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L'UNIONE NON FA SEMPRE LA FORZA

Post n°584 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da psicologiaforense
 

1.     I SIMBIOTICI

 

II termine "simbiosi" per descrivere un aspetto del comportamento umano è stato utilizzato per la prima volta dagli psicoanalisti per definire le modalità di legame tra il neonate e la propria madre, nel periodo com­preso tra i 2 e i 6 mesi di vita del bambino. Il bambino non riesce a differenziare se stesso dalla madre, come se fosse lui stesso a rifornirsi di carezze e nutrimento, come se bastasse cercare la mamma con gli occhi perchè questa appaia per magia o come se bastasse rivolgere il volto verso il seno perchè questo si avvicini spontaneamente (seno buono vs. seno cattivo).

QUESTA DESCRIZIONE SI PUÒ UTILIZZARE ANCHE PER ALCUNE FORME DI LEGAME DI COPPIA, DI SOLITO PIUTTOSTO INFELICI, MA ANCHE SOSTANZIALMENTE INDISSOLUBILI.

I simbiotici sono in equilibrio, o meglio, mostrano di essere una coppia senza conflitti, soprattutto senza conflitti dichiarati. Questo tipo di legame si struttura nell'incontro di due persone che trovano nell'altro un'ideale completamento di se stessi, come le due metà di un puzzle (o di una mela). Si crea così una specie fusione di individualità che, anziché da­re luogo ad una coppia, costituisce un CORPO PSICHICO UNICO.
I SIMBIOTICI sono metodici e ripetitivi, non amano le sorprese; sono attaccati alle famiglie di origine. Una relazione di questo genere difficilmente va in crisi. Però abitualmente le difficoltà, i disturbi, le disfunzioni, il disagio di questa coppia viene spostato sulla generazione dei figli.

 

2. I COMBATTENTI CRONICI

 

Questa forma di organizzazione di coppia si manifesta in modo com­pletamente opposto a quella precedente. SI TRATTA DI PARTNER CHE NON RIE­SCONO A FARE A MENO DEL CONFLITTO PER MANTENERE IL LEGAME. Il loro modo preferito (o meglio esclusivo) di entrare in relazione è quello dell'agonismo e la collaborazione è sostituita integralmente dalla competi­zione. Una buona esemplificazione cinematografica di questa organizza­zione di coppia (tenendo conto dell'enfatizzazione scenografica, ecc…) è dato dalla "Guerra dei Roses", in cui il finale tragico rende conto dell'impossibilità ad effettuare il passo di una reale separazione da parte di entrambi.

La comunicazione e le transazioni tra i due membri della coppia seguono le regole dell'escalation simmetrica, ossia di quella modalità simile al gioco d'azzardo, in cui alla mossa di uno segue il rilancio da parte dell'al­tro di una posta più elevata. Di solito le persone che costruiscono questo tipo di legame sono state abituate sin dall'infanzia a gestire nei loro legami primari familiari (con i genitori e con i fratelli) una quota di aggressività molto elevata, dove si univano espressioni di squalifica e disconferma ad una indissolubilità del legame, il tutto all'interno di un'atmosfera fortemente competitiva.

 

3. GLI AMBIVALENTI

Ogni rapporto umano contiene una quota più o meno rilevante di ambi­valenza, o meglio, ogni persona prova dentro di sé sentimenti ambivalenti all'interno di qualsiasi relazione.

Che cosa si intende esattamente per ambivalenza? Si definisce in que­sto modo la contemporanea presenza di sentimenti positivi e meno positi­vi (o francamente negativi) dentro di sé, nei confronti di un’altra persona o anche di se stessi. L'ambivalenza è un inevitabile effetto della realtà dei rapporti umani che comportano necessariamente gratificazioni e delusioni, momenti felici e momenti inquieti. Ma  NON TUTTI  sanno fare i conti con la propria ed altrui ambivalenza.

Cosa succede in una coppia, allora, nel momento in cui i problemi lega­ti all'ambivalenza assumono una dimensione prevalente sugli altri aspetti affettivi della relazione? In questi casi predominano gli aspetti di occulta­mento e minimizzazione dei sentimenti. Ne consegue che quando i partner si trovano ad affrontare momenti in cui entrambi o uno dei due provano sentimenti negativi, le reazioni che scaturiscono possono essere molto attenuate e contenute, nel tentativo di contrastare la temperatura emotiva interna che, al contrario, diventa particolarmente instabile. situazio­ni di disaccordo o di delusione, non venendo affrontate, si susseguono e si accumulano.

E’ evidente quindi la differenza esistente tra questa tipologia di coppia e quella dei "combattenti cronici". In questi ultimi l'aggressività viene rove­sciata addosso al partner, mentre nei primi viene tenuta dentro ben nascosta. Tuttavia anche in questo caso la lotta benché sotterranea può essere in alcuni casi assolutamente distruttiva.

 

4. I FRATELLINI

NELLE COPPIE CHE  RIENTRANO IN QUESTA CATEGORIA SI ASSISTE AD UNA DISTORSIONE DI FONDO DEI RUOLI NELLA COPPIA. Si potrebbe definire, in altri termini, una disfunzione "istituzionale", per intendere, cioè, che questa organizzazione mina alle basi la struttura della coppia come istituzione coniugale.

