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PSICOLOGIAFORENSE, CRIMINOLOGIA, STORIE CRIMINALI, DELITTI, ITALIA CRIMINALE, DELITTI PER AMORE,

Post n°3365 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da psicologiaforense

STORIE CRIMINALI DIMENTICATE

"MIMMO, IL BANDITO PER AMORE".

IL CRIMINALE  se n'è andò davvero, da Corsico, da tutti quei palazzoni di nebbia, dai 60 metri quadri di arresti domiciliari, e da lei. Per lei, aveva sequestrato una banca intera e un condominio. Aveva preso cocaina, una bomba a mano, una 38 a canna corta, poi tre ostaggi, poi un sacco di botte e una condanna a 12 anni. I giornali lo avevano ribattezzato "MIMMO, IL BANDITO PER AMORE". Solo che poi - Gargano Domenico, 36 anni, riccioli ampi, magliette sgargianti, e sguardo veloce - di quell'amore non sapeva più che farsene e anzi lo detestava, al punto da chiamare il suo amico maresciallo  per dirgli: "Voglio tornare in carcere". In carcere? "Sì piuttosto che continuare a vivere con lei...". Così la faccenda diventerebbe anche comica, anche grottesca, il bandito per amore che dopo cinque mesi di convivenza con l'amata è disposto a tutto, persino al carcere, pur di stare alla larga dal suo disamore. Tutto da tirare via con una risata, se non ci fosse anche la storia di lei, l'amata, Francesca Cipriani, detta Chicca, 33 anni, bionda, due bambini, occhi velati e voce come soffocata, di chi sta per piangere oppure per incazzarsi dura. Chicca che ha mani intrecciate e tutti i capelli spettinati: "No, io non ho rancori... Mi sento a pezzi... Perchè la verità di questa storia è che io sono andata in carcere tutti i giorni e gli portavo cibo e vestiti e anche sorrisi... E quando è uscito gli ho dato la mia casa, la mia vita, i miei due bambini, tutto. La verità di questa storia è anche la mia....". La verità, nelle storie d'amore che vanno in malora, va spaccata in due e poi in quattro e tutti pretendono il loro pezzetto. Finchè poi diventano piccolissime (le storie d'amore) e appuntite, balorde sul serio, e l'unica via d'uscita è scapparsene via. Così Mimmo Gargano avrà le sue ragioni per andarsene (non in carcere), ma nella bambagia di un tale Michele Girolamo, possidente amico suo, una tenuta da 40 mila metri quadrati, una casa in mezzo a tutto quel verde, pur sempre agli arresti domiciliari "ma con la possibilita' di camminare all'aria aperta - come dice Armando Cillario, il suo avvocato - e lavorare, fare manutenzione, occuparsi degli impianti idrici, di quelli elettrici, una specie di custode tuttofare... Guadagnare pure qualcosa... Anzichè rimanere soffocato da quella signora con le sue gelosie, le scenate, tutto quanto". Ma avra' le sue ragioni anche Chicca, quando soffia: "STRONZATE, sono tutte STRONZATE... Io saro' gelosa, si', ma non sono mica matta, non sono l'arpia che vorrebbero farmi sembrare. Lo avevo scelto. Lo volevo sposare. Ho il vestito di la', in camera, e' tutto rosa... No, lui non mi ama piu' e io non ho rancore, non ho proprio niente. Solo che vorrei morire". Morire? In questa storia tutti e due, prima o poi, vogliono o vorrebbero morire. Mimmo – a suo tempo- fece le cose in grande. Chicca lo aveva lasciato, lui aveva perso il lavoro, aveva bisogno di soldi per ricomprarsi i macchinari del capannone, e aveva bisogno d'amore per riprendersi lei. Solo che lei e pure la banca gli dissero di no. Cosi' lui decise di vendicarsi (almeno) della banca. Era l'Agenzia numero 32 della Popolare, zona Rogoredo. Ci entrò, prese il direttore e un paio di impiegati, li tenne sdraiati per 28 ore, mentre si grattava i riccioli con la canna della 38, si riempiva di coca, chiedeva 10 miliardi. I 10 miliardi avrebbe voluto buttarli da un aeroplano sul Duomo di Milano. Gli dissero che i miliardi erano pronti, che l'aeroplano stava arrivando, e alla fine se lo impacchettarono, destinazione San Vittore. Lui ai giudici disse che tutto questo pasticcio lo aveva combinato "per lei, solo per lei". Che non voleva fare male a nessuno, anche se la bomba a mano M 52 di fabbricazione jugoslava che si portava in braccio avrebbe potuto tirare giù la banca e i 10 appartamenti che le stavano sopra. E disse che alla fine della pioggia di bigliettoni sui milanesi, si sarebbe tirato un colpo in testa per finirla lì. Intenerì a tal punto la corte d'assise di Brescia da beccarsi - per una faccenda da triplo ergastolo - una condanna a 12 anni e 7 mesi, con arresti domiciliari immediati  e il pluri fotografato abbraccio con la sua Chicca, che nel frattempo si era intenerita come ai vecchi tempi. I vecchi tempi - estate '96 per l'esattezza - quando lui la conquistò chiedendole se poteva offrirle un caffè  la fece salire in macchina e se la portò davvero al bar, ma a Venezia.
Nessuna laguna in lontananza, neanche per sbaglio, adesso, ma solo il grigio di Corsico intorno e il tinellino dei 60 metri quadri, con Chicca al centro: "Quando mi specchio negli occhi dei miei figli che non hanno nè colpa nè peccato, ma hanno un cuore, so che non potrei morire. Lui vale la morte, mi ha spezzato il cuore, ma loro valgono molto di più. E me lo riaggiusteranno". Meglio così!

 
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