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RIFLESSIONI, PENSIERI, OPINIONI, SUGGESTIONI......PER UN NUOVO GIORNO
Post n°3331 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da psicologiaforense
RIFLESSIONE DELLA NOTTE Quando le notti erano lunghe, si tirava tardi bevendo, giocando o chiacchierando. Si capisce, non c'era la televisione e l'assenza di illuminazione pubblica permetteva, nelle notti di bel tempo, di ammirare il cielo stellato La notte, nel Medioevo, era più pericolosa di oggi, il che è tutto dire allora non c’erano vampiri nè zombies; qualche licantropo, questo sì (e ci mancherebbe!!!!), ma più che altro era il diavolo a regnare incontrastato sulla notte. I monaci lo sapevano bene, giacche' si alzavano di notte per pregare, anche nel gelo invernale, cosi' che le loro preghiere tenessero lontano il Nemico. Ma che la gente qualunque vivesse la notte come il regno del demonio, esiterei ad affermarlo: quanti fabliaux, quante novelle del Boccaccio si svolgono di notte, e non risulta mai che i protagonisti abbiano paura del buio piu' di quanta ne abbiamo noi. E del resto molte corporazioni di mestiere avevano il permesso di lavorare di notte quando la domanda era forte e c'era bisogno di sostenere la produzione: anche l'immagine della citta' medievale addormentata sotto il coprifuoco, in cui tutti dormono tranne le guardie della ronda, appartiene forse piu' all'oleografia che alla realta'. E', semmai, sul piano intellettuale che si riscontra una differenza fra la notte del Medioevo e quella d'oggi. Il chierico che contemplava il cielo stellato sapeva che lassu', anche se lui non poteva sentirla, regnava la musica delle Sfere. " E un tempo c'era chi diceva che i bambini sentivano questa melodia quando ridevano nel sonno", annota uno scolastico. La notte, in questo caso, non e' affatto un momento diabolico da esorcizzare, ma piuttosto un'altra prova dell'armonia del cosmo: di qui il sollievo di Dante quando esce dall'Inferno "a riveder le stelle". Anche in questo caso, noi che sulle stelle abbiamo altre idee rischiamo di trovare nello spettacolo del cielo notturno piu' inquietudine e meno serenita' di quanta ne trovasse l'uomo del Medioevo. La notte di Verdon, alla fine, mantiene meno di quel che promette. Capita proprio il contrario col libro di Cantarella, che prende si' le mosse da una notte incombente, quella del 15 agosto dell'anno Mille, in cui a Roma si preparava la processione dell'Assunta, ma parte di qui per una sontuosa evocazione dell'Europa d'allora, spingendosi dal campanile romano di S. Maria in Cosmedin fino ai confini dell'Occidente, attraversando fortezze e monasteri, incontrando papi e imperatori, intellettuali, contadini e cavalieri. Un paesaggio familiare, magari, ma insaporito da quell'aggiornamento storiografico che puo' riservare molte sorprese, e sostenuto da un linguaggio colorito e brillante, quello che una volta sapevano usare solo i francesi.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
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il 06/09/2018 alle 23:51
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il 24/04/2018 alle 10:49