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« Messaggio #8Il danno biologico »

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 21 Luglio 2007 da karmen71

Il risarcimento dei danni psichici.

Se hai subito un danno per la tua salute a causa di un evento colposo o doloso hai diritto a un risarcimento. 

Spesso chi subisce un danno alla salute non sempre è consapevole dei propri diritti e rinuncia a massimizzare il giusto risarcimento economico.

In particolare questo è vero per chi subisce danni alla propria salute psichica.

Del resto, in generale, in Italia la malattia mentale è ampiamente misconosciuta e sottovalutata.

Nonostante gli sconfortanti dati dell’OMS, secondo cui almeno 450 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali, neurologici o comportamentali e circa 873.000 persone muoiono suicide ogni anno, il diritto alla salute mentale è ancora scarsamente tutelato. 

La malattia mentale resta ancora, in gran parte, non diagnosticata e non trattata, gli interventi di prevenzione, volti a ridurre i rischi d’insorgenza dei disturbi psichici, sono in sostanza inesistenti, molte patologie gravi e invalidanti spesso sono sottovalutate.

Eppure la salute mentale è una emergenza sanitaria che non riguarda soltanto l’Italia, ma l’intera popolazione mondiale. Dal rapporto, che nel 2001 l’OMS ha ritenuto opportuno dedicare alla salute mentale, emerge, infatti, che le malattie mentali non sono confinate a casi rari e isolati, ma sono largamente diffuse nel mondo e influenzano profondamente la qualità della vita delle persone che ne sono affette e dei loro familiari.

L’OMS ha proposto in questo rapporto l’utilizzo di nuovi parametri che sono molto importanti, tra l’altro, per il nostro discorso.

Tali parametri  consentono di misurare l’impatto di una malattia non più solo in termini di mortalità prematura, ma anche in termini di anni di salute che la malattia fa perdere in disabilità.

Questi parametri sono indispensabili per una più adeguata comprensione delle conseguenze della malattia mentale nella vita degli individui, giacché il disagio mentale influisce poco sulla mortalità, ma è in grado di produrre molti anni di disabilità, soprattutto se non diagnosticato precocemente e non adeguatamente trattato.

 Questi stessi parametri si rivelerebbero molto utili per la comprensione delle conseguenze sulla salute mentale prodotte da eventi fonte di responsabilità per la legge, come ad esempio incidenti stradali, ferroviari, aerei, errori professionali, infortuni sul lavoro, pubblicità ingannevole (ad esempio sul fumo), per restare solo a quelli più diffusi.

Tali eventi, infatti, sono in grado di produrre effetti devastanti sull’equilibrio psichico oltre che fisico di una persona, e spesso hanno come conseguenza lunghi anni di disabilità, influendo negativamente sul funzionamento familiare, sociale e lavorativo delle vittime.

Ma se nelle ricerche epidemiologiche sugli stress ambientali più diffusi, come gli incidenti stradali, sono analizzate tutte le possibili conseguenze sulla salute fisica e sulla mortalità, quasi mai vediamo presi in considerazione gli effetti di questi sulla salute mentale delle persone coinvolte e dei loro familiari.

Abbiamo, perciò, pochi dati abbiamo a disposizione per valutare l’incidenza dei danni ingiusti sulla salute mentale della popolazione. 

Eppure oggi siamo consapevoli dell’origine multifattoriale della patologia mentale e sappiamo che alcuni stress ambientali possono agire da variabili che, in concausa con fattori biologici, personali, sociali, favoriscono l’insorgere o il precipitare di una patologia mentale.

Gli stress ambientali ingiusti cui ognuno di noi può essere sottoposto sono molteplici e di vario tipo.

Le conseguenze, in termini di patologia mentale, derivanti da questo tipo di eventi lesivi sono largamente diffuse e spesso causano intensa sofferenza e importanti restrizioni alla capacità individuale di essere soggetto attivo della società, oltre a costituire un serio costo economico e sociale.

Tra questi eventi è possibile riconoscere, tra gli altri, incidenti stradali, ferroviari, aerei, infortuni sul lavoro, malattie professionali, condizioni elevate di stress lavorativo, acuti conflitti familiari, errori medici, errori giudiziari, che, agendo come stress ambientali, possono richiedere alle persone coinvolte un aumento delle prestazioni affettive e cognitive tali da indurre, in alcune di queste, l’insorgere di danni psichici.

La carente gestione delle condizioni di comorbidità tra disturbi mentali ed eventi lesivi, la scarsità di conoscenze epidemiologiche sui danni psichici indotti da eventi lesivi nella popolazione, l’assenza d’informazione sui disturbi mentali che possono essere legati a eventi traumatici, rendono impossibile la realizzazione di interventi di prevenzione e non contribuiscono certamente a  diffondere una più ampia solidarietà nei confronti delle persone la cui vita psichica resta segnata da danni ingiusti.

