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CAPPUCCETTO ROSSO, SBOCCIANTE SESSUALITA', LUPO, NONNA, TAGLIALEGNA, FAMIGLIA DI FATTO, EMARGINAZIONE SOCIALE

Post n°6302 pubblicato il 28 Aprile 2012 da psicologiaforense

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SU CAPPUCCETTO ROSSO… MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE

Viveva un tempo, al margine di un grande bosco,  una adolescente chiamata Cappuccetto Rosso. Un bel  giorno sua madre la pregò di portare un pasto dietetico alla nonna che, peraltro, era completamente e orgogliosamente autosufficiente e non aveva certo bisogno delle premure della figlia. Così Cappuccetto Rosso si avviò con la sua borsa portavivande per i boschi. La foresta era una zona malfamata e mal frequentata ma la teenager era molto sicura di sé e confidava nella sua sbocciante sessualità. Strada facendo, fu abbordata da un lupo  il quale le disse: “Sai, mia cara, non è prudente che una  ragazzina se ne vada da sola per questi boschi”. Questa affermazione indignò e offese  Cappuccetto Rosso: “Trovo estremamente offensiva la sua affermazione sessista, ma voglio ignorarla a causa della sua tradizionale condizione di emarginato sociale, situazione stressante che l'ha portata a sviluppare una sua visione particolare, del resto perfettamente valida, del mondo. E adesso, con il suo permesso, devo continuare per la mia strada”. Cappuccetto Rosso proseguì lungo il sentiero principale. Ma, siccome la condizione di emarginato sociale lo aveva affrancato da una pedissequa aderenza al modo di pensare lineare, di stile occidentale, il lupo conosceva una strada più breve per arrivare alla casa della nonna. Vi fece irruzione e si mangiò la nonna, atto non encomiabile ma comprensibile per un carnivoro quale egli era. Quindi, non impastoiato da rigide, stereotipate  nozioni su ciò che fosse maschile o femminile indossò la camicia da notte della nonna e si infilò a letto. Cappuccetto Rosso entrò nella casetta e disse: “Nonna, ti ho portato uno spuntino privo di grassi e senza sodio, in segno di omaggio per la tua funzione di matriarca saggia ed educatrice”. Dal letto, il lupo disse a voce bassa: “Avvicinati, bambina, perchè ti veda meglio”. Rispose Cappuccetto Rosso: “Oh, ho dimenticato che dal punto di vista ottico sei sfavorita quanto un pipistrello. Nonna, che grandi occhi hai!”. “Hanno visto molto e molto perdonato, mia cara”. “Nonna, che grande naso hai”. “Ha annusato molto e molto dimenticato, mia cara”. “Nonna, che grandi denti hai!”. E il lupo: “Sono soddisfatta di essere chi sono e come sono” e artigliò Cappuccetto Rosso con l'intento di divorarsela. Cappuccetto Rosso urlò, non perchè fosse allarmata dall'apparente tendenza del lupo al travestitismo, ma per via dell'indebita invasione del suo spazio personale. Le sue grida furono udite da un taglialegna (o, come preferiva essere chiamato, tecnico della legna da ardere) che passava di lì. Costui piombò nella casetta,  volle intervenire e levò la scure. “Si può sapere che cosa crede di fare?” chiese Cappuccetto Rosso. La persona addetta al taglio della legna sbattè le palpebre e fece per rispondere, ma non le uscì una parola di bocca. “Piombare qua dentro come un neandertaliano, impugnando un'arma per fare chissà che!” esclamò Cappuccetto Rosso. “Sessista! Specista! Come osa supporre che uomini e lupi non siano in grado di risolvere i propri problemi senza l'aiuto di un maschio?”. Udendo l'appassionato discorso di Cappuccetto Rosso, la nonna balzò fuori dalla bocca del lupo, si impadronì della scure del taglialegna  e gli  spiccò la testa dal tronco. Dopo quell'ardua prova, Cappuccetto Rosso, la nonna e il lupo sentirono una certa comunanza di propositi. Decisero pertanto di costituire un gruppo familiare di fatto basato sul reciproco rispetto e sulla cooperazione, e da allora convissero  felici e contenti nel bosco.

 
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