, compresa l'Italia. Ci siamo fatti rispettare da tutti, quando sono andato in Italia hanno salutato con rispetto il figlio di Omar Mukhtar".
16.52 - E' iniziato il discorso televisivo di Gheddafi. Parla dalla sua residenza-caserma di Bab al Azizia, fatta bombardare da Ronald Reagan nel 1989: il rais e i suoi familiari riuscirono a mettersi in salvo, morì solo la sua figlia adottiva di 15 anni.
16.43 - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunirà in sessione formale alle 15 (ora di New York, le 21 ora italiana). All'ordine del giorno ci sarà un rapporto di uno dei responsabili del Palazzo di Vetro circa la situazione in Libia. Sembra che le nazioni occidentali stiano spingendo affinchè le Nazioni Unite chiedano a Gheddafi la fine immediata della repressione sanguinosa delle manifestazioni. L'ambasciatore tedesco all'Onu Peter Wittig ha riferito ai giornalisti che la Germania vuole "un messaggio chiaro e veloce dal consiglio".
16.39 - Una nave da guerra libica, dopo aver ammainato la bandiera di Tripoli, sta incrociando al largo della Valletta. A bordo ci sono almeno 200 militari. L'imbarcazione naviga sotto la sorveglianza di unità militari maltesi. Sembra che la nave libica non abbia chiesto asilo politico. Il governo dell'isola del Mediterraneo si è riunito in un vertice d'emergenza.
16.33 - "Ora tutte le regioni orientali sono fuori del controllo di Gheddafi, la popolazione e l’esercito sono mano nella mano", ha assicurato un ormai ex maggiore dell’esercito, Hany Saad Marjaa, passato dalla parte dei manifestanti. Il fumo che sovrasta la città di Tobruk - la città principale della zona est del Paese - proverrebbe da un deposito di munizioni bombardato da truppe fedeli a uno dei figli di Gheddafi.
16.26 - L'ambasciatore libico a Parigi e il rappresentante di Tripoli presso l'Unesco si sono dimessi nel primo pomeriggio di oggi. Lo riportano fonti del settimanale L'express.
16.20 - Al Arabiya ha appreso che il leader libico Gheddafi parlerà alla nazione dalla sua casa di Bab al-Azizia, a Tripoli. Sul Wall Street Journal, inoltre, l'ex presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz ha firmato un pezzo in cui scrive che gli Stati Uniti possono aiutare i libici ad abbatere il regime di Gheddafi.
16.14 - Secondo la Bbc, gli abitanti di Bengasi controllano la città. Gli inviati della rete televisiva britannica hanno annunciato che si sono formati comitati di cittadini che ormai gestiscono la seconda città della Libia. "Qui non c'è più la presenza dello Stato - ha detto un medico locale, Ahmad Bin Tahir - Non c'è polizia, non c'è esercito, non ci sono figure pubbliche. Quello che invece governa a Bengasi è il popolo, che si è organizzato per riportare l’ordine in città. Sono stati formati comitati per governare la città".
16.07 - I governi di mezza Europa si sono attivati per rimpatriare i propri concittadini dalla Libia. I primi Paesi a far scattare il ponte aereo sono stati Russia, Francia, Portogallo, Bulgaria, Olanda e Ucraina. Scattato anche il rimpatrio degli italiani.
16.01 - Al Arabiya continua a fornire anticipazioni sull'imminente discorso in tv di Gheddafi. Il colonnello potrebbe annunciare il decentramento amministrativo e l'autonomia delle province del paese, promettendo un bilancio finanziario autonomo per ogni provincia.
15.37 - Secondo Al Arabiya, che cita la tv libica, Gheddafi annuncerà "importanti riforme" per il Paese.
15.19 - La compagnia petrolifera spagnola Repsol-Ypf ha annunciato di aver sospeso la produzione in Libia: la comunicazione giunge da un portavoce. L'anno scorso la quota di prodotto dalla Libia sul totale della produzione della società si è attestato al 3,8%.
