Creato da fiore.catherine il 07/02/2012

Riflessi e psiche

Riflessioni di una Psicoterapeuta - Dott.ssa Catherine Fiore - Via Giosuè Carducci,15 - San Giorgio Ionico (TA) - fiore.catherine@libero.it - 340 3994553

 

 

« Un'emozione primitiva: ...

Tu chamale se vuoi...emozioni..!!!

Post n°11 pubblicato il 16 Marzo 2012 da fiore.catherine
 
Foto di fiore.catherine

 

Solo le persone superficiali impiegano anni per liberarsi da un'emozione.

Chi è padrone di sè può porre termine a una sofferenza

con la stessa facilità con cui inventa un piacere.

Non voglio essere in balia delle mi e emozioni.

Voglio servirmene, goderle e dominarle

 

Oscar Wilde



 

Il termine “emozione” ha origine da “emotus”, participio passato di “emovere” che, letteralmente, significa “muovere da, allontanare”. In senso traslato, il verbo significa anche “scuotere, sconvolgere”. La sensazione di essere mossi da ciò che si prova, e che sembra provenire dal nostro interno, è una caratteristica fondamentale dell’esperienza emotiva.

Le reazioni e le esperienze emotive sono parte integrante della nostra vita. I piccoli piaceri o dispiaceri danno una coloritura emotiva alle nostre giornate.

Alcune emozioni sono piacevoli, come l’euforia che si prova dopo che la vostra squadra del cuore ha vinto una partita, mentre altre sono spiacevoli, come la paura che coglie chi sbanda con la macchina sua una strada sterrata d campagna priva di guard-rail.

Un’emozione può essere debole o forte: è possibile essere appena irritati per un’offesa di poco conto, o infuriati per un insulto personale che vi è stato rivolto in presenza di altre persone.

Le risposte emotive producono anche un’attivazione fisiologica, e la quantità di attivazione varia al variare della forza con cui si esprime l’emozione. Infine le emozioni possono essere piuttosto differenti per qualità: ad esempio la depressione è molto differente dalla sorpresa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Tre sono i diversi livelli o sistemi di risposta attraverso i quali si manifesta l’emozione:

·    Il primo sistema, detto psicologico, comprende i resoconti verbali relativi all’esperienza soggettiva, come ad esempio: “ho provato una intensa sensazione di rabbia quando ......”.

·    Il secondo sistema, denominato comportamentale, riguarda invece le manifestazioni motorie dell’emozione, come ad esempio il comportamento di evitamento, di avvicinamento, di attacco e la fuga ecc., e le modificazioni dell’atteggiamento posturale e dell’espressione facciale.

·    Infine, vi è il livello fisiologico, prevalentemente rappresentato delle modificazioni fisiche: ad esempio negli effettori innervati dal sistema nervoso autonomo, quindi alterazioni della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell'irrorazione vascolare facciale (l’arrossire), l’aumento della sudorazione delle mani, o le modificazione del ritmo respiratorio. Tutte queste variazioni sono connesse con, e anche indotte da, modificazioni di tipo endocrino, per esempio del sistema ipofisi-corticosurrenale (ACTH e cortisolo) o della midollare del surrene (adrenalina e noradrenalina).


Nessuno di questi tre sistemi (psicologico, comportamentale e fisiologico) è prioritario rispetto agli altri, ma piuttosto ognuno risulta strettamente connesso agli altri in una globale risposta emozionale. I tre sistemi cioè interagiscono tra loro pur essendo parzialmente indipendenti.
Concludendo, l’emozione risulta essere un “insieme di risposte”.

  

L’effetto complessivo di questi cambiamenti fisiologici che si hanno in situazioni di paura, sono il risultato della predisposizione alla lotta o alla fuga.

A differenti emozioni corrispondono differenti risposte fisiologiche? Probabilmente si. Infatti, anche se la paura e la rabbia sembrano attivare le stesse risposte fisiologiche, la rabbia differisce dalla paura in quanto fa aumentare le temperatura della pelle.

E’ stato anche dimostrato che le reazioni di soggetti differenti allo stesso stimolo sono piuttosto differenti.  

 

L’emozione è accompagnata dall’espressione facciale. È ormai certo che alcune espressioni facciali delle emozioni NON siano apprese. I bambini ciechi dalla nascita, che ovviamente non hanno mai visto un sorriso o un espressione di disgusto, sorridono o si accigliano allo stesso modo degli altri bambini che vedono.

 

Vi sono tre tipi di comportamento espressivo che possono farci capire le emozioni espresse.

1-     Il primo è relativo alla postura: una persona felice e serena di solito sta e cammina dritta, una triste è fiacca, e una arrabbiata o impaurita assume una posizione contratta.

2-     Il secondo consiste nel trasalimento una risposta motoria rapida e automatica associata ad emozioni quali la paura e la sorpresa. (es. lo scoppio di un petardo dietro di voi a vostra insaputa).

3-     Il terzo comportamento espressivo che può manifestare un’emozione è dato dai comportamenti volontari. Ad esempio applaudendo, saltando di gioia oppure strizzando l’occhio.

 

Le emozioni trovano una rappresentazione anche nella consapevolezza o coscienza soggettiva. Noi sappiamo quali emozioni proviamo e possiamo farne oggetto di pensiero o discussione.

Quando qualcuno dice “Sono deliziato” oppure “Che schifo!” ci sta dando la descrizione di un qualcosa che soltanto lui sente.

Spesso pensiamo di poter capire i sentimenti di un’altra persona per empatia, o immaginando noi stessi nei suoi panni.

Un altro modo per comprendere le emozioni  e impariamo a parlarne è per mezzo delle metafore. Spesso sentiamo dire: “Venne schiacciato dal dolere”. “Hai ferito i miei sentimenti”, “Tocco il cielo con un dito”. Queste metafore vengono create per descrivere sentimenti per i quali non abbiamo parole precise per definirle.

 

Le emozioni sono il nostro strumento più importante per muoverci nel mondo. Riconoscere ciò che proviamo e dare un nome ci permette di dare un senso alle nostre scelte, alle nostre azioni. Troppo spesso ci capita di mettere da parte ciò che proviamo in qualsiasi contesto della vita, razionalizzando ciò che sentiamo.

Emozionarsi non è pensare l'emozione, ma sentire l'emozione che nasce nel nostro corpo e dargli un nome. Sentire le nostre emozioni signifca conoscere i segnali che arrivano dal nostro corpo, dare spazio a queste sensazioni anche se sono dolorose, e darci la possibilità di esprimerle. Molti dei disturbi psicologici nascono da emozioni represse, emozioni che non hanno trovato spazio per esprimersi, che sia la rabbia, il dolore, la gioia...


Impariamo ad ascoltarci, le risposte più importanti per noi sono nascoste nelle emozioni che non esprimiamo....Ogni emozione è un messaggio, il nostro compito è ascoltarle…

 



 

 

 

 
 
 
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