CONSIDERAZIONI DELLA NOTTE
I GENITORI TRASPARENTI
C'era una volta un codice non scritto di regole genitoriali. In ciascuna famiglia padre e madre, questa soprattutto, sapevano come insegnare l'educazione ai propri figli che, all'età di sei anni, con bluse e grembiuli d'ordinanza, si presentavano alla Scuola in prima elementare, per gran parte ignari della lingua italiana ma tremebondi dinanzi alla Signora Maestra: che quasi sempre, appunto, era donna, mosche bianche gli uomini che sedevano alla cattedra (non «in» cattedra) e scrivevano sulla lavagna con il gessetto.
Stenti sui concetti e impastoiati nel dire, quei bambini erano cresciuti alla scuola familiare, detta paterna pur se era stato compito quasi sempre delle donne trasmettere loro delle basi comportamentali che ogni casa avrebbe poi adattato per sé. Siccome, urbano o campagnolo fosse stato quel pascolo, all'età della scuola si accompagnava il dovere dell'apprendimento religioso, a frotte bambini e bambine si avviavano alla chiesa per «far dottrina», dove catechisti in abito talare (erano tanti e forse esuberanti, preti e suore) insegnavano il catechismo per accedere alla Prima Comunione e poi e poi... sarebbe toccato alle singole esperienze della vita.
Erano i tempi in cui le età si partivano coscienziosamente: alla puerizia seguiva l'infanzia, quindi la fanciullezza, quindi la preadolescenza dove il prefisso distoglieva il pensiero dai precoci peccati dell'età pubere quando si sarebbe diventati giovinetti ma non ancora giovanotti. Ed essendo guarnite di molte presenze le stanze, in specie la cucina dove si passava, in tanti, un tempo immensamente lento, era giocoforza distribuire insegnamenti alcuni dei quali cervellotici, ma tutti ispirati al pragmatismo, in esso il timore di trascendenti punizioni: oltre a quelle comminate seduta stante in caso di disobbedienti reazioni.
Siamo adesso informati (e ci sono di mezzo quasi tre generazioni) da Eurispes e da Telefono Azzurro che quel modello è sepolto e ognuno di noi già lo sapeva da un bel po'. Sono almeno trent'anni che il rapporto genitori-figli all'interno delle famiglie ma anche all'aperto, en plein air, si è capovolto.
Potendosi dare tutto e da tutti, ora i genitori si sentono e sono nudi, i maestri si son fatti timorosi, i rispettosi ed educati sono ridotti a minoranza, il pudore è un optional in qualsivoglia conversazione pubblica o privata, il turpiloquio è una sfida al desco che dovrebbe coagulare affetti, sentimenti eterni, sorrisi: ma oggi queste cose sono dette ipocrisie. Proibito non tanto dar consigli, che fu sempre tempo perso, ma il semplice esprimere un'opinione.
Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49