15.15 - La Tv di Stato di Tripoli ha annunciato che a breve ci sarà un messaggio alla Nazione di Muammar Gheddafi.
15.12 - Peggiora di ora in ora il bilancio della protesta libica. Secondo alcuni testimoni citati dalle tv arabe, nella sola città di Tripoli si contano almeno mille morti.
14.45 - Il Quotidiano Energia scrive che l'Eni ha deciso di svuotare progressivamente il gasdotto Greenstream per metterlo in sicurezza.
14.36 - Il gasdotto che collega la Libia all'Italia è "completamente fermo da ieri sera". Lo hanno riferito all'agenzia Asca fonti industriali del terminale di Gela del Greenstream. Ieri, però, i dati sul flusso di gas erano assolutamente nella norma.
14.14 - Standard & Poor's è la seconda agenzia di rating a declassare la Libia. Il rating è stato tagliato da A- a BBB+ e un'altra retrocessione potrebbe essere possibile. S&P ha dichiarato che l'azione riflette una rivalutazione dei rischi politici nel Paese e dei disordini che persistono.
13.56 - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiede l'immediata cessazione delle violenze e che si ascoltino le richieste del popolo. In una nota ufficiale, dal Quirinale si apprende che il Capo dello Stato sta seguendo con attenzione le drammatiche notizie provenienti dalla Libia. Napolitano sottolinea come alle legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione libica vada data una risposta nel quadro di un dialogo fra le differenti componenti della società civile libica e le autorità del Paese che miri a garantire il diritto di libera espressione della volontà popolare. Viceversa la cieca repressione che colpisce in modo indiscriminato la popolazione non fa che allontanare il Paese da quel cammino di pace e prosperità necessario ad assicurare il benessere del popolo libico. Il Presidente Napolitano, infine, auspica l’immediata cessazione delle violenze e invoca una rinnovata determinazione negli sforzi volti a restituire al popolo libico la speranza in un futuro migliore.
13.42 - L'ambasciatore libico negli Stati Uniti, Ali Aujali, ha annunciato in un'intervista televisiva di aver rimesso il proprio incarico. "Gheddafi se ne dovrebbe andare", ha dichiarato.
13.24 - Il ministro degli Esteri Franco Frattini, riferirà mercoledì alle 16 al Senato sulla situazione in Libia. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.
13.09 - Nota ufficiale di Palazzo Chigi circa le rivolte libiche: "L'Italia è vicina al popolo libico che sta attraversando un momento tragico della sua storia", si legge nel comunicato. Giunge poi la categorica smentita che vi sia stato alcun aiuto italiano nella repressione delle manifestazioni. "Sono totalmente false, provocatorie e prive di fondamento le voci riguardo a presunti aiuti italiani, militari o sotto qualsiasi altra forma, nelle azioni contro i manifestanti e a danno dei civili".
13.00 - "Al momento non ci sono problemi di approvigionamento di gas per l’Italia": lo ha affermato un portavoce della Commissione Ue, aggiungendo che Bruxelles è "in stretta collaborazione" con le autorità italiane. Il portavoce ha poi precisato che il mercato è diversificato e che al momento le scorte sono sufficienti anche se la Libia dovesse chiudere i rubinetti.
12.11 - Partirà alle ore 13 dallo scalo 'Leonardo Da Vinci' di Fiumicino il primo volo speciale di Alitalia, concordato con la Farnesina, che si affiancherà ai voli di linea previsti per il rientro dei connazionali dalla Libia. A quanto si è appreso Alitalia, oltre ai due collegamenti giornalieri (uno già partito per Tripoli questa mattina alle 8.15), ha messo a disposizione un volo speciale operato con un Boeing 777 capace di 280 posti, per consentire in tempi quando più rapidi il rientro dei connazionali.
