Tag CloudCerca in questo BlogCitazioni nei Blog Amici: 791 TagCerca in questo BlogUltimi commentiContatta l'autore
TagTag CloudMenuChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione. Citazioni nei Blog Amici: 791 Cerca in questo Blog |
MEDICINA PSICOSOMATICA. PER MORIRE-VIVENDO.
Post n°424 pubblicato il 14 Dicembre 2007 da psicologiaforense
Tag: arte/soma e psiche, medicina psicosomatica e poesia, psichiatria, PSICOLOGIA, quasimodo, scienza e poesia QUASIMODO POETA DELLE Quasimodo fu poeta della medicina, e fu soprattutto poeta delle malattie psicosomatiche, cioè di quelle malattie che toccano le fibre dello spirito e poi trasmettono i loro danni al corpo, sono le malattie della civiltà, dell'ipereridismo, del solipsismo, delle dissonanze conoscitive, delle frodi, delle competizioni esasperate, della rinuncia ai beni naturali. Per combattere la frode, Quasimodo "predava la solitudine" senza cadere in servitù di alcuno. Voglio qui ripetere le sue espressioni poetiche sui malanni psichici. Quando parla di noia dice: «ginocchia spezzate dalla noia», quando parla di solitudine: «Dio del silenzio, apri la solitudine. Sono un uomo solo, un solo inferno. Fossi io da me stesso scordato» . Quando parla di dolore «dolore cibo quotidiano», «molti uomini mi debbono lacrime di sangue da uomo a uomo», «vita prigione di fatica e di sangue, reliquia patita, cuore bruciato dal patire»; della precarietà della vita e della fuga del tempo: «il cuore vile dell'orologio», «la vita brulica stanca come l'acqua malsana alla foce desolata del fiume»; di scetticismo: «la macchina che stritola i sogni»; di vana attesa: «per tutti coloro che aspettano e non sanno che cosa» . Ma poi, nella sua austerità frutto di rinunce severe e di scarsi bisogni, Quasimodo col suo intelletto che talvolta stendeva una mano di ghiaccio su uomini e cose, guarda verso1'alto e implora: «e dovremmo dunque negarti, dio dei tumori?». Quasimodo, quel ragazzo che fuggì di notte col mantello corto e alcuni versi in tasca, carico della pazienza di tutto il tempo della sua tristezza, sconfitto da domande ancora aperte. Quasimodo che coltivò la poesia come fosse scienza, che ebbe cuore di fuoco e mano di ghiaccio, che porta in sé le tracce di ciò che ha sofferto, «d'altrui pietoso, sol di sè spietato», per gli altri è vissuto e negli altri vivrà perchè la nobiltà del suo verso crea e insegna, educa e dà infinita gioia anche quando esplora con mano violenta 1'uomo e il mondo: “... la mano destra ricominciava ad articolare la volontà di un gesto interno, ma la gamba offesa mostrava di più il suo peso e sembrava d'un marinaio sul ponte in un giorno di tempesta”. “ ... è il rumore della morte nel suo arco continuo, è la mia domanda assoluta che si chiude”.
|
Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49