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LA RIFLESSIONE, LA MALATTIA DEL SECOLO

Post n°7783 pubblicato il 16 Dicembre 2013 da psicologiaforense

SULLA FRONTIERA DELL'AIDS:
32 ANNI DOPO

 32 anni  fa, nel giugno 1981, venne segnalata negli Stati Uniti una strana polmonite assassina: era il primo caso di AIDS, e la nostra vita cominciò a cambiare. Il sesso, da poco liberato dall'imputazione di peccato, diventava peste, morte possibile, malattia probabile; la salvezza, si consigliava, stava nella castità, nella fedeltà, inconcepibili negli edonisti Anni Ottanta. Ignoranza e pregiudizio aggravavano le cose. Era vago il nome della sindrome da immunodeficienza acquisita, AIDS, Sida in francese, Hiv per indicare il virus. Da principio si diceva che fosse il male dei gay, poi si seppe che colpiva tutti. Da principio si pensava che la malattia potesse trasmettersi, oltre che attraverso il sangue, anche con ogni contatto, con i baci: e per convincere che non era così il professor Aiuti volle baciare pubblicamente una ragazza malata. L'AIDS fu considerata all'inizio una malattia sessuale vergognosa, da occultare: poi i primi amici ne morirono in modo straziante; nei reparti di malattie infettive degli ospedali, giacevano abbandonate le mogli contagiate dai mariti; repentinamente morivano, dopo anni di incubazione della malattia, ragazzi che neppure ricordavano più d'essersi fatti di eroina con siringhe infette. Cresceva il panico. Ciascuno esigeva strumenti personali esclusivi dal dentista, dalla manicure, dal parrucchiere. La promiscuità pareva sparita. Il preservativo si trasformava in salvavita, in oggetto di comune uso quotidiano, in prodotto ostentato sul banco delle farmacie, confezionato con grafica moderna e colori allegri: la Chiesa cattolica non rinunciava comunque a condannarlo e proibirlo. Grazie ai fotografi americani, la malattia aveva un'immagine precisa (gli occhi infossati, la faccia smunta, le piaghe, i corpi scheletriti) che faceva piangere. Verso i malati di AIDS si creava un sentimento pietoso, affettuoso. La gente di spettacolo e quella di cuore portava il nastrino rosso della solidarietà. Molti film raccontavano storie sentimentali su amici e amiche perduti. Diversi scienziati si esercitarono nel solito numero «l'AIDS non esiste»; le strutture mediche specifiche, i farmaci «miracolosi» moltiplicantisi davano lavoro e anche profitti a molta gente. Oggi 32 anni dopo si dice che la malattia sia regredita e curabile… La paura è meno visibile, però sempre forte, strisciante. Semplicemente, abbiamo imparato a convivere con il disastro. Come capita con le sigarette: circondati da avvertimenti «chi fuma muore», tanti seguitano a fumare increduli, indifferenti……

 
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