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Riflessi e psiche

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Un'emozione primitiva: la rabbia

Post n°10 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da fiore.catherine
 
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Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile.

Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto,

e al momento giusto, e per lo scopo giusto,

 e nel modo giusto:

questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.

Aristotele

È una forza potente e travolgente che, all'improvviso, s’impadronisce di noi e ci spinge a dire o a fare cose che non avremmo mai pensato di poter dire o fare. Può travolgerci mentre siamo in coda alla posta, sul luogo di lavoro, durante una discussione con il partner o con i nostri genitori. E poi, quando si esaurisce e se ne va, è spesso troppo tardi per rimediare ai danni che ha provocato: è la rabbia.

Che cos'è la rabbia? La rabbia è un’emozione considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dell'uomo.

Quando siamo arrabbiati avvertiamo un disagio e una tensione crescente che sentiamo di dover “scaricare” al più presto per ritrovare uno stato di benessere, una sorta di acme raggiunto che deve necessariamente regredire al fine di poter trovare equilibrio. Essa turba il nostro stato di equilibrio per avvisarci di qualche minaccia e per permetterci di attaccare la fonte di tale minaccia. Quando siamo arrabbiati “ci si annebbia la vista, non capiamo più niente, perdiamo il controllo” e questo è il motivo per cui la rabbia è un’emozione essenzialmente distruttiva se non viene gestita nel modo giusto e funzionale. La rabbia è un’emozione che può essere gestita e diventare, quindi costruttiva.

Le emozioni di base, fra cui la rabbia, sono filogeneticamente determinate, hanno una base innata e una funzione adattiva, tuttavia possono diventare causa di sofferenza per la persona quando la loro intensità è molto elevata e si protrae a lungo. Nel caso della rabbia, essa diventa disfunzionale, per la persona, quando la sua manifestazione ne compromette le relazioni sociali o la spinge a compiere azioni dannose verso persone oppure cose. 

La rabbia è un’emozione specifica che nasce da un senso di frustrazione, impotenza e oppressione che si manifesta attraverso aggressività rivolta verso gli altri, se stessi o verso oggetti. In quanto insita nella reazione primordiale di lotta e di fuga, la rabbia è radicata nei fondamentali meccanismi della sopravvivenza; essa, come il dolore, turba il nostro stato di equilibrio per avvisarci di qualche minaccia e per permetterci di attaccare la fonte di tale minaccia. Essa si manifesta solitamente quando si ritiene siano stati calpestati i propri diritti o violati i propri valori. La rabbia quindi è una reazione che consegue ad un determinato stimolo e si manifesta attraverso l’impellente necessità di attaccare l‘oggetto frustrante. Insomma ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l'intenzionalità di ostacolare l'appagamento.

Per quanto siano molto forti le pressioni contro la manifestazione della rabbia, essa possiede una tipica espressione facciale, ben riconoscibile in tutte le culture studiate. L'aggrottare violento della fronte e delle sopracciglia e lo scoprire e digrignare i denti, rappresentano le modificazioni sintomatiche del viso che meglio esprimono l'emozione della rabbia. Tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all'immobilità. Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere: la paura di perdere il controllo, l'irrigidimento della muscolatura, l'irrequietezza e il calore. La voce si fa più intensa, il tono sibilante, stridulo e minaccioso. L'organismo si prepara all'azione, all'attacco e all'aggressione. Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di una forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell'irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Gli studi sugli effetti dell'inibizione delle manifestazioni aggressive sembrano indicare che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.

La rabbia è sicuramente uno stato emotivo che aumenta nell'organismo il propellente energetico utilizzabile per passare alle vie di fatto, siano queste azioni oppure solo espressioni verbali. La rimozione dell'ostacolo che si oppone alla realizzazione del bisogno può avvenire sia attraverso l'induzione della paura e la conseguente fuga sia mediante un violento attacco.

Il punto importante da comprendere a proposito della rabbia, è che, nonostante sia spesso etichettata come emozione negativa, da evitare in noi come negli altri, di fatto, diventa negativa e distruttiva quando non è riconosciuta e usata al momento in cui emerge. Una rabbia repressa nel tempo produce conseguenze dannose non solo per se stessi, ma anche per gli altri.

