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« L'ESAME DAVANTI AL GIP,...DELITTI MEREDIT KERCHER ... »

UCCIDERE PER UCCIDERE

Post n°363 pubblicato il 09 Novembre 2007 da psicologiaforense
 

La voglia, anzi la volontà di «provare una qualche nuova sensazione» di Amanda Knox e del suo fidanzato Raffaele Sollecito. Ma non solo. Il desiderio di Patrick Lumumba Diya di avere rapporti «con una ragazza che gli piaceva e lo rifiutava». È questo, secondo il gip di Perugia Claudia Matteini, l'inizio della fine di Meredith Kercher. Il giudice per le indagini preliminari, che ha convalidato i fermi dei tre indagati, delinea dunque i presupposti del delitto di Perugia. Secondo la Matteini, di fronte all'ennesimo rifiuto della studentessa inglese «non si ha la forza di desistere ma si cerca di piegare la volontà della stessa utilizzando un coltello che Sollecito porta sempre con sè».

QUESTO IL PARERE DEL GIP DI PERUGIA. 

In questi ultimi tempi è capitato di analizzare omicidi apparentemente senza un movente preciso "forte", ben definibile. Basta pensare al delitto di Garlasco , alla povera Chiara Poggi e all'odierno, unico indagato: Alberto Stasi.

Quindi UCCIDERE PER UCCIDERE .
André Gide era particolarmente convinto della possibilità di delitti senza un movente, fatti tanto per fare. Nel romanzo  “ Le segrete del vaticano” Lafcadio ( il protagonista), getta dal treno in corso un  uomo col quale stava viaggiando e a lui del tutto scono­sciuto, causandone la morte. «Io non desidero un moti­vo per il delitto, tutto ciò che voglio è una spiegazione del delinquente. Sì.  Intendo portarlo a commettere un delitto gratuitamente, nel desiderio di commettere un delitto proprio senza alcun motivo ... la sua vera ragione per commettere il delitto e semplicemente il commet­terlo senza ragione alcuna ... Non è tanto circa gli eventi che io sono curioso, quanto circa me stesso. Molti uomi­ni si ritengono capaci di qualunque cosa, ma poi si tira­no indietro quando arrivano al punto di farla ... Quale abisso tra l'immaginazione e il fatto!» Dunque la ragio­ne è di provare che un uomo è anche capace di uccide­re. Evidentemente Lafcadio non dà importanza alla vita: «Ho sentito come se avessi potuto stringere al mio cuore l'intera umanità in un unico abbraccio, o strangolarla indifferentemente. La vita umana! Che povera cosa ... ».
E' come se ci fosse un bisogno di uccidere in astrat­to, non questa o quella persona, ma uccidere, semplice­mente.
Raskolnikov di Dostoevskij vuole dimostrare di esse­re un uomo straordinario e dunque di compiere qualco­sa di eccezionale, un delitto. Un gesto di sfida probabil­mente per vincere una percezione della propria preca­rietà e debolezza. Un grande gesto perchè frustrato dal­la sua esistenza comune, routinaria.
L'uccidere per uccidere si verifica quando si uccide per fare ciò che si considera peri­coloso e che pochi fanno, per occupare un tempo di noia, di vuoto, per vedere in faccia la morte. Insomma uc­cidere con lo stesso atteggiamento con cui si butta una sigaretta o un fiammifero spento. Tanto per fare.
Uccidere per provare l'emozione nel farlo.

E' questo il movente per l'orribile assassinio di MEREDITH KERCHER? IL GIP di Perugia ne sembra convinto.
Io no!
  

 
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