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Il pianeta mancato.
Nato prima della Terra e congelato nelle prime fasi della formazione
Confronto tra Vesta (sulla sinistra) e gli altri asteroidi visitati finora da missioni spaziali (fonte: Science/AAAS)
Un vero e proprio pianeta mancato, sopravvissuto quasi intatto sin dagli albori della nascita del sistema solare, ancor prima della Terra: l'asteroide Vesta racconta il suo 'difficile' passato. Un 'fossile' astronomico che, grazie ai dati raccolti dalla sonda Dawn e al suo occhio italiano Vir, permette di scattare un'istantanea dei primissimi momenti della nascita di un pianeta e a cui la prestigiosa rivista Science dedica ampio spazio, sei studi con importantissimi contributi di ricercatori italiani.
"Vesta risale a 4,5 miliardi di anni fa, prima della formazione della Terra", lo ha spiegato Maria Cristina De Sanctis, dell'Istituto Nazionale di Astro Fisica (Inaf), autricedi uno degli articoli pubblicati e responsabile inoltre dello spettrometro Vir (Visual and Infrared Spectrometer), l'occhio italiano realizzato da Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Inaf che viaggia a bordo di Dawn. I dati raccolti su Vesta, il secondo asteroide del sistema solare, possono far luce sui primi momenti della formazione del nostro sistema planetario e dei pianeti ingenerale.
L'asteroide risulta infatti una sorta di embrione di pianeta, rimasto 'congelato' nelle sue prime fasi di formazione offrendo così ai ricercatori un'istantanea unica del suo genere dei meccanismi evolutivi del sistema solare.
"Vesta ha compiuto i passi tipici che portano alla formazione di pianeta, gli stessi della Terra - ha spiegato ancora la ricercatrice italiana - ma non è arrivato a concludere il suo percorso", non è riuscito infatti a completare l'accrescimento ed è rimasto molto piccolo (solo 530 chilometri di diametro), disturbato dalla 'ingombrante' presenza gravitazionale di Giove.
"Probabilmente sarebbe arrivato a diventare un pianeta simile a Marte". Su Vesta sono infatti ben identificabili e differenziati un nucleo metallico, il mantello e una crosta superficiale, e proprio la sua grandezza e la presenza di un nucleo ferroso massiccio gli hanno permesso di 'sopravvivere' fino ad oggi resistendo ai numerosi impatti con altri corpi registrati nel tempo.
In particolare, le analisi dell'area del Polo Sud dell'asteroide hanno inoltre confermato la dinamica del violento scontro con un altro asteroide, che ha generato uno dei più grandi crateri conosciuti dell'intero sistema solare, la cui datazione è stata corretta. L'impatto sarebbe avvenuto un miliardo di anni fa e gli strumenti di Vir hanno permesso di confermare che i detriti sollevati sono gli stessi che ancora oggi raggiungono periodicamente il nostro pianeta, e che rappresentavano fino a poco fa una delle poco fonti di informazioni sui meccanismi di formazione dei pianeti.
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