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PONZA e ISCHIA: DUE ISOLE NELLA STORIA

Post n°166 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da nigrita

RASSEGNA

di Rita Bosso

            I contadini che nel 1734 lasciano Ischia diretti a Ponza non immaginano che, dopo qualche secolo, alcuni loro discendenti torneranno all’isola madre per frequentare una scuola.
            Tanto per cominciare, Mattia Mazzella e compagni hanno altro per la testa: stanno lasciando un’esistenza misera ed angariata, più da servi della gleba che da uomini liberi, ma li attende un’isola deserta; le  sistemazioni saranno precarie, in grotte se si è fortunati, altrimenti in capanne costruite alla bell’e meglio; riceveranno terreni da coltivare, dapprima in uso gratuito e poi in enfiteusi permanente, ma  si tratta di pezzi di collina su cui lavorare duramente a colpi di piccone, da spianare e poi coprire di terra prima di poter avviare qualsiasi coltivazione. Si lascia una condizione di miseria, ma  non si va incontro al benessere; a proposito del Mediterraneo Braudel scrive: Siamo in presenza di una vita difficile, spesso precaria, il cui equilibrio si compie regolarmente a danno dell’uomo, condannandolo senza remissione alla sobrietà…Lo storico ed il turista non devono lasciarsi impressionare dai trionfi delle città antiche del Mediterraneo. Le città sono degli accumulatori di ricchezze.
            Gli ischitani in viaggio verso Ponza non possono immaginare che alcuni  dei loro discendenti, per proseguire gli studi, percorreranno a ritroso  la loro stessa rotta: l’istruzione è faccenda che non li riguarda,  è per i nobili, affidati alle cure di precettori, destinatari dei valori di una cultura aristocratica ed elitaria. L’istruzione riguarda tutt’al più la borghesia cittadina, non certo il contadino ischitano; comincia a trovare sostenitori l’idea di Comenius che  l’istruzione  debba essere estesa a tutti, senza distinzione di sesso né di censo, ma dalla enunciazione di un principio alla realizzazione ce ne corre.
            La nascita della scuola pubblica è posteriore alla colonizzazione di Ponza: come potrebbero i contadini in partenza immaginare i loro nipoti in una scuola di Ischia, dal momento che non sanno cosa sia una scuola?

            La scuola pubblica è figlia dell’Illuminismo: in Austria un regolamento del 1774 fissa i criteri per l’istruzione primaria obbligatoria, sollecita autorità e parrocchie ad istituire le scuole locali, prevede la formazione dei maestri; le risorse ci sono, i beni della soppressa Compagnia di Gesù vengono destinati specificamente al finanziamento dell’istruzione pubblica.
            È il sistema scolastico austriaco ad essere assunto a modello da Tanucci, ministro del Regno Borbonico. Napoli  è la capitale di un regno in condizioni economiche e sociali arretratissime ma il clima culturale è vivace; Carlo III prima, Tanucci cui è affidata la reggenza poi, si guardano intorno: inviano esperti a studiare i nascenti sistemi scolastici europei, in primo luogo quello dell’Impero Austro-Ungarico.

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