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« ATTUALITA', FOTO, GIORN...LA FOTO CURIOSA DEL GIORNO »

editoriale, suicidio, nessuno qui ha ricordata la giornata mondiale contro il suicidio con un suo contributo

Post n°2828 pubblicato il 12 Settembre 2009 da psicologiaforense

EDITORIALE

GIORNATA MONDIALE CONTRO IL SUICIDIO.

Identikit di un fenomeno in aumento: in Italia colpisce per lo più al Nord, soprattutto fra i maschi, gli anziani e gli operai

In questo periodo, purtroppo, la cronaca registra numerosi casi di SUICIDIO, che sembrano richiamarsi l'un l'altro. Ciò fa pensare  ad con una vera e propria epidemia, che in qualche periodo sembra assumere forme particolari. Di fronte all'addensarsi di  casi di “autosoppressione”, è lecito chiedersi quanto, anche in questo campo, giochino i processi imitativi; e se certe forme suicide ricorrenti in un determinato periodo rispecchino davvero la realtà, oppure siano enfatizzate dal richiamo dei mass media. Un effetto del progresso? Di qui il giusto scatenarsi di riflessioni e dibattiti, la chiamata in causa degli esperti, l'emergere di tanti interrogativi senza risposta. Ma è proprio vero che i suicidi sono in aumento nella nostra società? Quali i soggetti più colpiti? Indubbiamente il fenomeno è aumentato nel nostro Paese, negli ultimi 15 anni. All'inizio degli Anni 2000 si contavano 6,9 suicidi ogni 100.000 abitanti, mentre oggi essi sono 8,8. Nonostante ciò la situazione del nostro Paese risulta, se così si può dire, meno drammatica che altrove. Questo “mortale malessere” infatti è assai più diffuso in vari Paesi del Centro-Nord Europa che in quelli del Mediterraneo, con l'Italia che si situa sui gradini medio-bassi della scala. I dati più recenti a disposizione ci dicono che il triste primato dei suicidi nella comunità europea è detenuto dalla, seguita dall'Austria, da Danimarca e Francia, da Germania e Svezia e così via; il fenomeno invece risulta più contenuto in Italia e in Spagna, e soprattutto in Grecia. Al di fuori della Cee, anche la ricca e ordinata Svizzera non sembra particolarmente risparmiata dal rifiuto di vivere. La minor voglia di vivere in alcuni Paesi del Nord Europa, e anche dell'area austro-ungarica, rappresenta comunque una costante per quanti hanno analizzato il fenomeno nel lungo periodo, così come i minori rischi di suicidio per chi sta al Sud. Qualcuno al riguardo ha chiamato in causa la “miglior qualità” del sole. Tornando all'Italia, i dati Istat ci consentono di disegnare un identikit di chi si toglie la vita: è perlopiù maschio e abitante del Nord; anziano o di condizione operaia; preferisce farla finita nei mesi precedenti l'estate; soffre di forte solitudine. Queste indicazioni di massima sono ovviamente da approfondire. Attualmente nel Centro-Nord si registra un tasso di suicidio doppio rispetto a quello riscontrabile nel Mezzogiorno, con punte particolarmente elevate in alcune regioni. IL primato negativo spetta alla Liguria, forse per l’altissima presenza di anziani in questa terra; ma il fenomeno appare rilevante anche in una regione - come l'Emilia-Romagna - che sembra pervasa sia dall'attaccamento alla realtà sia dal piacere di vivere e di divertirsi; tassi alti emergono anche in Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli, Umbria. Per contro, i tassi piu' bassi di suicidio si registrano in Puglia, in Campania e nel Lazio. In sintesi, una ipotetica “repubblica del Nord” come si dice proprio OGGI dovrebbe convivere con livelli elevati non soltanto di sviluppo produttivo ma anche di tensione suicida, di cui eclatanti episodi di questi anni sono una spia. Per contro, l'attaccamento alla vita sembra un valore tipico delle popolazioni del Sud, aspetto questo che non può essere considerato come un valore civico di secondo piano.

 
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