In questi casi ci si può trovare di fronte ad una coppia del tutto affiatata e che sembrerebbe lontana dalle angustie e dai malumori delle tipologie che abbiamo descritto sinora. Il tono delle loro parole e il linguaggio dei gesti o della mimica esprimono attaccamento reciproco e quando i partner attraversano momenti difficili o di conflittualità interna, le loro reazioni sono caratterizzate da una certa "levità" che allontana dal dramma e dal senso di minaccia di frattura e di separazione. DOMANDA: MA ALLORA, COSA "NON FUNZIONA"? RISPOSTA: I FRATELLINI... SI TRADISCONO.

Possono cioè essere devoti e fedeli circa le regole interne al proprio rap­porto con grande rispetto per le esigenze individuali, ma hanno, nello stes­so tempo, uno scarso senso dell'impegno per quanto riguarda il versante sessuale/sentimentale. La tenuta della coppia, però,  è  a rischio : LA SEPARAZIONE   è sempre in agguato….

 

4.1  I FRATELLINI ABBANDONICI

In questo caso le motivazioni che portano al legame sono di natura traumatica: entrambi i partner hanno vissuto nella propria storia affettiva personale delle vicen­de di trascuratezza e di abbandono vero e proprio e quindi le spinte che conducono al legame sono compensative e riparative nei confronti di una sofferenza pregressa insita nelle relazioni significative.

Allora i due coniu­gi nel loro legame si comportano come due fratellini abbandonati dai ge­nitori che si stringono l'uno all'altro in cerca di protezione e di rassicura­zione. L'affidamento di ciascuno al partner della tutela della propria soli­tudine rende la coppia infelice ma, nel contempo, la mette nell'impossibi­lita di sciogliersi. Per certi aspetti vivono in un rapporto di simbiosi, ma, a differenza della coppia simbiotica descritta precedentemente, questi tendo­no ad organizzare il loro legame in modo molto più indipendente e con­flittuale. I fratellini abbandonici non sono esenti a loro volta dalla reitera­zione del tradimento, che però questa volta crea molto più disagio, in quanto la rottura della relazione è vissuta (almeno nella rappresentazione inconscia) come una minaccia all'equilibrio vitale individuale.

 

5. I COMPLEMENTARI

Si potrebbe ritenere che tutte le coppie siano più o meno formate da due individualità che si completano, ossia che si fanno carico l'uno delle incompiutezze dell'altro, oppure che si assumono l'espressione di quelle parti che al partner non sono congeniali. Ma nel caso della cop­pia complementare per definizione, l'attribuzione dei ruoli all'interno della struttura affettiva e dell'organizzazione della coppia è rigida e attuata in modo tale per cui uno dei membri si trova sempre in posizione di vantaggio, up (cioè "su", "in alto"), mentre l'altro, al contrario riveste un ruolo svantaggiato, in posizione perennemente down (cioè "giù", "in basso"). Questo tipo di coppia si costituisce sulla base dell' incontro di due per­sone che presentano ciascuno una scissione piuttosto netta e profonda nei confronti di un aspetto di se stesso ritenuto indesiderabile, inaccettabile o irraggiungibile, a seconda dei casi. Questa parte di sé viene rimossa, re­pressa, negata e la persona cresce sentendosi sempre più distante da essa.

Paradossalmente una personalità così strutturata avrà la tendenza ad in­contrarsi e ad innamorarsi di un'altra che manifesterà, in modo non neces­sariamente evidente nelle prime fasi della conoscenza reciproca, proprio quella parte, quel ruolo, da cui il soggetto ha sempre cercato di prendere le distanze. COSI’ SI UNIRA’ CON LA SUA PIU’ GRANDE DEBOLEZZA : LA PARTE RIMOSSA DI SE’

 

 

6. I FIGLI PER SEMPRE

In questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione in cui il legame prioritario è spostato dalla coppia alla relazione di ciascun partner nei confronti della famiglia di origine. Ciò significa che  i coniugi non hanno superato la loro posizione affettiva di figli e quin­di non riescono ad investire i propri sentimenti liberamente nel rapporto di coppia. Allo stesso modo, però, i genitori non sono riusciti nel compito di favorire l'emancipazione del figlio e di prendere le distanze allo scopo di permettergli di fare le sue scelte in piena libertà.         

La situazione più frequente che  si verifica nella vita reale è quella  in  cui le due famiglie allargate competono per difendere e fare prevalere il proprio modo di pensare, di amministrare gli affetti, di esternare i senti­menti e le emozioni o di organizzare la vita della giovane coppia.

Esistono situazioni in cui i componenti della coppia (insieme agli even­tuali nipotini) vengono attratti dalle rispettive famiglie di appartenenza con conseguenze notevolmente stressanti. Un'occorrenza che risulta spes­so fonte di disfunzioni anche gravi, soprattutto a carico della prole, si rea­lizza quando una delle due famiglie di origine assume una funzione domi­nante, assorbendo la coppia con un'operazione implicita di adozione del genero o della nuora.

I FIGLI PER SEMPRE, alla fine, vanno inevitabilmente incontro alla dissoluzione dell’unione di coppia o ad una vita “assieme” infelice.

 
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