12.00 - Sono almeno 50 i cittadini libici che si sono radunati sotto il consolato libico in Via Baracchini a Milano: stanno protestando contro il massacro di civili che sta avvenendo in queste ore nello stato nordafricano. Su uno degli striscioni che espongono si legge "Noi invece vogliamo disturbarlo", riferendosi alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che avrebbe detto di non voler disturbare Gheddafi. I manifestanti stanno chiedendo che venga tirata giù, dalla finestra, la bandiera che rappresenta il governo del colonnello.
11.34 - Le forniture di gas dalla Libia all’Italia non si sono interrotte anche se "la situazione è molto complicata": lo ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, secondo cui la Commissione emergenza gas del ministero monitora la situazione e che il ministero ha già allertato il Comitato di sicurezza sulle forniture di gas. Saglia ha spiegato che questa sera ci sarà un vertice tra il premier Silvio Berlusconi e e i ministri interessati all’emergenza Libia.
11.13 - Il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "Il C-130 non potrà atterrare a Bengasi ma in un altro scalo che per motivi di riservatezza non dico quale sia. L’operazione comunque non viene meno: cambiano soltanto orari, tempi e luoghi". Il titolare del Dicastero della Difesa ha anche affermato che sarà il cacciatorpediniere lanciamissili 'Francesco Mimbelli' a salpare dall’Italia per fare "da piattaforma per il controllo aereo nel sud del Mediterraneo". La 'Mimbelli' è una unità multi-ruolo con un equipaggio di circa 400 persone.
11.00 - Giunge la conferma: il C-130 decollato per rimpatriare gli italiani non potrà atterrare a Bengasi, come previsto. Le piste sono andate completamente distrutte durante la rivolta di lunedì.
10.46 - "Dopo il silenzio che avete osservato sui massacro perpetrato da Gheddafi, abbiamo deciso di tagliare il gas libico che parte dal campo di Al Wafa e che passa per la nostra regione verso l'Italia e il nord dell'Europa attraverso il Mediterraneo": lo scrivono, sul profilo Facebook del sito di opposizione libica "17 febbraio", gli abitanti della regione occidentale della Libia, dalla città di Nalut fino a Gherban.
10.35 - Record degli ultimi 30 mesi per il petrolio. Sia il Brent sia il light crude sono in deciso aumento, raggiungendo il picco da 2 anni e mezzo. I future sul brend salgono di 2,19 dollari a 107,93 dollari dopo un massimo di 108,57 dollari, mentre a New York sale a 98,15 dollari.
10.32 - Le piste dell'aeroporto di Bengasi sono state distrutte. "Gli aerei passeggeri non possono atterrare", ha dichiarato il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Gheit.
10.18 - L’emittente iraniana Press Tv prima, e Al-Jazeera poi, parlano di nuovi bombardamenti sulla folla e di "centinaia di morti" tra ieri e oggi.
09.57 - Anche Hamas condanna le violenze in Libia. In un comunicato il movimento islamico ha fatto appello "al popolo palestinese, ai musulmani e agli arabi per condannare questi massacri", sottolineando che "il regime libico ha usato la forza aerea contro contro il suo stesso popolo che manifestava pacificamente".
09.47 - Secondo Al Jazeera, a Tripoli sono ripresi i raid aerei sui manifestanti. Dai jet i militari hanno ricominciato a sparare sulla folla.
09.30 - L'Italia, intanto, ha annunciato che sta per partire il rimpatrio dei nostri connazionali dalla Libia. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti, ha affermato che un C-130 dell'Aeronautica Militare "decollerà in mattinata e riporterà a casa entro oggi i primi italiani da Bengasi". Un centinaio i passeggeri previsti. Il Ministro ha poi aggiunto che l'Italia è "pronta ad ogni evenienza", e ha confermato che per il tardo pomeriggio di martedì è previsto un incontro con il premier Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e i ministri degli Esteri Franco Frattini e dell'Interno Roberto Maroni.

 
 
 

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