Il problema è che fin dalla tenera età ci viene insegnato che è cattivo e sbagliato esprimere la collera; ancora oggi questa emozione viene considerata inopportuna, irragionevole, associata all’aggressività e al capriccio. La gente è spesso spaventata dalla propria rabbia: teme che la spinga a compiere qualche azione dannosa e, di conseguenza, ci si rifiuta di prestare attenzione alla collera degli altri e si esita a esprimere la propria. E’ importante quindi considerare che, se non ci siamo mai concessi di esprimere la rabbia, probabilmente ne abbiamo accumulata una montagna dentro di noi. Reprimendola, è più probabile che esploda in momenti inopportuni e soprattutto verso persone e situazioni che hanno poco a che fare con la causa originale della rabbia che ci ribolle dentro, ed è anche più probabile che ce la prendiamo con chi crediamo sia più debole di noi, non fosse altro che per avere un minimo di senso di potere. La rabbia repressa si ritorce contro noi stessi con attacchi depressivi e alimenta un sentimento d’inferiorità; inoltre, quando la mente non riesce più a gestire i conflitti, il corpo ne soffre. Numerose affezioni psicosomatiche come mal di schiena, ulcere, psoriasi possono essere legate al soffocamento della collera. E’ fondamentale dunque, per la nostra salute psico-fisica, imparare a esprimere la collera in maniera costruttiva e appropriata.

Senza rabbia si è privi di protezione, senza rabbia siamo alla merce' delle reazioni altrui e non possiamo prevenire tali reazioni dal riaccadere, per noi e per gli altri. La rabbia usata costruttivamente aiuta a sviluppare fiducia in se stessi poiché non è necessario che "monti" fino ad esplodere per esprimerla. E’ importante riconoscerla nel momento in cui emerge, per quello che è: un meccanismo di protezione che ci segnala che c’è qualcosa che non va, una reazione di insoddisfazione intensa, suscitata generalmente da una frustrazione che ci riguarda e che giudichiamo inaccettabile; dunque la rabbia, comunque venga espressa,  in modo esplosivo o in forma repressa, agisce come un segnale d’allarme. La nostra rabbia ci mette a conoscenza del fatto che ci fanno del male, che i nostri diritti vengono violati, che i nostri bisogni e i nostri desideri non sono soddisfatti.

Imparare a manifestare la propria collera significa conoscere i propri reali bisogni e intrattenere relazioni più autentiche con le persone che ci circondano.

Esprimere e riabilitare la rabbia non significa tuttavia lasciarsi andare a comportamenti irosi. Non c’è bisogno di urlare o di arrivare addirittura alle mani per esprimere la propria irritazione. L’arma migliore è la parola. E’ bene però utilizzarla consapevolmente per esprimere i veri motivi delle nostre insoddisfazioni. Dietro la collera si nasconde sempre una sofferenza. Adirarsi ad ogni costo e contro chiunque è un modo per sottrarre energia alla disperazione e non guardare in faccia il dolore. Perché il proprio malcontento sia preso seriamente in considerazione, è bene esprimerlo con la massima calma.

Chi reprime la propria aggressività, la propria rabbia, reprime al tempo stesso la propria energia e la propria attività. Molte persone preferiscono aggredire se stesse piuttosto che arrabbiarsi con gli altri, perdendosi in autorimproveri, autoaccuse di stima di sé che possono generare apatia, perdita del tono corporeo, stanchezza, mal di testa, inappetenza…

L’aggressività non rivolta all’esterno si tramuta in dolore fisico.

Dobbiamo porci nella condizione di ascolto del nostro corpo per capire cosa ci vuole comunicare, che cosa abbiamo tralasciato, trascurato…Quando siamo nervosi, arrabbiati, possiamo scaricare la tensione con attività fisiche: frequentare una palestra, praticare sport, urlare facendo il tifo per la propria squadra del cuore, lavorare manualmente, prendere a cuscinate una poltrona, ecc. Se ci sentiamo contratti, “legati”, può essere utile farsi massaggiare, qualunque sia la tecnica usata, con un buon rilassamento. Se il malessere tende alla cronicizzazione, significa che vi è un comportamento, uno stile di vita ormai consolidato su cui occorre lavorare più approfonditamente con una psicoterapia.

Ciò che si rende necessario, non solo nella gestione della rabbia, ma per tutte le sfumature emozionali è essere consapevoli il più possibile del nostro vissuto emotivo e nel costante dialogo sia all’interno sia all’esterno di noi. Quindi non dobbiamo reprimere la rabbia, ma parlare con essa....

 

 

 

 
 
 
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