Treviso. Papà disperato: «Mia moglie ha rapito mio figlio, non lo vedo da 3 anni»
Ad agosto “Pavel” (nome di fantasia) compirà cinque anni. Suo padre non lo abbraccia da due anni, fatto salvo un fugace incontro di qualche ora più di dodici mesi fa. Poi il bimbo è sparito, irraggiungibile in Slovacchia, come la madre. E ad Andrea Cavalcanti, di suo figlio, restano un ricordo sempre più lancinante, le foto sul computer e una montagna di atti giudiziari.
La storia, come in molti altri casi, ha un esordio romantico: Andrea, trevigiano di Carbonera, conosce Anna, una ragazza slovacca. I due si sposano in Italia nel 2004 e un anno dopo nasce Pavel. “Pavi” secondo il vezzeggiativo infantile nella lingua materna. Per qualche anno la vita della giovane famiglia scorre serena, poi - e anche questo è un copione già visto - nella coppia qualcosa va in frantumi. La donna, da un giorno all’altro, torna nel paese natale, portando con sé il piccolo. E fa perdere le sue tracce: «A tutt’oggi non so dove siano, né con chi vivano».
Siamo nel febbraio del 2008: comincia una battaglia che si dipana nelle aule di giustizia d’Italia e della repubblica dell’Europa orientale. Il Tribunale di Treviso riconosce al papà l’affidamento esclusivo in via provvisoria del bambino. Mentre è in corso la causa di separazione, in Procura pende anche un procedimento, con rinvio a giudizio, per il reato di sottrazione internazionale di minore a carico della madre. Che nel frattempo presenta a sua volta una controdenuncia.
Gli avvocati del trevigiano (tre al di qua del Danubio, uno al di là) si appellano alla Convenzione dell’Aja e ottengono dalla magistratura slovacca una sentenza di rimpatrio di Pavel, oltre all’ammissione della giurisdizione italiana sul caso. Decisione confermata altre quattro volte in tutti e tre i gradi di giudizio, non ultima la Corte suprema di Bratislava, nel novembre scorso. «Sentenze definitive ed esecutive, finora mai applicate», sospira il padre. Polizia e servizi sociali aspettano direttive precise dai giudici. Nell’impasse legale, intanto, il bimbo resta oltreconfine. Anzi, nonostante molti tentativi, a Treviso da tempo non giunge più alcuna notizia di lui e della madre.
Cavalcanti scrive due lettere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pregandolo di intervenire in prima persona sulla questione; apre un gruppo su Facebook, raccogliendo oltre 1.400 iscritti; i giornali dell’ex repubblica socialista raccontano la vicenda. Si muovono il ministero degli Esteri e quello di Grazia e Giustizia, tramite l’ufficio minori sottratti. Lo stesso ministro Angelino Alfano in un colloquio con il suo omologo slovacco pochi giorni fa - riferiscono - avrebbe affrontato l’argomento. Ma i corridoi della diplomazia si percorrono con passo guardingo. Troppo per un genitore in angoscia: «Il tempo gioca a mio sfavore. Temo trascorrano altri due o tre anni e a quel punto il bambino rischia di venir considerato cittadino slovacco».
Andrea Cavalcanti gioca la carta estrema: mobilitare l’opinione pubblica internazionale. Per non perdere altri compleanni del suo Pavi.
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FONTE: IL GAZZETTINO DI TREVISO
Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
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il 06/09/2018 alle 23:51
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il 24/04/2018 alle 10:49