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Post N° 174

Post n°174 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da mulholland_drive0
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Ecco che l' epifania riapre alla pesca.
la caccia conteneva istanze indiziare prossime alla divinazione del segno, la profezia svelava della traccia ciò che era stato per prevedere il sarà ancora.
nell' abilità della pesca invece tutto è già lì, non depredare rincorrendo ma attraverso la seduzione, il portare con sé.

si seleziona un' istanza da rappresentare, se ne ricerca il consenso.
ma per rappresentare cosa? la mancanza che si apre da ogni richiesta di sicurezza.
per lo scopo malcelato di assicurarsi la propria conservazione di rappresentante.
e quanto ci sarebbe da dire a questo punto sui patti solidali del rispecchiamento di esigenze o vicessitudini.

il sentirsi sicuri diviene proscenio e condizione necessaria per la grande ambizione del volo, declamata libertà.
ogni esser libero, semmai avesse conosciuto l' esperienza della libertà, piuttosto che
l' altisonante vuota ridondanza, sa quanto di caotico lo aspetta all' angolo, dopo aver sradicato le segnaletiche dei divieti. ecco che tornano pronti come mistici salvatori i triangoli ostensivi di prudenza, spesso ostativi se amministrati da luoghi comuni.
argini fittizi che la contessa paura chiede alla dama sicurezza per rimanere nel comune luogo di molta fiction ormai viscieralizzata nel comune sentire. 
la paura brama la lingua di una corte di sicurerzza per l' ardore distruttivo che 
l' ambita libertà ingenera.
il rito apotropaico conserva dall' alba delle paure più ancestrali, essere inghiottiti nella carne del male, una bocca, lo scongiuro di quello spirito delle tenebre che la libertà presagisce con la sua domanda di sicurezza.
quando la soluzione offerta dalla mitologia, con cui si riempiono ancora la bocca molti intellettuali di professione, come loro adorano farsi chiamare (ma in fondo poveri luddisti senza avvedersene), non rispondeva più all' equilibrio tra libertà e sicurezza, le stelle caddero dal cielo creando le tavole mondane della responsabilità.
per scongiurare l' abisso tra la "mia" autorizzazione illimitata e immediata e la "tua" stessa con cui devo mediare allontanandomi da me.

individui liberi insieme hanno nervi a fior di pelle, posso sempre dissimularli certo,
ma non negarli difronte all' incertezza con cui sono consapevoli di esserne la causa senza la taumaturgia dell' antidoto. è.. se solo l' avessi dice un sospiro trattenuto.  
per questo detestiamo gli apocalittici della sventura o della discordia quando non dormiamo del tutto, e amiamo incondizionatamente, cedendo ogni difesa come per grazia divina, al primo millante "rassicuratore".
questo prodigo personaggio deve aver respirato tutte le più infime bassezze umane,
nel caso contrario desterà sempre un residuo di sospetto e sfiducia.
il vero imbonitore, edulcorato dall' aureola di una saggezza sacra, in fondo è il più sacrilego di tutti, il più bisognoso dei bisogni degli altri che non li sanno.

molto tempo fa c'era un costui che parlava di "come" si vede il mondo da dietro il mondo e del "chi" era costui, un asceta della rassicurazione.
per legare a sè i bisogni altrui, usa la paura come strumento di controllo degli affetti.
prima la diffonde e esacerba, poi la dissipa soddisfando quel desiderio si sicurezza che lui stesso ha estorto dalla fragilità. si, è un desiderio perché in ballo c'è una realizzazione ormai, e il rassicuratore è un esperto nelle consustanziazioni. 

la libertà se responsabile non fa male a nessuno.
e nessuno dovrebbe aver più bisogno di false mistificazioni.
qualcuno è ancora ingrado di esser onesto con se stesso e responsabile con un "altro" sensa mistificarsi?
il coraggio non dovrebbe cedere la propria mano alla prima narcotica salvezza.

se qualcuno avesse finito di leggere e avvertisse quel vago senso di credito,
è inesigibile. 

 
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