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Messaggi del 28/03/2016

Il mio grosso grasso matrimonio greco 2

Post n°2418 pubblicato il 28 Marzo 2016 da profumo_di_caffe
 

La commedia intesa nell'accezione più rassicurante ed ecumenica, per funzionare in tutto il mondo

 

Marianna Cappi

Toula Portokalos e Ian Miller tremano all'idea che la loro adorata figlia adolescente, Paris, possa lasciare Chicago per frequentare l'università altrove. Mentre sperano che la loro piccola famiglia possa rimanere unita il più a lungo possibile, replicando senza volerlo i costumi della scomoda tribù d'origine di Toula, usa a presenziare in massa ogni piccolo evento e a discutere in gruppo ogni accadimento privato, una nuova urgenza si apre proprio sul fronte di mamma e papà Portokalos. Sembra, infatti, che Maria e Kostas non risultino legalmente sposati e Maria, stanca di decenni di bisticci, considera l'ipotesi di cogliere al balzo l'occasione.
Tredici anni separano questo secondo capitolo dal primo, inaspettato e imbattuto successo. Nia Vardalos, regista, sceneggiatrice e interprete, ha atteso tanto per essere sicura di avere tra le mani un copione che fosse all'altezza del primo riscontro, o forse per esser certa che ne avessimo persa la memoria nel frattempo, e dunque la stessa formula e lo stesso cast potessero sembrarci freschi nonostante tutto. A livello di formula, in realtà, la Vardalos fa qualcosa di più, ovvero rincara la dose. La poetica di fondo, non proprio ultramoderna, è quella dell'accettazione con ironia: "la mia famiglia è schiacciante, io rischio di quando in quando di lasciarci le penne, ma almeno voi vi farete quattro risate", dice tra le righe la Toula dallo schermo. Tredici anni dopo, però, il suo personaggio non ha più a che fare soltanto con genitori e zii, ma anche con l'allargamento che ha contribuito a creare, e si ritrova così al posto del ripieno nell'illustrazione del fenomeno della cosiddetta Generazione Sandwich. La "passione" della protagonista, che subisce da una parte e dall'altra in nome della dipendenza patologica e della consuetudine etnografica, ne farebbe una seconda tragica figura fantozziana, se non fosse che, sotto sotto, nulla la minaccia direttamente e non c'è niente che non si possa risolvere con un po' di pacchiano ma sincero romanticismo.
Il ventre ingordo della grecitudine, com'è qui ridicolizzata, con l'affetto di un'insider, brontola rumorosamente, ma è poi in grado di masticare e digerire ogni cosa, dal genero yankee al figlio gay, la fiera della stravaganza si rivela la più convenzionale delle rimpatriate e la fonte di vergogna è relegata all'apparenza (la "facciata" della casa).
Sappiamo di trovarci di fronte alla più classica delle commedie sentimentali, spalmata su tre generazioni per ingrossare il plot e ingrassare le vendite, sappiamo che, al di là dei battibecchi, non ci sono veri parenti serpenti né alcun genere di morso in agguato, ma è un patto stretto in partenza e non ci impedirà di lasciarci divertire e intenerire dal troppo rumore per nulla.

(www.mymovies.it)

 

 
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