![Foto di marcogenova8](getmedia.php?6re.jgm%7DKgjugJw%7De%7C%60%3E%25m82%3D8011%3A%270295k%25laemk%25%7Ccnoegogkemncirqz%2765-%3B%05kmcnmgjgx%7B%27ek%2Fne%7Col-%3F2)
Il bambino, nella nostra società, é sempre più frequentemente costretto a tempi lunghi di solitudine, in unica compagnia del televisore, mentre il genitore è al lavoro o distante.
Ciò porta alla considerazione sui possibili interventi delle figure parentali cominciando da cosa è meglio non fare:
- forzare il bambino ad affrontare "bruscamente" una situazione di cui ha paura
- contagiare e coinvolgere il bambino con le proprie paure di adulto
- trattare con sufficienza le sue paure e banalizzarle
- usare l'umorismo (non è compreso dal bambino almeno fino ai sette, otto anni) perché è uno strumento che attacca e svaluta l'autostima del bambino
- chiamarlo "fifone" o usare vezzeggiativi simili, poichè provocherà nel bimbo la "paura di avere paura", situazione fonte di umiliazione
e cosa è meglio fare:
- affrontare la paura di petto ma in modo "graduale"; la paura è qualcosa di reale, quindi mossa da motivi razionali e proprio per questo è necessario fare piccoli passi per superarla
- ascoltare il bambino e le sue motivazioni dando importanza ai suoi vissuti
- spiegare perché una situazione non è pericolosa, riportandogli esempi concreti
- utilizzare delle fiabe o dei racconti che aiutino il bambino a tradurre in immagini le sue emozioni
- lasciarlo libero di esprimersi attraverso il disegno ed il gioco
- cercare soprattutto di comprendere se si tratta di una paura o di una fobia, rivolgendosi con fiducia ad un esperto.
Imparare a non aver paura è diventato condizione e metafora della possibilità di essere considerato maturo ed autonomo e in genere, non essere più bambino significa soprattutto aver coraggio e poter controllare la propria paura.
Le paure dell'uomo comunque saranno sempre presenti nella sua vita ma, la biologia, l'amore e la fortuna possono essere determinanti per evitare la paura più grande, quella...di non esistere.