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Creato da: prestitiefinanza il 26/04/2011
Prestiti e finanziamenti

 

 

Carte revolving

Post n°8 pubblicato il 15 Giugno 2011 da prestitiefinanza
 
Foto di prestitiefinanza

La carta revolving è una parente stretta della carta di credito. Come questa, la sua forma è rettangolare, è plastificata e possiede codice e microchip (oltre che una banda magnetica) che la rendono utilizzabile nei vari esercizi commerciali, grazie agli appositi strumenti.

Può essere usata come una normale carta di credito, con la differenza che una carta revolving permette di pagare i propri acquisti attraverso delle piccole rate mensili, che vengono addebitate nell'importo direttamente nella carta di credito.

Una carta revolving è come un piccolo prestito da tenere in tasca e da portare sempre con sé. È molto comoda, visto l'addebito rateale delle spese, e può essere richiesta ad ogni Istituto di credito che accetti le nostre condizioni economiche.

A seguito dell'apposito contratto con la banca, la carta revolving ci verrà consegnata direttamente, insieme a tutta la documentazione necessaria. L'importo totale che è possibile addebitare nella carta viene stabilito dalla banca e dal cliente, con l'approvazione contrattuale. Le rate vengono invece addebitate mensilmente, partendo dal mese successivo alla data di acquisto.

Per scegliere la carta revolving più adatta, è necessario valutare tutte le condizioni che gli Istituti di credito offrono: oggi, la scelta è molteplice ed esistono molte possibilità di ottenerne una a spese inferiori. Per ottenere informazioni, basta recarsi negli sportelli delle filiali bancarie oppure sfruttare il mondo di internet, cercando informazioni direttamente nei siti web ufficiali degli Istituti di credito più noti.

Oltre alle normali spese di addebito, non va dimenticato che ogni carta revolving ha degli interessi e delle spese accessorie di cui tenere conto, in base anche ai tassi di interesse che girano sui mercati internazionali. È quindi fondamentale chiedere, nel momento in cui si decide di firmare un contratto, quali saranno i tassi di interesse applicati alla nostra carta revolving, senza trovarsi così con spese ulteriori non previste.

 
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Cancellazione protesti

Post n°7 pubblicato il 15 Giugno 2011 da prestitiefinanza
 
Foto di prestitiefinanza


Un protesto è un atto ufficiale con il quale una persona addetta (ufficiale giudiziario o notaio) dichiarano il mancato pagamento di un credito da parte di un soggetto, che può non aver pagato una somma tramite assegno o cambiale.

Un protesto ha la funzione di rendere pubblico il mancato saldo di un debito, fino a d una prova contraria che dimostri un pagamento effettivo.

Ogni protesto viene registrato nel Registro Informatico dei Protesti, gestito dalle Camere di Commercio, in cui le notizie relative ai protesti rimangono per almeno cinque anni.

Se si è stati sottoposti a protesti, esistono alcuni modi per ottenerne la cancellazione. Vediamoli nei dettagli:

La cancellazione dei protesti avviene se, entro 12 mesi dal protesto effettivo, il debitore paga l'intera somma dovuta al creditore. Ovviamente, in questo caso, sarà necessario aumentare la somma dovuta di tutte le spese accessorie dovute agli interessi. In questo caso, una volta avvenuto il pagamento, il debitore dovrà fare richiesta di cancellazione alla Camera di Commercio territoriale, pagando un normale bollo. È necessario presentare anche i documenti del protesto e la Camera di Commercio avrà 20 giorni di tempo per eseguire la cancellazione. In caso contrario, il debitore potrà rivolgersi ad un giudice di pace.

Se il pagamento avviene dopo i 12 mesi ma, nel frattempo, il protestato non ha subito altri protesti, avrà diritto alla cancellazione di quest'ultimo da parte del Tribunale, compilando dei moduli appositi.

Se il protesto è erroneo, il protestato può chiedere direttamente alla Camera di Commercio la cancellazione di questo, portando tutte le dovute prove del caso. Se la Camera di Commercio non accetta, il protestato può rivolgersi ad un tribunale.

Dopo 5 anni ogni protesto è automaticamente cancellato, in caso contrario ci si può rivolgere direttamente alla Camera di Commercio.

Un protesto pubblico può non essere reso pubblico solo tramite un'ordinanza giudiziaria.

 
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Irpef

Post n°6 pubblicato il 07 Giugno 2011 da prestitiefinanza
 
Foto di prestitiefinanza



L’Irpef è l’Imposta sul reddito delle persone fisiche. Si tratta di una tassa che si paga sui redditi e rappresenta, per lo Stato Italiano, una delle fonti più importanti in merito a entrate economiche.


L’Irpef è calcolata in base al reddito percepito mensilmente dai lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi o pensionati. I lavoratori subordinati con un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato pagano la tassa Irpef in modo automatico, poiché è prelevata direttamente dalla busta paga. Il lavoratore autonomo, che non riceve, quindi, alcuna busta paga, pagherà la tassa annuale in sede di dichiarazione dei redditi.
Regolata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, l’Irpef è stata istituita nel 1974.
La percentuale minima di Irpef è ricavata dall’entità del reddito imponibile. Per calcolare il reddito imponibile basta sottrarre il reddito netto complessivo e gli oneri deducibili dai bellimbusti.
Per i redditi imponibili fino a 15 mila euro, la percentuale minima di Irpef si assesta al 23%, mentre sale al 27% se si raggiungono i 28 mila euro. Superata tale cifra, e fino ai 55 mila euro di reddito imponibile, la percentuale sarà del 38%, o al 41% qualora il reddito superi i 55 mila euro risiedendo, comunque, sotto i 75 mila euro. La percentuale del 43%, invece, riguarda gli stipendi che superano i 75 mila euro.
I soggetti passivi dell’Irpef sono persone residenti sul territorio italiano, persone non residenti sul territorio italiano o soggetti passivi impropri, ovvero persone che fanno parte di una società tenuta a consegnare l’Irpef al posto dei singoli soci (che pagano personalmente la tassa, detratta dalla quota di partecipazione agli utili prodotti).


