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Post n°64 pubblicato il 09 Giugno 2015 da angi137
Primo studio su La tempesta di Shakespeare Societas Raffaello Sanzio
La Tempesta di Shakespeare è un'opera piena di sussurri, di spiriti erranti, di voci nel buio. Se "siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni" allora la tempesta azzera ogni individualità, ogni pretesa. Ci fa parte di un tutto, ci sbatte su una riva sconosciuta dove scopriamo cose di noi stessi che forse non vorremmo sapere. La magia di Prospero è anche la sua prigione, l'isola è anche il luogo della rinascita dell'io. Alla fine gli spiriti tornano liberi, ma nessuno torna più alla vita di prima, perché la quiete, dopo la tempesta, è solo l'immagine illusoria che ci sia un ordine nel mondo. Preziosa questa rappresentazione scenica curata da Chiara Guidi e messa in atto dai giovani del laboratorio teatrale della Societas Raffaello Sanzio. Preziosa anche se spoglia o forse preziosa proprio perché spoglia. Come già nella fiaba di Buchettino, altro cavallo di battaglia della compagnia teatrale, quello che sulla scena non c'è crea e modella un mondo che sembra ogni momento sorgere e svanire nell'aria, proprio come le illusioni di Prospero. Il tentativo di inchiodare, letteralmente, la realtà, il peccato originale e il peso del vivere, alla fine sfugge e scivola dalle dita come il vento. Miranda non sa e non capisce, chiede incessantemente perché e non la rassicurano le parole del padre. Soffia su di lei il ritmo marino della canzone degli annegati. Ciascuno, a suo modo, si salva dal naufragio e se, come suggeriva Kott, più lento è il gesto, più nero l'abito, più vuota la scena, ciò che fiorisce nella luce dei riflettori è l'anima che si muove incessantemente e incessantemente rinasce insieme alle voci che gridano e sussurrano la propria paura, la propria colpa, il finale perdono. Alla fine, come in un gioco di specchi, escono a ricevere applausi non già gli attori, ma gli spettatori, perché Prospero rompe la sua bacchetta, "il mare sa avere pietà" e uno "splendido nuovo mondo" li attende.
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