Una presa di coscienza dei danni psichici che possono derivare da eventi come incidenti stradali, infortuni sul lavoro, maltrattamenti e abusi di ogni genere, consentirebbe l’elaborazione di disegni d’intervento precoce, volti ad accrescere le possibilità di diagnosi e presa in carico precoce e quindi le possibilità di prognosi favorevole.

In questo senso la ricerca scientifica resta indietro rispetto alla giurisprudenza che negli ultimi anni ha compiuto dei progressi fondamentali in materia di tutela risarcitoria dei danni psichici, in quanto danni derivanti da eventi lesivi fonte di responsabilità per la legge, aprendo nuove prospettive di tutela integrata tra psicologi e operatori della giustizia nell’ambito più generale della tutela del diritto alla salute mentale.

La componente psichica, fino ad alcuni anni or sono, era stata scarsamente o per nulla considerata nel risarcimento del danno alla salute.

La salute mentale non era quasi mai apprezzata come elemento indispensabile dell’integrità dell’uomo in quanto bene protetto dalla Costituzione.

Il medico-legale aveva una formazione prettamente organicistica (e questo è vero ancora oggi), la dottrina giuridica considerava il danno soprattutto in termini di compromissione della capacità di produrre reddito e tendeva a dare risalto, nella valutazione delle menomazioni ad alcuni settori corporei. Tutto ciò comportava una disattenzione nei confronti della sofferenza psichica, che veniva vista non come lesione dell’integrità dell’uomo ma come intensa sofferenza transitoria, relegabile nel contenitore rappresentato dal danno morale.

Soprattutto, spesso, la sofferenza psichica veniva considerata come il risultato di una simulazione da parte della vittima dell’evento che si presentava chiaramente al medico-legale con finalità risarcitorie di indennizzo.

Diventa sempre più chiaro, oggi, invece, che “la simulazione non esiste. Non esiste, perché è scientificamente impossibile: almeno in quei termini grossolani in cui è comunemente intesa, o meglio, malintesa” (Brondolo, Marigliano, Il danno psichico, 1996).

E’ chiaro che tentativi di simulazione possono essere azzardati, quasi sempre in maniera goffa, da alcuni.

Ma un’esperta analisi della metacomunicazione, che davvero è impossibile simulare, e della coerenza del quadro sintomatologico rappresentato, insieme alla valutazione psicodiagnostica, sicuramente minimizzano i rischi della simulazione, al punto da renderne inspiegabile l’importanza che gli è stata fino ad oggi attribuita.

I profondi mutamenti che si sono verificati negli ultimi decenni nella dottrina e nella prassi psichiatrica,  una più affinata sensibilità degli operatori del diritto nei confronti dei temi concernenti il danno alla salute, l’introduzione in campo clinico di una guida nosografica delle malattie mentali accettata in campo internazionale (DSM) ha portato a  una considerazione del tutto nuova della sofferenza psichica, intesa come pregiudizio del bene salute, costituzionalmente tutelato.

La determinazione di nuove importanti figure di tutela risarcitoria nell’ambito del danno alla persona, stanno ponendo la medicina legale dinanzi alla necessità di servirsi di competenze diverse, tra cui quelle psicologiche, per garantire in senso ampio a ogni cittadino la tutela del proprio diritto alla salute e di ottenere un equo risarcimento per i danni subiti.

E in questo senso, la psicologia legale, per quanto attiene alla tutela del diritto alla salute, è una disciplina che può essere considerata come complementare alla medicina legale.

Altresì importante è, però, il ruolo della psicologia legale nella prevenzione dei danni alla salute, con strumenti adeguati che possono essere realizzati sulla scorta dei dati derivanti dalla valutazione medico-legale dei danni prodotti dagli eventi lesivi.

La medicina legale è la disciplina che contribuisce ad elaborare ed applicare precetti giuridici che concernono la tutela della vita e della salute psico-fisica dell’individuo, mediante l’applicazione di concetti medici a categorie giuridiche. Questa disciplina si trova oggi dinanzi a importanti cambiamenti, che discendono da una sempre più moderna concezione di salute come benessere fisico, psicologico e sociale e da una sempre più attenta tutela legale del diritto alla salute.

Possiamo dire, pertanto, che la psicologia può offrire un contributo importante alla tutela, insieme alla medicina legale, di un diritto fondamentale dell’individuo, il diritto alla salute, sia con strumenti di prevenzione del danno sia con strumenti che consentano un equo risarcimento a chi i danni li ha già subiti.

Soprattutto, a determinare questa spinta verso un profondo cambiamento di cultura nella medicina-legale è stata la comparsa, sulla scena giuridica della rivoluzionaria figura risarcitoria del danno biologico.

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