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IL CASO DEL GIORNO, Vicenza, la gara in pronto soccorso tra infermieri e dottori per fare prelievi dolorosi ai pazienti

Post n°8644 pubblicato il 29 Aprile 2016 da psicologiaforense

MALASANITÀ CRIMINALE: SCANDALO A VICENZA


 

Una sfida folle, inquietante, via smartphone, a chi riesce a mettere la cannula più grossa, quella che può essere più dolorosa, nelle vene di pazienti ignari. Vi partecipano due medici e sei infermieri. Lo scenario è il pronto soccorso dell'ospedale di Vicenza. Il primario Vincenzo Riboni scopre la trama, si indigna, individua i responsabili.

Il dg Giovanni Pavesi apre otto procedimenti disciplinari. L'avvocato Laura Tedeschi, capo dell'ufficio legale dell'Ulss, formalizza i capi di accusa, ascolta gli imputati ed emette le sentenze. Due sanzioni e sei archiviazioni. Un medico è punito con la censura scritta. Un infermiere con il rimprovero scritto. Prosciolti l'altro medico, una donna, e gli altri 5 infermieri, 3 donne e 2 uomini. La parola ora passa alla Procura della Repubblica di Vicenza...


LA CRONACA :
Un gioco incredibile e crudele a colpi di smartphone tra le barelle per aggiudicarsi il primato di aver infilato il maggior numero di cannule ai malcapitati pazienti. Lo scenario è il pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, dove due medici e sei infermieri hanno dato vita ad una sfida via whatsapp sulla pelle dei loro assistiti. Tutto è nato in una cena goliardica tra amici per movimentare le giornate in corsia. Il gruppo si dà un nome, 'Gli Amici di Maria', e stabilisce regole precise: a vincere è colui che userà il maggior numero di aghi o cannule. Più queste ultime sono grosse, e dunque dolorose per il malato, maggiore è il punteggio ottenuto. Lo score si segna su un apposito tabellone e ogni punto conquistato viene condiviso in chat con tutti i partecipanti.  La gara diventa di dominio pubblico quando uno dei due medici del reparto, pentito, rivela la bravata al primario, Vincenzo Riboni. Parte immediatamente l'indagine interna e l'apertura di una procedura sanzionatoria interna all'ospedale, che si conclude con due richiami e sei 'assoluzioni'.  Per accertare i fatti, spiega il Direttore Generale dell'Ulss 6 Vicenza Giovanni Pavesi, vengono incrociati date e orari della chat con le cartelle cliniche, per capire se ci siano stati dei comportamenti inappropriati. «Non abbiamo trovato riscontro - racconta -. Ciò nondimeno abbiamo aperto un procedimento disciplinare che si è concluso con rapidità, nei limiti di quelle che sono le prove raccolte. Abbiamo inoltre trasmesso tutta la documentazione agli Ordini Professionali competenti». A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è lo stesso primario. «È stato solo un gioco - afferma - e per fortuna tale è sempre rimasto. Nessuno ha fatto nulla di sbagliato e la salute e il benessere dei pazienti non sono mai stati compromessi». Di sicuro l'immagine del San Bortolo non ne esce bene. «Rimane - ammette Riboni - un giudizio eticamente negativo di quanto è stato fatto, dal momento che simili gare non andrebbero né pensate né tantomeno messe per iscritto».
Meno accomodante il giudizio del Direttore Generale dell'Ulss, Giovanni Pavesi. «È una vicenda di estrema gravità, al di là del fatto che gli episodi siano effettivamente avvenuti o meno - commenta -. Non appena ne siamo venuti a conoscenza ci siamo immediatamente attivati, portando avanti con determinazione una doppia azione». Pavesi afferma che il suo pensiero «va innanzitutto ai cittadini e in particolare a quelli che possono essere stati oggetto della vicenda, ai quali vanno le scuse di tutta l'Azienda». Per ora il Procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri non ha aperto un fascicolo sul caso ma non è escluso che lo faccia da un momento all'altro...

 
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