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umorismo e satira

 

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Post n°6477 pubblicato il 22 Giugno 2012 da psicologiaforense

L’Umorismo è «il settimo senso», mettendo nel conto i cinque reali - vista, udito, olfatto, tatto, gusto- e il metaforico «sesto senso» che molti attribuiscono in esclusiva alle donne e ai giocatori d'azzardo......  Dire che cosa sia il settimo senso è arduo così conviene  fare un paragone: si può imparare molto vivisezionando una rana….. ma la rana muore. Con l'umorismo succede la stessa cosa.




UMORISMO APPENA... COLTO

RIDERE È UNA COSA SERIA, FAR RIDERE MOLTO DI PIU'. Si sa che ridendo dai polmoni esce aria a 100 chilometri all'ora, il cuore accelera, la pressione sale, le pupille si dilatano. Rimanendo alla larga dal dottor Freud e dalle neuroscienze, tentiamone una fenomenologia. L'umorismo è veloce. Un paziente si sveglia dopo un intervento chirurgico, vede un uomo vestito di bianco e domanda ansioso: “Professore, com'è andata l'operazione?” “Non sono un chirurgo, sono San Pietro”. L'umorismo è veloce anche quando riguarda la lentezza. Il capoufficio: “Signorina, perchè è arrivata in ritardo?” “Perchè un uomo mi seguiva. Ma camminava così lentamente...”. L'umorismo è incongruo. Lo psichiatra: “Mi scusi, lei ieri mi aveva detto di essere figlio di Giuseppe Mazzini e oggi mi dice di essere figlio di Garibaldi. Come è possibile?” “Madri differenti”. L'umorismo usa luoghi comuni. A una festa: “Amici, apriamo una sottoscrizione per restaurare la nostra chiesa”. Uno scozzese sviene e cinque genovesi lo portano via. Nello stesso filone: bussano al rifugio dove un gruppo di alpinisti è rimasto isolato per una valanga; “Chi è?” “La Croce Rossa” Dall'interno, con accento genovese e con voce stremata: “Abbiamo già dato”. L'umorismo è letterale. Una bambina e un grosso cane sono fermi sul marciapiede. Un passante domanda alla piccola: “Morde il tuo cane?” “No”, risponde la bambina. L'uomo allunga la mano per accarezzare il cane, che gliela dilania. “Ma non avevi detto che il tuo cane non mordeva?” “Sì, ma questo non è il mio cane”. L'umorismo gioca con le parole. “Sai che differenza c'è tra le signore e le signorine?” “No” “Le signore sono impure e le signorine pure”. L'umorismo è cinico. Una signora in lutto incontra un'amica. “Cosa ti è successo?” “È morto mio marito, purtroppo.” “Quanto mi spiace!” “E tuo marito come sta?” “Il mio, facendo le corna, sta bene.” E la vedova: “Anche io facevo le corna a mio marito, ma è morto lo stesso.” L'umorismo è aggressivo. Bernard Shaw mandò a Churchill un biglietto per la prima di una sua  commedia con una nota: “Avrei piacere di vederla tra il pubblico”. Churchill restituì il biglietto con un messaggio: “Mi dispiace di non poter partecipare alla prima. Verrò volentieri a una replica, se ce ne sarà una.” Bernard Shaw gli mandò allora due biglietti per un'altra serata scrivendo: “Avrei piacere che venisse a teatro con un amico, se ne ha uno.”. L'umorismo su se stessi, infine, è il più raffinato, ma è rarissimo, specie tra i potenti. Provate a non ridere quando Berlusconi vi racconta una barzelletta. Molti di questi esempi sono tratti da “Il settimo senso” di Forabosco (Muzzio) e da “Il comportamento spiritoso” di Guglielmo Gulotta, Maria Letizia Musu e lo stesso Forabosco (McGraw-Hill). Senza pretese di completezza, colgono alcuni meccanismi dell'umorismo. Potremmo sintetizzare, in conclusione, che il senso dell'umorismo, come ogni forma di creatività, consiste nella capacità di cambiare punto di vista. Meglio ancora: di rovesciarlo. È il “pensiero laterale”, o “divergente”, teorizzato da Edward De Bono, ma gratuito anzichè finalizzato alla soluzione di un problema. Lasciamoci qui. La rana è morta.

 
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