Non sono tenuti a pagare l’Irpef i soggetti che percepiscono un reddito di pensione fino a 7.500 euro, redditi di terreni che non superino i 185, 92 euro o rendita catastale dell’immobile adibito a prima casa.

 
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Calcolo pensione

Post n°5 pubblicato il 01 Giugno 2011 da prestitiefinanza
 
Foto di prestitiefinanza

Calcolo della pensione: ecco come fare

Uno dei pensieri ricorrenti degli italiani riguarda proprio la pensione. Fare un calcolo della propria pensione è possibile e seguendo questa breve guida avrete le idee chiare su come fare.

Per prima cosa, bisogna tenere bene a mente da quanti anni si è lavoratori per la pensione. In base a ciò, avremo parametri diversi e stime calcolate in maniera differente. I sistemi conosciuti sono:

  • Sistema Contributivo

  • Sistema Retributivo

  • Sistema Misto

Il sistema Contributivo si applica per quei lavoratori senza anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996 e si basa sui contributi versati durante la vita assicurativa. In base alle stime INPS, ecco una tabella riassuntiva dell'età e del coefficiente di trasformazione:


ETÀ

COEFFICIENTE

57

4,419%

58

4,538%

59

4,664%

60

4,798%

61

4,940%

62

5,093%

63

5,257%

64

5,432%

65 anni ed oltre

5,620%

Il sistema Retributivo è valido per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e si calcola facendo una media delle retribuzioni degli ultimi anni, tenendo conto di: anzianità contributiva, retribuzione/reddito pensionabile, aliquota di rendimento.

Il sistema Misto si applica invece a quei lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e calcola la pensione utilizzando entrambi i sistemi sopra citati, a seconda degli anni di contributi prima e dopo il 1995.

Per avere un rapido calcolo della pensione esistono dei software appositi, in gradi di calcolare l'anno di entrata in vigore della pensione e l'ammontare medio di essa. Le informazioni che occorrono sono:

  • Data di nascita

  • Sesso

  • Anzianità accreditata

  • CAP

  • Reddito lordo annuo

  • Previsione di carriera

  • Inquadramento

Si tratta, ovviamente, di dati che possono variare in base al lavoro svolto, ma che rappresentano più o meno quelli necessari a calcolare la propria pensione. Un utile aiuto ci viene offerto anche dall'INPS, a cui è possibile rivolgersi per domande e dubbi in tema pensionistico o chiedere un prestito pensionati.

 
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Consolidamento debiti

Post n°4 pubblicato il 26 Maggio 2011 da prestitiefinanza
 
Foto di prestitiefinanza

Tramite il consolidamento debiti è possibile affrontare i rischi di insolvenza e unire tutti i debiti in un’unica rata. Richiedendo e ottenendo i finanziamenti più svariati, dal prestito auto al prestito moto, fino al finanziamento sposi o al prestito vacanze, il rischio di non riuscire a pagare tutte le rate è molto alto. Da qui, richiedere un prestito per consolidare i propri debiti si rivela una scelta vincente, poiché l’istituto di credito pagherà le rate rimanenti di ogni prestito ottenuto in passato, formulando, poi, una nuova e unica somma da restituire. Non mancano casi in cui le finanziarie, oltre a raggruppare tutte le rate in un’unica somma, eroghino nuovi importi come un secondo prestito personale. Vediamo nel dettaglio tutte le possibilità provenienti dal consolidamento dei debiti.

Il richiedente si troverà dinanzi ad un quesito specifico posto dall’istituto finanziario cui si rivolgerà: come garantire il pagamento delle nuove rate? Vi sono finanziarie che richiedono un’ipoteca sulla casa. Ricorrono a tali misure preventive i soggetti che sono tenuti a pagare una rata di consolidamento dei debiti che arriva fino a 30.000 euro. In tal modo, il piano di ammortamento può oltrepassare i 25 anni, e l’istituto di credito gode di una garanzia specifica: l’ipoteca sulla casa. In svariati casi è possibile ricevere dall’istituto cui si esegue la richiesta del prestito, oltre al piano per il consolidamento dei debiti, anche una nuova cifra.

Altri modi per affrontare il consolidamento debiti sono l’emissione di un mutuo, quando l’ammontare di tutti i debiti è molto alto, o la cessione del quinto dello stipendio. Per quest’ultimo caso, il pagamento delle rate è garantito dal proprio stipendio, per cui sarà possibile richiedere cifre maggiori rispetto a quelle standard. Cedendo una parte del proprio stipendio, inoltre, sarà possibile ricevere anche un piccolo prestito ex novo.

Data le particolarità del prestito per consolidare i debiti, gli istituti di credito effettuano numerosi controlli circa la storia creditizia del richiedente. Questi, infatti, è tenuto a calcolare in modo ottimale la somma delle rate mensili e dei debiti da estinguere, prima di richiedere un nuovo prestito, affinché non ci si trovi dinanzi a richieste quasi sicuramente negate.

 

 
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